Svezia impantanata nel caos politico. Non si riesce a formare il nuovo governo
A oltre due mesi di distanza dalle elezioni la Svezia non riesce a formare un nuovo governo. Il Paese del modello scandinavo scopre il pantano politico
La Svezia scopre il pantano politico
Che cosa succede al cosiddetto "modello scandinavo"? C'è ancora chi se lo chiede, come se non avesse letto i risultati delle elezioni dello scorso 9 settembre che hanno cambiato profondamente la geografia politica di un Paese che è mutato in maniera drastica negli scorsi anni. Stiamo parlando della Svezia, Paese che ha scoperto dopo decenni di tranquillità il cosiddetto "pantano politico".
La Svezia non riesce a formare un nuovo governo
Già, perché a Stoccolma non si riesce proprio a formare un nuovo governo. I risultati del voto erano stati estremamente frastagliati, ma tutti i tentativi di formare un esecutivo per ora si sono arenati sulle divisioni che si sono create. Negli scorsi giorni il Parlamento ha respinto la nomina del leader conservatore Ulf Kristersson come nuovo premier alla guida di una coalizione di minoranza. I deputati hanno votato in 195 contro Kristersson e 154 a favore. La sua proposta era, appunto, un governo di minoranza che includesse il suo partito dei Moderati e i cristiano-democratici.
Per la prima volta la Svezia nega la fiducia al leader incaricato
È la prima volta nella storia politica moderna del Paese che un candidato proposto dal presidente del Parlamento venga respinto dai deputati del Riksdag. Il presidente del Parlamento, Andreas Norlen, può ancora proporre tre candidature per trovare una soluzione politica prima della convocazione di nuove elezioni. Kristersson, capo dei Moderati, guida l'Alleanza di centro-destra della quale fanno parte anche Centro, Liberali e Cristiano-democratici.
Svezia nel caos, nessuno tratta con Akesson
Entrambi i blocchi hanno faticato a trovare una maggioranza perché si rifiutano di trattare con il partito sovranista Svedesi democratici (SD) di Jimmie Akesson, che si è affermata alle urne come terzo partito con il 17,6%. Akesson, che ha basato le sue fortune su una politica apertamente ostile ai migranti e che, secondo molti, affonda le sue radici nei movimenti xenofobi, resta per ora a guardare ma rischia di passare all'incasso se si dovesse alla fine tornare alle urne.
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