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Economia
Non ci sarà mai una pace in Ucraina come in Medio Oriente: ecco perché

Il mondo reclama una nuova Jalta! Commento 

Non ci sarà pace in Ucraina come in Medio Oriente fino a quando non si metterà mano ad un "nuovo sistema geopolitico di pace". Il mondo reclama una nuova Jalta! Tra le mille guerre che oggi come ieri insanguinano il mondo, due rappresentano autentici inneschi per un terzo (e chissà se ultimo) conflitto mondiale: la prima va avanti da oltre due anni e la seconda da oltre sei mesi.

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Due conflitti: quello russo-ucraina e quello israelo-palestinese, che sebbene definiti -strumentalmente- imparagonabili, mostrano -invece- molti elementi in comune ma, soprattutto si ergono a vessilli del gigantesco problema che interessa tutte le questioni oggi sul tappetto della geopolitica mondiale: la questione della gestione internazionale della “sicurezza nazionale”.

Se infatti entrambi i conflitti hanno radici nel passato (il duello israelo-palestinese risale al 1947 mentre quello russo-ucraino al 2012) ed entrambi sono scaturiti da attacchi con l’individuazione di un chiaro aggressore ed un altrettanto inequivocabile aggredito; l’elemento veramente unificante risiede nella “paura”, ovvero nella richiesta e ricerca di una sicurezza reale: quella sicurezza che la “guerra fredda” ha garantito per mezzo secolo all’Europa e al mondo.

Chi mantiene un minimo di lealtà ed indipendenza intellettuale riconosce come il conflitto russo-ucraino poteva essere evitato con una più saggia e prudente politica di espansione della NATO (assolutamente impensabile -né possibile- durante la guerra fredda) divenuta, nel tempo, sempre più presenza minacciosa alle porte del confine russo. Per altro verso l’Ucraina, già partner dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) e soggetto aggredito, rivendica -giustamente- il diritto all’autodeterminazione, all’incolumità ed al rispetto dei confini nazionali da qualsiasi azione ostile.

Nel Medio Orientale la musica è la stessa! La pressante richiesta di sicurezza da parte di Israele, motivata dai continui attacchi ed attentati dei guerriglieri di Hamas e dai loro fratelli della Jihad Islamica (per i quali, fra l’altro Israele deve essere distrutta), convive con la giusta richiesta del popolo palestinese ad avere una terra libera e sicura: opzione mai resa possibile sia dalle divisioni intestine al popolo palestinese tra Sunniti e Siiti, che dalle politiche di “sicurezza” -divenute vere e proprie politiche coloniali- messe in atto nei decenni da Israele.

Un groviglio di diritti, rivendicazioni ed irresponsabilità ma soprattutto una richiesta irrefrenabile e corale -purtroppo intonata dalle armi- di sicurezza; di quella sicurezza parte fondamentale anche dell’annosa questione di Taiwan tra Cina e Stati Uniti come della nuova politica di difesa europea. L’idea di procedere con il governo della sicurezza globale con la "tattica della toppa" (del rammendo) appare una scelta miope e fallimentare come testimoniano le raccomandazioni, gli appelli e le missioni della Casa Bianca in Medio Oriente come a Kiev.

L’iniziativa del Presidente Joe Biden verso la Cina al fine di intavolare un dialogo con il Presidente Xi Jinping sull’assetto geopolitico globale, più che l’ultima spiaggia per evitare una clamorosa débâcle elettorale per il candidato DEM, sembra rappresentare la maturata consapevolezza di come il mondo abbia urgente bisogno di una nuova Jalta. Una “Jalta di pace” (stavolta pre-bellica) per evitare ogni possibile tentazione di terza guerra mondiale e dare vita ad un “nuovo sistema geopolitico di pace” a partire dalla rifondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), alla rivisitazione profonda della Nato, al coinvolgimento alltivo nella responsabilità della pace globale dei BRICS che oggi rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione mondiale.






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