Finanza
Le risorse intangibili e la creazione del valore
Diamo inizio oggi a un ciclo di interventi di Andrea Gasperini, responsabile del gruppo di lavoro “Mission Intangibles®” dell’Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari (AIAF).
E’ in arrivo anche in Italia la Direttiva Europea 2014/95/UE relativa alla comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario sulla cui applicazione il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha appena concluso una consultazione pubblica.
Chiediamo ad Andrea Gasperini (AIAF) di fare una prima panoramica delle innovazioni che coinvolgeranno le aziende italiane nei prossimi anni.
“Molte imprese europee , o gruppi di imprese, che costituiscono Enti di Interesse Pubblico di grandi dimensioni aventi in media più di cinquecento dipendenti saranno obbligate ad integrare a partire dal 1 Gennaio 2017 nel Bilancio informazioni di natura ambientale e sociale, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione sia attiva sia passiva e alle politiche di diversità in una parola è richiesta loro una trasparente comunicazione di quelle che sono le risorse e le passività intangibili.
Il tema degli asset intangibili e il loro contributo alla creazione del valore si sta, quindi, imponendo con decisione sempre maggiore ed oggi, valutare una società senza considerare nella corretta prospettiva oltre al Capitale finanziario e quello produttivo anche il Capitale umano, il Capitale strutturale, il Capitale sociale e relazionale nonché il Capitale naturale non è più possibile”
Ma le aziende italiane si sono rese conto di questi cambiamenti?
“Negli ultimi anni molti Consigli di Amministrazione, CFO e responsabili degli Uffici Legali hanno iniziato ad acquisire sempre maggiore consapevolezza che la capacità delle organizzazioni non solo di produrre un profitto, ma di creare anche un valore condiviso con la società nel rispetto dell’ambiente è imputabile, oltre che alla proprietà dei tradizionali capitali tangibili, sia fisici, sia finanziari, all’accesso al patrimonio intangibile che molti investitori considerano un driver di creazione del valore utile anche per il controllo dei rischi e per migliorare nel breve, medio e lungo termine le performance delle aziende”.
Quali sono in pratica le risorse intangibili?
“Per meglio comprendere quali sono le risorse intangibili è necessario ricorrere a un’immagine. Solo fino a pochi anni fa, assimilando una azienda ad un albero, l’immagine della sua parte visibile sopra il terreno rappresentata da un robusto tronco, rigogliose e folte foglie e appetibili frutti era sufficiente per descrivere la sua solidità patrimoniale e le buone capacità reddituali. La parte invisibile rappresentata dalle sue radici che si trovano coperte dalla terra, ossia le risorse intangibili, quasi non veniva considerata.
Oggi tale situazione è completamente mutata in quanto, in seguito alla crisi globale, la parte visibile degli alberi risulta essere spoglia e non più in grado di dimostrare la capacità di crescita e creazione del valore da parte delle aziende e si rende quindi fondamentale, capovolgendo l’immagine dell’albero, focalizzare l’attenzione sulle sue radici attraverso la definizione di un nuovo strumento di reporting aziendale, capace di rappresentare in modo più soddisfacente ed esaustivo le varie dimensioni dei risultati d’impresa, inclusa quella “intangibile”, e di fornire una più ampia piattaforma di informazioni di carattere non finanziario, nella forma di Key Performance Indicators (KPIs) settoriali, volti a offrire indicazioni più pregnanti sui value drivers aziendali e sulle future performance finanziarie e competitive dell’organizzazione.
Molte di queste risorse, spesso invisibili nei tradizionali bilanci di esercizio, devono essere intese come assets identificabili con valenza economica non dotati di fisicità ma controllati dalle aziende”.
Torneremo sull’argomento domani, con l’approfondimento sulle risorse intangibili e come si possano classificare.
Paolo Brambilla