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Economia
Il Petrolio corre e la benzina sale: che cosa c'è dietro al rally dei prezzi
Prezzi benzina luglio 2023

Petrolio, quali le cause del trend rialzista 

I prezzi della benzina che sono in continua crescita, in buona parte dell’Europa, oltre a una diffusa irritazione tra i consumatori rendono spontanea la domanda  del perchè questo accade e perchè il trend del petrolio è praticamente sempre al rialzo? In questo periodo storico pieno di rischi geopolitici e contraddizioni le parole d’ordine sono volatilità e incertezza. Le materie prime in particolare ne sono affette da tempo, da quelle preziose per lo sviluppo tecnologico come litio e gallio, a quelle indispensabili per l’alimentazione come grano e soia. In questo contesto il petrolio non è da meno. 

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Negli ultimi due mesi il suo prezzo è stato volatile ma in ogni caso è aumentato del 10%. Ma quali sono state le cause che hanno prodotto questa tendenza e soprattutto la mantengono? Una parola potrebbe rispondere al tutto: speculazione in grande parte. L’OPEC infatti si è impegnata ha mantenere i tagli alla produzione fino a giugno. La Russia negli ultimi mesi ha dovuto subire diversi attacchi di droni ucraini su alcune dei suoi impianti di raffinazione. Gli Stati Uniti sembrerebbero i meno toccati dalle tensioni geopolitiche ma non sembrano intenzionati a rallentare la tensione sui prezzi petroliferi e la Cina, in linea con la “debolezza”della sua economia ha ridotto l’import di greggio. Realtà diverse ma situazioni economiche uguali per quanto riguarda l’incertezza nel breve medio termine.

Petrolio, tensioni nel Mar Rosso e guerra a Gaza

I veri fattori che mantengono ulteriormente alta l’incertezza sui prezzi del greggio sono le tensioni in Medio Oriente e gli attacchi israeliani a Iran e Siria, nonostante che non siano stati toccati gli impianti di produzione. Senza dimenticare la guerra commerciale sostenuta a colpi di missili che si sta combattendo nello  Stretto di Bab el-Mandeb. Lo Stretto, come si sa, è la porta del Mar Rosso e vale il 10% del trasporto petrolifero mondiale.

Un’altra porta a rischio nel confronto israeliano con l’Iran è lo Stretto di Hormuz che vale ben il 20%. Basterebbero tutte queste considerazioni per comprendere il trend rialzista del petrolio. Ma ad aggiungere caos ad incertezza vi sono le azioni (un po’ confusionarie) di molti paesi per passare alla rinnovabili. Questo passo irrinunciabile porta comunque alla diminuzione degli investimenti sull’oro nero (che potrebbe essere richiesto meno). E il prezzo rimane in tensione.

Tutte queste cause e concause non fanno altro che alimentare volatilità e incertezza. La maggior parte degli analisti ritiene abbastanza possibile, entro la fine 2024, un barile a poco più di 40 dollari a  barile. Fino a quando però non saranno chiari i passaggi e i tempi della parziale sostituzione energetica dal fossile alle rinnovabili (Europa e Stati Uniti ci stanno lavorando), i prezzi dell’oro nero si manterranno alti con buona pace degli automobilisti.

 






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