Catastrofi naturali, é l'ora di una protezione civile europea
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
I cambiamenti climatici hanno portato ad un aumento dei fenomeni meteorologici estremi. Violenti nevicate nei mesi invernali, gelate primaverili, nubifragi estivi e incendi mettono a dura prova la capacità di risposta del sistema Italia. Senza contare i terremoti che negli ultimi anni hanno colpito più volte il centro della Penisola provocando numerosi morti.
Il fenomeno non é certo circoscritto all'Italia. Il numero delle catastrofi registrate in un anno nel mondo è quintuplicato nel corso degli ultimi 35 anni, raggiungendo le circa 400 attuali. Le catastrofi registrate in Europa negli ultimi 20 anni hanno ucciso quasi 90 000 persone, colpito più di 29 milioni di individui e provocato perdite economiche per 211 miliardi di euro.
A tutela dei cittadini italiani si é sempre mossa la protezione civile nazionale, ma presto a fianco dello stemma tricolore potrebbe affiancarsi la bandiera europea. "Vogliamo creare un nucleo di protezione civile europea a tutela dei cittadini", spiega ad Affaritaliani.it Elisabetta Gardini, eurodeputata di Forza Italia e relatrice della riforma del meccanismo europeo di protezione civile. "Nel caso in cui un Paese si trovi in difficoltà e non riesca a fare fronte con le sole proprie forze ad una emergenza deve avere la possibilità di chiedere aiuto alla protezione civile europea".
Onorevole Gardini, facciamo un passo indietro. Quand'é che si é iniziato a parlare di una protezione civile europea?
"Il Trattato di Lisbona del 2007 ha gettato le basi giuridiche perché l'Unione europea potesse occuparsi di questa materia. Nel 2011 e nel 2013 sono stata relatrice dei primi due provvedimenti in questo campo, che hanno introdotto un coordinamento delle protezioni civili nazionali".
Di che tipo di coordinamento si tratta?
"In passato quando uno Stato aveva bisogno chiedeva aiuto agli altri Paesi europei che però rispondevano in maniera disorganizzata. Oggi esiste un coordinamento che prende in carico la richiesta dello Stato e c'é già un elenco dei mezzi messi a disposizione dagli altri Stati membri su base volontaria a cui si puó attingere. A Bruxelles esiste poi una sala di coordinamento, attiva 24/24 sette giorni su sette, che é stata creata basandosi sulla Sala Italia della nostra protezione civile".
Se già esiste questo coordinamento perché creare una protezione civile europea?
"Perché ci sono delle situazioni di crisi in cui più Stati membri sono in difficoltà. Con gli incendi boschivi questa estate sono morte più di cento persone nella zona del Mediterraneo e c'é stata una carenza generalizzata di mezzi, ad esempio canadair. Per questo serve che l'Ue si doti di strumenti per supportare in caso di bisogno gli Stati".
Chi gestirà questi mezzi?
"Sarà la Commissione europea a decidere l'allocamento dei mezzi. Ad oggi c'é una squadra di esperti che sta studiando quali mezzi acquistare o acquisire con altre forme, come il leasing".
C'é poi tutto il tema della prevenzione...
"Ogni euro speso in prevenzione fa risparmiare sette euro in caso di calamità, oltre a salvare vite umane. Il tema della prevenzione é fondamentale. Da parte dell'Europa c'é un sostegno agli Stati membri attraverso i Fondi europei che però spesso non siamo in grado di utilizzare. Ma dobbiamo pensare anche a nuovi strumenti finanziari e ad una educazione dei cittadini alla prevenzione".
In Italia abbiamo problemi anche sulla ricostruzione...
"Certamente, perché non abbiamo una governance chiara nel campo della ricostruzione. Mentre sulla risposta alle catastrofi la catena di comando é molto più chiara e capace di intervenire tempestivamente".
Qual é l'opinione dei cittadini sulla creazione di una protezione civile Ue?
"Secondo Eurobarometro l'88% degli intervistati ritiene importante che l'Ue finanzi le attività di aiuto umanitario, mentre il 90% dei rispondenti ha dichiarato che è importante che l’Ue contribuisca a coordinare la risposta ai disastri sul suo territorio tramite il suo ruolo di protezione civile".