Perché Hamas, Iran e il fanatismo islamico sono come il nazismo
La radice del conflitto in Medio Oriente affonda nel brutale pogrom del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas
Benjamin Netanyahu durante il discorso all'assemblea dell'ONU
Il 7 ottobre 2023, Hamas ha lanciato un attacco su larga scala contro Israele, causando la morte di circa 1.200 persone in un solo giorno, l'attacco più letale subito da Israele dalla sua fondazione. Inoltre, Hamas ha preso circa 250 ostaggi, provocando una massiccia reazione israeliana. Israele ha risposto con intensi bombardamenti su Gaza, causando migliaia di vittime palestinesi. Attacchi sono seguiti anche dal Libano, con Hezbollah che ha lanciato missili verso Israele, e Gerusalemme ha risposto con bombardamenti. A complicare ulteriormente la situazione, ci sono state tensioni con l'Iran, che sostiene Hamas e Hezbollah.
La colpa di Hamas: Israele ha ragione a reagire
L'origine di questo conflitto risiede chiaramente in Hamas, un gruppo terrorista che ha scelto di attaccare brutalmente i civili israeliani, scatenando una reazione comprensibile e legittima da parte di Israele. Come ha dichiarato Benjamin Netanyahu, la minaccia rappresentata dal radicalismo islamico, di cui Hamas è espressione, deve essere eliminata. Non è solo una questione di sicurezza per Israele, ma per l'intero mondo libero. Netanyahu ha affermato che l’Iran, attualmente sostenitore di questi movimenti radicali, un giorno tornerà libero dalla sua dittatura teocratica, contribuendo alla stabilità regionale.
Il radicalismo islamico è come il nazismo
Il fanatismo islamico, rappresentato in particolare da Hamas, Hezbollah e gli Houthi nello Yemen, tutti sostenuti dall'Iran, non si limita a una lotta politica o territoriale: è un’ideologia totalitaria simile a quella nazista. Come il nazismo, il radicalismo islamico odia e perseguita chiunque non rientri nei suoi schemi, soprattutto popoli "diversi" come Israele. Gli ebrei, storicamente perseguitati in quanto minoranza, sono il bersaglio naturale di questi movimenti. Israele è colpevole solo di voler vivere in pace, ma come spesso accade nella storia, chi si distingue per unicità è vittima di attacchi. Non va dimenticato che in molti Paesi arabi, Israele non appare nemmeno sulle cartine geografiche nei libri di scuola. Questo riflette un odio radicato e istituzionalizzato contro lo Stato ebraico, rendendo difficile sperare in una pace duratura finché questa negazione dell'esistenza di Israele persisterà.
La questione della proporzionalità: Pearl Harbor e Obama
Il concetto di proporzionalità, spesso invocato dai critici delle operazioni israeliane, non tiene conto della realtà della guerra. Come ha osservato Barack Obama, "la democrazia si difende anche con la guerra". Gli Stati hanno il diritto di proteggersi in modo energico quando subiscono attacchi devastanti come quello del 7 ottobre. La proporzionalità non può essere misurata solo con i numeri. La reazione degli Stati Uniti all’attacco di Pearl Harbor, che causò 2.400 vittime, portò alla morte di circa 3,5 milioni di giapponesi. Allo stesso modo, gli attacchi dell'11 settembre 2001 provocarono una reazione che ha causò centinaia di migliaia di vittime in Medio Oriente. Inoltre, va ricordato che Hamas utilizza tattiche vigliacche, come l’uso di scudi umani, nascondendo armi e combattenti tra civili, scuole e ospedali, mettendo deliberatamente in pericolo vite innocenti per ottenere protezione e vantaggi politici. È un comportamento codardo, che dimostra la totale mancanza di rispetto per la vita, inclusa quella dei propri concittadini.
La miopia dei giovani occidentali
Uno dei fenomeni più preoccupanti in Occidente, specialmente tra i giovani universitari e in ambienti radicalizzati, è la crescente tendenza a sostenere cause violente e totalitarie. Un esempio recente sono state le manifestazioni violente a Roma di sabato scorso, dove gruppi di Black Bloc, incappucciati, hanno scatenato la loro furia distruttiva. L'ipocrisia di questi movimenti è evidente: professano ideali di libertà e giustizia, ma si nascondono per evitare responsabilità. Nelle democrazie si protesta a viso scoperto. L'Occidente libero ha il dovere di riconoscere questi movimenti per ciò che sono: espressioni di un odio che nulla ha a che vedere con la giustizia, ma piuttosto con una complicità ideologica che supporta regimi totalitari come Hamas e altre dittature islamiche.
Le analogie con Putin e il totalitarismo
Il radicalismo islamico non è l’unica minaccia per le democrazie odierne. Anche Vladimir Putin rappresenta un esempio di autoritarismo aggressivo che minaccia la pace mondiale. La sua invasione dell’Ucraina, iniziata nel febbraio 2022, ha mostrato la stessa logica totalitaria: l'imposizione della propria visione con la forza, senza rispetto per le libertà altrui. Come Hamas e i gruppi radicali islamici, Putin usa la violenza per distruggere chiunque si opponga al suo regime. Le democrazie, come Ucraina e Israele, si trovano a dover combattere per la loro sopravvivenza contro nemici che non rispettano la vita e la libertà.
Un mondo senza nazismo, fanatismo e totalitarismi
Immaginiamo un mondo senza nazismo, fanatismo religioso o regimi totalitari come quelli di Putin, della Corea del Nord, di Cuba o del Nicaragua (discorso a parte andrebbe fatto sulla Cina, ma si può solo dire che anche i cinesi son degni della democrazia). Come fatto con il nazismo, è un dovere sradicare ogni forma di fanatismo e totalitarismo, garantendo un futuro migliore per le prossime generazioni. Democrazia e libertà sono diritti universali da difendere ovunque e contro chiunque tenti di minacciarli.