Affari Europei
Norvegia al voto, petrolio e immigrazione condizionano il voto
I norvegesi sono chiamati a rinnovare il Parlamento. A pesare sono i temi ambientali legati alle estrazioni di petrolio e la gestione dei migranti
La Norvegia, il maggiore produttore di petrolio dell'Europa occidentale e terzo esportatore a livello mondiale, va al voto oggi per rinnovare il Parlamento. Come nel 2013 saranno tre i partiti a giocarsi la vittoria, a cominciare dal Partito Laburista Norvegese di Jonas Gahr Store, di centrosinistra e ispirazione socialdemocratica, il piu' votato alle elezioni del 2013. Un risultato tuttavia insufficiente a garantirsi la possibilita' di governare, per via della coalizione tra i due principali partiti di destra, il Partito Conservatore e il Partito del Progresso. Del primo fa parte l'attuale premier Ema Solberg; il secondo, espressione del populismo di destra, e' guidato da Siv Jensen. Insieme, le due formazioni si erano assicurate 77 degli 85 seggi necessari (lo Storting, il Parlamento monocamerale di Oslo che nel 2009 sostitui' le due assemblee, il Lagting e l'Odelsting, e' formato da 169 deputati eletti con il proporzionale) ad avere la maggioranza in Parlamento. A loro si erano uniti due partiti di centro, il Partito Popolare Cristiano e Venstre, per un totale di 96 seggi. Una situazione rara nel paese scandinavo, dove i laburisti sono tradizionalmente la principale forza politica. Ancora piu' inconsueta sarebbe la rielezione di Solberg: due mandati consecutivi alla destra sono un'eventualita' mai verificatasi nel dopoguerra norvegese.
Avanzano i ocnservaotri, Verdi ago della bilancia
Eppure gli ultimi sondaggi rivelano un sostanziale pareggio: a decidere il voto di lunedi' potrebbero essere i voti dei piccoli partiti, in particolare quelli che raccogliera' il partito ecologista dei Verdi. La formazione, guidata da Rasmus Hansson, supero' il 4% alle elezioni locali del 2015, quando i norvegesi votarono per municipi e contee. Oggi la popolarita' dell'ala ambientalista sembra ulteriormente in crescita: averla dalla propria parte, insieme ai quasi dieci seggi che potrebbe raccogliere, puo' fare la differenza tra vincere e perdere le elezioni. Sebbene si definiscano staccati sia dalla coalizione di destra che da quella di sinistra (tanto da correre in maniera indipendente nel 2013), i Verdi hanno recentemente strizzato l'occhio ai laburisti. "Al loro interno ci sono diverse forze che supportano il superamento della dipendenza dal petrolio verso un futuro green", aveva detto alla radiotelevisione di Stato Hansson, che ha pero' chiarito che lo stop allo "sfruttamento dei giacimenti di petrolio entro 15 anni" e' condizione indispensabile per avere l'appoggio ambientalista: "Non sosterremo un governo che non accetta il nostro ultimatum".
La Norvegia green si fonda sul petrolio
In Norvegia il dibattito sulla possibilita' di interrompere l'estrazione di petrolio riguarda piu' aspetti. A quelli politici si aggiungono le preoccupazioni ambientali ed economiche: circa il 12% del Pil nazionale deriva da questa attivita', ma la direzione verso cui l'economia globale sembra orientata nel prossimo futuro e' quella di ricavare energia da fonti rinnovabili. Una prospettiva che rischia di avere conseguenze su economia e occupazione. Oltretutto la crisi petrolifera del 2014 ha abbassato i prezzi del greggio e quindi i ricavi dell'attivita' in mare. Una situazione che la Norvegia ha affrontato grazie al ricchissimo fondo sovrano, circa 1.000 miliardi di dollari, e a un rilancio di turismo e delle esportazioni di legno e pescato.
Ai norvegesi il petrolio piace
Non tutti pensano che il futuro debba passare attraverso l'abbandono del petrolio: secondo l'economista di Nordea Erik Bruce "la crisi petrolifera e' finita ed e' stata meno costosa del previsto, percio' la conversione puo' senz'altro avvenire piu' lentamente". Anche l'opinione pubblica sembra d'accordo: un sondaggio di fine agosto rivela che il 70% dei norvegesi crede che sia importante conservare questa industria, contro il 16% di persone contrarie.
La Norvegia fa i conti con i migranti
Ma secondo gli analisti uno dei temi principali nella campagna elettorale norvegese (come in quelle dei Paesi piú a sud) riguarda gli immigrati. La Norvegia é infatti tra i primi Paesi in Europa ad accogliere rifugiati politici. Ma ad Oslo, come a Bergen, sono spaventati dal rischio che la cultura norvegese venga diluita. Così come dagli attentati che hanno insanguinato Germania e Francia. Ma é alla Svezia che molti guardano. Il Paese, per molti versi simile alla Norvegia, dopo aver accolto moltissimi migranti, dai Balcani alla Siria fino alla Somalia, ora fa i conti con periferie ingestibili e foreign fighters.