Giornalismo in incognito e principi di lealtà e buona fede
L’aggressione al giornalista de “La Stampa” impone una riflessione sulla libertà dei giornalisti stessi
Militanti di CasaPound
Il caso del giornalista de "La Stampa" Andrea Joly, aggredito la sera di sabato scorso dai militanti di CasaPound presso il circolo “Asso di Bastoni” a Torino ha riacceso la questione del giornalismo sotto copertura, già emersa durante l'inchiesta di Fanpage, resa pubblica circa un mese fa, su Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d'Italia, da cui emergevano nostalgie fasciste e atteggiamenti razzisti verso gli ebrei.
Al di là della violenza di Torino e del razzismo e dell’antisemitismo totalmente condannati dalla classe politica, sia Ignazio La Russa, presidente del Senato, nel caso di Torino, sia Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei ministri, nel caso di Fanpage, hanno sottolineato che i giornalisti non si erano qualificati come tali e che ciò non sia un comportamento corretto.
Due sembrano essere i punti fondamentali di siffatta questione.
1 - Il tipico esempio di giornalismo in incognito che si insegna nelle scuole è quello del giornalista che si finge inserviente per documentare i topi presenti nella cucina di un ospedale, una situazione su cui informare e da denunciare.
La domanda è: inneggiare al fascismo e esprimere atteggiamenti razzisti contro gli ebrei e gli immigrati è una situazione da denunciare? A ciascuno la sua risposta. Certamente la risposta è sì se si condividono le parole della senatrice Liliana Segre a commento dei fatti denunciati da Fanpage: “Dovrò essere cacciata dal mio Paese come già successo una volta?”
2 - Un altro tema fondamentale sono i principi di lealtà e buona fede, due dei capisaldi della deontologia del giornalismo. Letteralmente così prevedono i principi della deontologia professionale (paragonabili ai principi fondamentali della Costituzione, da cui discendono gli articoli… in un certo senso il giornalismo di copertura è secondario rispetto a tali principi), che è parte della legge che regola il giornalismo in Italia: “È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.”
Purtroppo, spesso sono gli stessi giornalisti a fare confusione, si pensi a chi ha rinunciato a essere giornalista – i giornalisti non possono fare pubblicità – ma continuano a essere percepiti come tali dal pubblico. In questo link l’elenco dei giornalisti italiani: https://www.odg.it/albo-unico.