Entrare nel mercato del lavoro, il prossimo passo
Quanti tra i ragazzi che oggi concludono gli studi sono veramente preparati ad affrontare il mercato del lavoro?
Secondo il modello economico contemporaneo, proposto da alcuni atenei, la messa alla prova del giovane con il mercato è una conditio sine qua non. In pratica tra i crediti certificati nel libretto universitario, oggi ormai elettronico, sussistono anche brevi periodi di prova per cimentare lo studente con un'occupazione.
Un passo avanti di grande valore. Solo che ad oggi questa condizione non è garantita da tutti gli istituti universitari. E soprattutto l'idea della prova pone lo studente in una condizione di apprendimento di una futura responsabilità lavorativa, ma spesso senza quel peso di cui dovrà poi rispondere una volta che l'azienda gli dovrà pagare una remunerazione adeguata.
Accade infatti che una volta giunti in azienda e intrapreso un percorso, le incognite della responsabilità acquisita determinino una serie di effetti inattesi. Il primo, il più frequente, è quello di dover gestire la competizione con i colleghi; quindi di confrontarsi con i livelli di fatturato; poi di rispondere di eventuali inadempienze o di eventuali errori nell'esercizio delle incombenze assegnate; c'è poi anche il livello di stress cui si viene chiamati a gestire, quando sui mercati il bradisismo di un'economia incerta produce qualche effetto indesiderato. E infine subentra l'animosità esarcebata dalle condizioni del gruppo, che spesso si traducono in una complicata gestione delle relazioni. Tutto questo può alimentare sfiducia, desistenza, renitenza, fuga dalle proprie responsabilità.
Certo: una volta queste paure si fugavano semplicemente affrontando la responsabilità. Cadendo e rialzandosi. Oggi però non abbiamo studenti provati dalle sfide della scuola, dalla sua severità, dalla sua forza selettiva, da un metodo educativo in cui temperare i più giovani costituiva una solerte modalità pedagogica per istruirli a governare le incongnite dell'esistenza. Oggi avviene semmai il contrario: le incognite prendono il sopravvento sulla fragilità psichica di ragazzi troppo spesso aiutati a non affrontare la paura, il dolore, l'ansia. Da cui vengono puntualmente travolti. Così si alimenta l'idea che l'essere 'fluidi', che lasciar scorrere queste paure senza mai affrontarle, senza confrontarsi con la difficoltà della propria condizione, mutandola ad arte in modo funzionale ad attenuare l'ansia dello spleen, sia una soluzione.
In realtà questa condizione diventa un cappio, una modalità di aleatoria identità in grado di fermare la temporanea crisi di ruolo e competenze cui ciascuno deve rispondere quando si assume un compito da ottemperare. È questa la ragione per cui a GenioNet è nata l'idea di comporre un'aula, poi divenuta un progetto formativo, chiamato Soft Skills Academy. Dove ogni ragazzo possa conoscere e imparare a non temere le istanze che nascono dalla complessità di una relazione professionale e dalle responsabilità che ne seguono per sè, per gli altri, per il mercato.
Condizione di oggettiva necessità che vediamo confermata ogni volta che l'anima oblativa di ogni membro del corso, corre in aiuto di quanti vivono la propria condizione , imparando in questo modo a tessere una rete interiore, una rete etica e valoriale, quindi, in grado di suffragare l'ipotesi che non si è mai abbastanza in compagnia degli altri, fin quando non s'impara a stare bene con sé stessi e a cercare le soluzioni per un'incombenza lavorativa, sapendo dare delle risposte univoche, singolari, individuali. Imparando che senza un Sè forte e consapevole, non si può riuscire nel lavoro, come nella vita
Max Rigano