Relatività, intelligenza artificiale e il metodo Genio
Mentre l'Intelligenza artificiale minaccia il sacro impero della ragione scardinato dalla virulenza dei suoi passi, il mondo come sempre si divide tra innocentisti e colpevolisti. Sarà la fine dell'umanità così come l'abbiamo immaginata fino ad oggi? Davvero siamo nelle condizioni per cui molto presto sarà possibile fare un innesto di un circuito nella mente in grado di condizionarne i comportamenti e dunque il nostro libero arbitrio? E soprattutto modificherà la modalità di apprendere al punto da mettere in una condizione di narcolessia la nostra capacità di critica della realtà, e dunque di comprensione, nel frattempo surrogata dall' intelligenza artificiale?
Com'è sempre stato per ogni passo nella direzione di un'evoluzione umana, sono gli uomini a percepire i mezzi che esso stesso si mette a disposizione, come un nemico che annicchilirà la sua esistenza. In realtà all'interno delle dinamiche dello sviluppo e del progresso vi è sempre una dicotomia che separa la luce dall'oscurità come l'Io dall'Es.
Se dunque è vero che in potenza l'intelligenza artificiale potrebbe potenzialmente minare l'esercizio quotidiano all'apprendimento, laddove venisse avallata un'indolenza sostanziale all'esercizio della curiosità e della conoscenza, è altrettanto vero il contrario: in sede di apprendimento la capacità di poter fare una rapida cernita di quanto serve per potersi dotare dello scibile necessario per sviluppare una ricerca , ad esempio, diventa il portato d'una meravigliosa dote di cui portatore sano resta l'uomo.
Quando è nata Genio in 21 giorni, ha avuto avvio un'irresistibile ascesa a modelli di apprendimento sempre più raffinati e sempre più efficaci grazie all'osservazione e alla computazione degli elementi che partecipano alla conoscenza nella mente di una persona.
E, in modo costante, questi modelli sono stati aggiustati, limati, anelando a qualificare un modello potenziale uniforme e allo stesso tempo soggettivo. Esattamente come nell'intelligenza artificiale, anche il metodo Genio cresce e individua come principio fondante la necessità della soggettività, quale portato di qualunque intelligenza.
Ciò che è universale è particolare e ciò che è particolare è universale, esattamente come una stella nel cielo è visibile per la sua distanza e per il tempo che intercorre perchè quella distanza sia colmata: tale per cui possiamo vedere qualcosa che non esiste più perchè l'accadimento, l'attimo della sua fine e della sua implosione, determinata dal particolare 'tempo' , non è arrivata fino a noi.
Il principio dell'intelligenza artificiale è di governare il caos, quello naturale, altrimenti comunque incontrovertibile. Semmai possiamo cogliere questo processo per avvalerci di uno strumento di comprensione della realtà. Il metodo Genio parte, senza che nei suoi fautori ve ne fosse coscienza, dallo stesso assunto.
Lavorare e modellare qualcosa apparentemente non visibile e apparentemente immodificabile, che invece modificabile lo è se vengono conosciuti i suoi principi primi. Non per dominarli e neppure per controllarli. Per conoscerli.
Così il metodo Genio procede con criterio scientifico ovvero per osservazione della complessità della mente rilevando quali siano le potenzialità di sviluppo nella capacità di apprendere. Migliorando passo passo, nel grande reticolo della socialità.
Nulla fa più paura dell'ignoto fino a quando non si comprende che anche l'ignoto ci appartiene e manifesta un senso. Un vuoto che si colma con il particolare del tempo, che ci restituisce la consapevolezza della conoscenza
Max Rigano