Xi Jinping punta (sbagliando) sul vassallaggio di Putin

L’economia russa, a rischio default, vale un decimo di quella cinese

L'OPINIONE di Ernesto Vergani
Vladimir Putin, presidente della Federazione russa, e Xi Jinping, segretario del Partito comunista cinese e presidente della Commissione militare centrale e della Repubblica popolare cinese
 
Lo sguardo libero
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Mosca porterà a Pechino più costi che benefici 

La guerra in Ucraina – che ha rivelato tante situazioni: dalla follia di Vladimir Putin al coraggio e all’eroismo degli ucraini alla riscoperta e al ricompattamento delle democrazie occidentali – sta cambiando la geopolitica. Ha spinto gli Usa ha riavvicinarsi all’Europa, rischiando di lasciare spazio alla Cina nell’area del Pacifico. Joe Biden è il primo inquilino della Casa Bianca a partecipare a un Consiglio europeo, a fianco dei capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Ue. 

Pechino, che già prima della guerra era riuscita a peggiorare le relazioni con Giappone e Australia – oltre che con l’India – con l’appoggio di ieri alle Nazioni Unite alla risoluzione russa sugli aiuti umanitari in Ucraina - bocciata dal Consiglio di Sicurezza: hanno votato a favore solo Russia e Cina - entra in un vicolo cieco e si schiera ufficialmente col Cremlino.

Che cosa guadagna il grande Stato comunista del lontano oriente a stare dalla parte della Russia, la cui economia è un decimo della sua, il cui debito è stato ridotto a spazzatura da Standard & Poor’s e Moody’s, il cui Pil crollerà nel 2022, fino al 30% per alcuni istituzioni, spingendo il Paese verso un default quasi certo e con la prospettiva di non poter adire ai piani di salvataggio dell’FMI. Che vantaggio ha la Cina a rinunciare a relazioni positive con la ricca Unione europea e preferire come partner Mosca, che porta più costi che benefici?

Perché Xi Jinping vuole fare di Putin il proprio vassallo? Pechino – oltre probabilmente al fatto che sta banalmente facendo errori in politica estera - sembra essersi dimenticata dell’insegnamento di Deng Xiaoping, il leader che negli anni 80 teorizzò il socialismo con caratteristiche cinesi e introdusse l’economia di mercato di là della grande muraglia: “Non importa che il gatto sia bianco o nero, l'importante è che prenda il topo."