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Politica
Scuola, "rinnovo del contratto entro il 2024". Parla il ministro. Esclusivo
Giuseppe Valditara

Scuola: dalla riforma all'inserimento dei tutor e degli orientatori alle superiori, dal divario Nord - Sud alla riforma del voto in condotta, dal tema dei bambini e ragazzi con disabilità (DVA) al piano estate nelle scuole. Intervista a tutto campo


"Per quanto riguarda il contratto degli insegnanti, puntiamo a rinnovarlo entro il 2024. Sarebbe il secondo rinnovo nel giro di circa un anno e mezzo che abbiamo realizzato. Rinnovare questo contratto è una delle nostre priorità". Lo afferma in una lunga intervista ad Affaritaliani.it il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che parla anche della riforma scolastica, dell'inserimento dei tutor e degli orientatori alle superiori, del divario Nord - Sud, della riforma del voto in condotta, del tema dei bambini e ragazzi con disabilità (DVA) e del piano estate nelle scuole.

L'INTERVISTA

Ministro Valditara, qual è il bilancio che possiamo fare dell’anno scolastico che si avvia alla conclusione e quali novità sono previste per il prossimo?
"Direi che possiamo definirlo un bilancio più che soddisfacente sotto vari, fondamentali aspetti, che troveranno il loro sviluppo e il loro pieno compimento nel prossimo anno scolastico". 

Quali sono i capitoli più rilevanti?
"Un caposaldo, per la scuola superiore, è la riforma dell’istruzione tecnica e professionale. Dagli istituti è giunta già una risposta importante, che dimostra la straordinaria capacità progettuale e voglia di innovazione della nostra scuola. Dal prossimo settembre sarà inoltre avviato, in via sperimentale, il percorso “4+2”, che prevede 4 anni di scuola superiore a cui agganciare i due anni degli Its: puntiamo ad allineare la nostra filiera della formazione agli standard europei, garantendo ai nostri ragazzi un percorso di formazione di serie A, più connesso con le imprese e con maggiori chance di lavoro".

Una riforma volta a riscattare proprio l’indirizzo scolastico fino a oggi dotato di minore appeal?
"Ereditiamo la scuola gentiliana, che metteva al vertice il liceo classico e poi costruiva una piramide che poneva in secondo piano le materie scientifiche e ancor più la formazione tecnica e professionale. Invece, proprio perché la nostra deve essere una scuola costituzionale, che mette al centro la persona, dobbiamo fare in modo che la formazione tecnica e professionale diventi un canale di Serie A e non una scelta di risulta. Penso a Teofrasto, successore di Aristotele nella direzione del suo liceo. Essendo un grande esperto di botanica e di scienze agrarie, a un istituto agrario non avrebbe di certo lesinato il termine di “liceo”. Dobbiamo, allora, a maggior ragione noi nel Terzo millennio, superare una concezione obsoleta. Ogni scuola deve essere funzionale a esaltare i diversi talenti e le diverse abilità dei giovani. Evviva le differenze, insomma".

Da qualche mese è partito anche il debutto alle superiori di tutor e orientatori. Che ruolo possono avere nella «nuova» scuola?
"Tutor e orientatori sono due figure chiave della personalizzazione della didattica. L’inserimento di queste figure si ispira fortemente ancora una volta all’idea di scuola costituzionale, di personalizzazione dei percorsi. E questo cambiamento persegue non soltanto una didattica in grado di valorizzare i talenti di ciascuno, al di là delle condizioni di partenza, ma anche un migliore orientamento degli studenti nelle loro scelte di studio e di lavoro". 

In questo quadro di mutamenti che cosa porterà agli insegnanti il nuovo contratto?
"Per quanto riguarda il contratto degli insegnanti, puntiamo a rinnovarlo entro il 2024. Sarebbe il secondo rinnovo nel giro di circa un anno e mezzo che abbiamo realizzato. Rinnovare questo contratto è una delle nostre priorità. Al contratto per il personale della scuola, grazie alla manovra, andranno circa 3 miliardi. Gli aumenti medi per i docenti tra lo scorso contratto che abbiamo chiuso a novembre 2022 e il nuovo arriveranno a quasi 300 euro al mese".

Tra le emergenze del pianeta scuola resta il divario Nord - Sud...
"Non a caso, un ulteriore capitolo fondamentale è costituito dall’«Agenda Sud», un investimento complessivo di circa 325 milioni di euro volto a colmare il gap che ancora oggi divide le scuole del Mezzogiorno da quelle del Nord. Non è moralmente né eticamente accettabile che un ragazzo che vive in una parte del nostro Paese meno avvantaggiata abbia minori opportunità formative e minori opportunità lavorative rispetto a chi nasce in territori più fortunati. L’idea di Agenda Sud nasce da una visione strategica: individuare quelle scuole che hanno maggiori difficoltà nel nostro Meridione e nel contempo potenziare la scuola primaria, che sta entrando in criticità. Abbiamo deciso di potenziare l’insegnamento su 2.000 scuole elementari, abbiamo individuato, d’intesa con Invalsi (che ha stilato una serie di indicatori importanti per trovare le scuole situate in aree maggiormente critiche o che hanno risultati di maggiore criticità) 245 scuole sulle quali abbiamo lanciato un intervento in 10 punti. Significa più docenti,  scuole aperte tutto il giorno,  una formazione particolare per i docenti di quelle scuole, supportata da Indire e da Invalsi che quindi andranno sul territorio in aiuto di questi insegnanti. Significa puntare sui laboratori, sullo sport, sul dialogo con le famiglie, significa un investimento importante in azioni sociali e psicologiche per portare i ragazzi a scuola perché in certi territori il problema è ancora questo. Destiniamo complessivamente, tra il Decreto Caivano e gli investimenti Pon e Pnrr, 325 milioni di euro, una cifra molto importante. Si tratta di una visione strategica per intervenire radicalmente su determinate realtà e per aiutare quei ragazzi che vivono in contesti complessi".

Che cosa cambierà con la riforma del voto in condotta?
"E’ un cambiamento che rappresenta, a mio avviso, un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti. A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive, io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti. Ritengo inoltre che, nel caso di atti di bullismo, non solo sia inutile ma anche dannoso tenere il ragazzo lontano da scuola, lasciato a non fare nulla. Sono convinto che l'impegno in attività sociali sia molto più costruttivo, perché lo studente possa analizzare e comprendere i motivi dei propri comportamenti inappropriati. Far parte di una comunità comporta diritti e doveri, tra i quali il rispetto per i docenti, i propri compagni e i beni pubblici. È anche importante che chi abbia aggredito personale della scuola risarcisca la scuola per il danno di immagine che ha contribuito a creare. Per costruire una società realmente democratica, per combattere la violenza, per ridare centralità ai valori fondanti della nostra Costituzione si deve ripartire dalla scuola, ogni giorno in prima linea nell'educazione dei nostri giovani. Noi lo stiamo facendo". 

Come intendete muovervi per garantire ancora una miglior copertura per i bambini e i ragazzi DVA? Che cosa state facendo per gli insegnanti di sostegno?
"L’intervento su questo fronte rappresenta una risposta doverosa alle esigenze degli alunni con disabilità. Le famiglie, se lo riterranno opportuno, potranno chiedere la conferma del docente precario sulla cattedra di sostegno, con il consenso del docente e qualora non sia intervenuta l’assegnazione di un docente di ruolo. Già abbiamo previsto per i docenti di ruolo sul sostegno l'obbligo di permanenza per 3 anni su quella cattedra. L’esigenza è quella di consentire allo studente di beneficiare della continuità didattica, che è presidio fondamentale per la relazione discente-docente e per la qualità degli apprendimenti. Abbiamo inoltre avviato un importante piano che ha permesso di effettuare 13.354 immissioni in ruolo di docenti di sostegno".

E' stato appena lanciato il piano estate.  Ce ne parli...
"Un investimento di 400 milioni che risponde a un obiettivo fondamentale: una scuola che possa essere punto di riferimento per gli studenti e per le famiglie anche d’estate, con sport, attività ricreative, laboratori o attività di potenziamento, ricorrendo a tutte le sinergie possibili con enti locali, associazioni del terzo settore, enti di volontariato. Una scuola, insomma, che sia sempre più un luogo aperto, parte integrante della comunità, capace di realizzare attività di aggregazione e formazione in particolare per quei bambini e ragazzi che, in estate, non possono contare su altre esperienze di arricchimento personale e di crescita a causa delle esigenze lavorative dei genitori o di particolari situazioni familiari".






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