Affari Europei

Brexit, ecco perché la Gran Bretagna non lascerà l'Ue

La strategia di Cameron, la debolezza degli euroscettici, la minaccia terroristica e lo spettro del nazionalismo. Sono alcuni dei motivi che spingono la Gran Bretagna a non abbandonare l'Unione Europea. Molti analisti ne sono convinti, alla fine la Brexit non ci sarà. Una delle argomentazioni più valide a questo proposito è quella di Simon Nixon, che sul Wall Street Journal ha elencato una serie di ragioni per le quali Londra e Bruxelles, alla fine, non si separeranno. Anche se con il referendum si corre sempre una buona percentuale di rischio.

CAMERON VUOLE RESTARE NELL'UE - Il primo elemento che può aiutare a scongiurare una Brexit è la volontà di David Cameron. Il primo ministro britannico ha sfruttato l'argomento della riforma dell'Ue in campagna elettorale e non poteva non garantire come promesso la possibilità ai sudditi di Sua Maestà di esprimere il proprio voto sull'argomento Ue sì o Ue no. Ma la sua volontà è un'altra: Cameron vuole ottenere importanti riforme dal negoziato in atto e scongiurare la Brexit. Per quanto il premier sia stato tentato dalla guida della campagna per l’uscita nel tentativo di tenere insieme il suo partito, ha rilasciato troppe dichiarazioni che enfatizzavano l’importanza dell’appartenenza alla Ue per la sicurezza nazionale e la prosperità economica della Gran Bretagna per optare per una simile linea senza danneggiare la propria credibilità.

LA DEBOLEZZA DEGLI EUROSCETTICI - A dare una mano a Cameron e a chi vuole restare in Ue ci sarà anche un indebolimento del fronte politico degli euroscettici. Proprio così, e questo anche e soprattutto grazie alla strategia politica messa in atto dal primo ministro.  Cameron, sottolinea Nixon, si è infatti assicurato il totale sostegno del governo alla propria strategia negoziale, in modo che qualsiasi ministro che intenda sfidare la sua gestione sia costretto a dimettersi. È possibile che un paio di figure marginali possano uscire, ma le personalità di spicco sanno che se sfidassero Cameron e la campagna anti-Eu perdesse, la loro carriera politica giungerebbe al capolinea. In più, anche la campagna anti Ue mostra molti segnali di debolezza. I fautori della Brexit sono infatti divisi in due approcci diversi che non aiutano a dare un'immagine chiara. Le due fazioni non concordano tra loro sul futuro della Gran Bretagna al di fuori dell’Unione Europea, sia che cerchi di mantenere l’adesione al mercato unico, e pertanto continui a essere soggetta alle norme Ue, compreso il diritto dei cittadini dell’Unione di vivere e lavorare in Gran Bretagna. Oppure, in caso contrario, sotto quale forma ridefinire la nuova relazione e come persuadere gli altri 27 Paesi del blocco con diritto di veto a concordare.

MIGRANTI E TERRORISMO - Secondo Nixon, uno dei cavalli di battaglia della campagna pro Brexit, vale a dire quello che riguarda la minaccia del terrorismo e l'emergenza migranti, potrebbe in realtà diventare un boomerang. In effetti le ultime crisi europee e globali dimostrano che i problemi possono essere risolti se si sta tutti insieme e non se si va ognuno per conto suo. Certo, ci vuole una linea comune europea sulla crisi migratoria, sulla minaccia terroristica e sui possibili interventi in Siria e in Libia ma la storia insegna che la soluzione non è andare ognuno per conto proprio.

LO SPETTRO LE PEN - I britannici possono essere autonomisti o anche nazionalisti, ma sicuramente non sono estremisti. E proprio l'ondata di populismo ed euroscetticismo che sembra aver pervaso l'Europa potrebbe essere un freno alla voglia di Brexit. Il compito dei moderati sarà quello di sovrapporre l'ipotesi di uscita dall'Ue con l'immagine delle ali più estreme sorte nei vari paesi dell'Ue, da Orban in Ungheria a, soprattutto, la Le Pen in Francia. Come hanno dimostrato le elezioni regionali francesi, l'unione delle forze moderate di centrodestra e centrosinistra sono ancora in grado di arginare il voto più estremo. E per la Gran Bretagna uscire dall'Unione Europea sarebbe qualcosa di molto estremo.