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Europee, Panza (Lega): "No a maggioranze allargate con Macron o socialisti"
Panza (Lega): "Nessuna alleanza con Macron e i socialisti"

Panza (Lega): "Nessuna maggioranza allargata con Macron o i socialisti"

"Noi partiamo da un punto di certezza e di forza. Non abbiamo votato von der Leyen cinque anni fa e non intendiamo farlo nemmeno questa volta". L'europarlamentare della Lega Alessandro Panza è in corsa nel Nord-Ovest per un secondo mandato a Bruxelles. "L'auspicio è che ci sia un centrodestra unito anche in Europa. Non faremo parte di nessuna maggioranza allargata con i liberali di Macron e ovviamente con i socialisti" spiega Panza in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano, rimandando al mittente i veti sugli alleati del Carroccio come Marine Le Pen: "Rassemblement National è un partito che ha tutte le carte in regola per governare in Francia e in Europa. A Macron che vuole inviare soldati europei in Ucraina preferisco sempre Le Pen".

Panza, su von der Leyen non mancano i malumori anche nel Ppe. 

Basta guardare come è andata la sua visita romana, dove non mi sembra che si siano scaldati tutti per accoglierla. Anche all'interno della stessa Forza Italia mi pare che ci siano sensibilità diverse, così come in tutto il Ppe, e lo abbiamo visto quando è stata ricandidata. Molti degli aventi diritto se ne sono andati proprio per non esplicitare la loro contrarietà, ma penso che il segnale sia arrivato comunque. Non credo che ci sarà un von der Leyen bis, tenderei a darlo abbastanza per certo. 

Nessun rimpianto per avere avuto una pattuglia così folta, dopo il boom del 2019, schierata per cinque anni all'opposizione?

C'è una questione che è quella di mantenere integrità sulle battaglie fatte e da fare. Entrare in una maggioranza vuol dire poi inevitabilmente scendere a compromessi, lo abbiamo visto con Draghi. E ci sono alcuni compromessi che non sono possibili. All'inizio poi c'era anche un 'cordone sanitario' attorno ai parlamentari della Lega a cui non era permesso di fare emendamenti, di fatto esautorando il nostro ruolo anche di opposizione. Noi lavoriamo tema su tema con le nostre impostazioni politiche cercando di portare il risultato migliore per il Paese. Oggi in tanti fanno finta di non aver votato provvedimenti che sono stati dannosi per i cittadini. I fatti ci stanno dando ragione. 

Politicamente, lo vediamo anche dalla candidatura del generale Roberto Vannacci, c'è il tentativo della Lega di andare a prendere dei voti ancora più destra nel campo di Meloni?

Il Dna della Lega è quello di essere il sindacato del territorio, attento a quelle che sono le esigenze delle imprese. E questo non cambia sicuramente per via di alcune scelte che sono tattiche e non strategiche. In un momento come questo è chiaro che bisogna provare un po' a sparigliare le carte senza però rinunciare alle proprie origini e alla propria storia. Stesso discorso per quanto riguarda i nostri obiettivi, che sono quelli di avere un Paese finalmente e nuovamente federale e una maggioranza in Europa che sia meno schiava dell'ideologia green di questi cinque anni. 

Riuscirete a invertire l'approccio sulle politiche green? 

Mi aspetto che si archivi la parentesi ideologica. Pensare che l'Europa da sola salvi il mondo dall'inquinamento è un'utopia che sta portando alla de-industrializzazione del continente con provvedimenti che distruggono le nostre imprese. Gli obiettivi sulla carta possono essere assolutamente condivisibili, ma solo nel momento in cui la sostenibilità è un qualcosa di concreto e le nostre aziende sono performanti. Non mi sembra il massimo della lungimiranza, per esempio, pensare di fare la svolta sulle auto elettriche quando già oggi ci sono porti pieni di macchine elettriche cinesi pronte a esser vendute, andando a distruggere un settore nel quale l'Europa prima era leader mondiale. 

I veti dei vostri alleati su Le Pen rimarranno?

Rassemblement National ha fatto un processo di maturazione ed è un partito che ha tutte la carte in regole per governare in Francia e in Europa. Poi se qualcuno preferisce Macron, che vorrebbe inviare truppe europee in Ucraina, dovrà spiegare le motivazioni ai propri elettori. Sembra che i rappresentanti del Rassemblement National siano de matti che vanno in giro a fare cose bizzarre, quando invece fanno soltanto l'interesse dei francesi. Stando ai sondaggi è anche il primo partito in Francia e credo sia anche necessario rispettare le volontà degli elettori.

Il calo di consensi della Lega è figlio davvero della partecipazione al governo Draghi?

A volte si fanno delle scelte più facilmente spiegabili, altre volte sono più complicate. Però tutte le nostre decisioni sono sempre state prese nell'interesse di salvaguardare quello che per noi è il nostro elettorato e il nostro patrimonio. Durante il governo Draghi, per esempio, quando c'era da rifare il catasto, ci siamo opposti a misure che penalizzavano i proprietari delle prime case. Probabilmente non siamo stati abbastanza bravi a spiegare ai nostri elettori che stare con il Pd era un modo anche per cercare di arginare i danni che avrebbero fatto se fossimo rimasti fuori. La scelta è stata penalizzante dal punto di vista del consenso, specie con chi rimane all’opposizione a dire che ha le soluzioni a tutto...

Non pensa che la svolta di Salvini verso una Lega nazionale alla fine abbia solo riaperto la questione del Nord?

L'apertura nazionale ha permesso alla Lega di avere la forza per portare il Parlamento a votare l'autonomia, un risultato a cui ambiamo da 40 anni. E che, probabilmente, non sarebbe arrivato senza questo allargamento al Sud. Io vivo tutte le vicissitudini nel partito dove ho anche un ruolo federale. Non è semplice mettere d'accordo tutti e questo è evidente. Poi spesso le critiche arrivano, casualmente, il giorno dopo, da parte di chi non ha più la sedia... I consigli e i suggerimenti devono sempre essere ben accetti, ma fare delle battaglie identitarie quando stiamo raggiungendo l'autonomia... Questo è un risultato che va riconosciuto e che rappresenterà l'inizio di una nuova fase e non la fine di un percorso.








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