Covid, Bassetti: "Modello asiatico? Il peggiore. Pronti al boom di contagi"

L'intervista di Affaritaliani.it all'infettivologo Matteo Bassetti, convinto che il modello anti-Covid adottato in Asia sia il peggiore per sconfiggere il virus

Di Tiziana Rocca
Matteo Bassetti
Rocca sbrocca
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Covid, l'intervista a Matteo Bassetti: "Basta allarmismo sulle varianti. Vi spiego come evitare un'altra pandemia..."

Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie Infettive dell'università di Genova, comunica sui canali social le sue posizioni riguardo l'andamento del Covid-19, aggiornamenti che spesso, poi, vengono ripresi dai media. In particolare, in una diretta Instagram, ha rilanciato la notizia che ad Hong Kong siano arrivati ad introdurre una sorta di braccialetto elettronico per controllare i contagiati dal virus.

Professor Bassetti quali sono le motivazioni che spingono, a questo punto della pandemia, ad intervenire con queste modalità. Cosa sta succedendo ad Hong Kong?

Ad Hong Kong stanno portando avanti la filosofia dello “Zero Covid”, che è assolutamente inadeguata di fronte ad un virus così contagioso. Per cui il braccialetto elettronico, con cui se esci di casa e sei in isolamento, è come stare in galera: ti fanno multe e ti mettono in prigione per sei mesi, ti minacciano con i mitragliatori. E’ chiaro che questo non è il modo giusto per affrontare un’infezione, non è contrapponendo stato a cittadino, non è vivendo il contagio come una colpa che si può combattere questo virus. Il Covid si combatte in un altro modo, che, ripeto, non è quello dello stigma nei confronti di questo virus come purtroppo sia ad Hong Kong sia in Cina stanno facendo.

Quindi questo atteggiamento di chiusura dello “Zero Covid” che hanno i cinesi è profondamente sbagliato, anche perché oggi può darsi che tu lo possa anche arrivare a limitare con questi mezzi evidentemente liberticidi, ma un domani la Cina o altri paesi si apriranno al mondo, come è giusto che sia, e questo virus tornerà a girare. Il problema non è se il virus gira o no, il problema è se il virus fa male, cioè se causa delle forme gravi che portano le persone a morire o ad andare in rianimazione mettendo in difficoltà il sistema sanitario.

Siamo di fronte ad una nuova forma di limitazione della libertà, in nome del controllo del Coronavirus?

L’atteggiamento di Hong Kong è profondamente sbagliato, anche perché si va a limitare la libertà individuale allo scopo di limitare un virus che è illimitabile: siamo davanti ad una variante così contagiosa che è come voler mettere una barriera di sabbia contro una mareggiata. Le prime due onde magari le ferma, ma dopo non la può fermare più.

Varianti e sottovarianti. Come sfatare i continui allarmismi e convivere con il virus nella quotidianità?

Io credo che si debba finirla di fare allarmismo sulle varianti. Le varianti ci saranno sempre, finché ci sarà il virus che circolerà avremo delle variazioni della struttura del virus, quindi io credo che bisogna convivere nella quotidianità con un virus che varia, sapendo che ad oggi questo virus che ha contagiato e contagia così tante persone , nella realtà persone che stanno male veramente sono pochissime e sono quelle che stavano già male da prima che arrivasse il Covid, come gli immunodepressi, i leucemici, i grandi anziani: per qualunque tipo di altra infezione potevano avere dei problemi e finire in ospedale, come problemi di polmonite o altro. Quindi non è altro che quello che abbiamo sempre fatto prima. Cerchiamo di tornare a fare e a vivere come prima.

Lei ha parlato di un possibile pericolo asiatico. Come fare a preservare la salute e la libertà?

Il pericolo asiatico è evidentemente il pericolo di non sapersi adattare ad un virus che muta, ovvero purtroppo i cinesi hanno questo brutto difetto che è quello di essere poco aperti ai cambiamenti. E’ evidente che se tu ti poni nei confronti del Covid come nel 2022, con la filosofia della riduzione significativa del contagio, che vuol dire abbattere il carico assistenziale, oggi con una variante così contagiosa che, in qualche modo, è quasi dieci volte più contagiosa rispetto al virus iniziale, ti poni in maniera errata. Fondamentalmente quello che mi fa paura è il modello asiatico, il modello del “Covid Zero”, un modello a cui non bisogna tendere. Dobbiamo abbattere in qualche modo, come abbiamo fatto, il rischio di forme gravi grazie ad una possente vaccinazione, cosa che gli asiatici non hanno fatto ma hanno usato dei vaccini che funzionano meno e li hanno utilizzati molto meno di noi, soprattutto nella fascia più a rischio, che è quella anziana. 

Quindi direi che il modello da cui stare più lontano è proprio il modello asiatico, nella gestione di Sars-CoV2. In questo senso credo ci sia un pericolo asiatico, che è più che altro pericolo di una filosofia che mal si adatta, evidentemente, a una variante così contagiosa, ma fortunatamente, grazie alla vaccinazione, meno grave e quindi con un impatto minore su quello che sono le strutture sanitarie e sulle forme gravi. Quindi questa credo sia una cosa molto importante da tenere in considerazione.

Sembra che il picco dei contagi di Omicron, dopo aver toccato quota 100 mila al giorno stia sensibilmente decrescendo in questi giorni proprio come è successo, poco tempo prima, in Portogallo. Che cosa ci dobbiamo aspettare in Italia per settembre?

Per quanto riguarda il picco dei contagi credo che in molte regioni sia stato già raggiunto anche perché noi ormai conviviamo da circa 4-5 settimane con questo problema, basta guardare quello che è successo prima in Sud Africa e in Portogallo, dove sta succedendo esattamente la stessa cosa. Quindi in qualche modo c’è stato un aumento importante dei casi e adesso sta decrementando, il picco è stato probabilmente già raggiunto, quindi credo che andremo a vedere una riduzione significativa nelle prossime settimane.

A settembre dovremo abituarci con questo virus che sale e scende, quindi non c’è assolutamente da stupirsi se a settembre/ottobre vedremo i numeri salire. Se saliranno i numeri dei contagi e contemporaneamente non saliranno le forme gravi, cambiando evidentemente il bollettino, perché oggi noi nel bollettino vediamo quanta gente va in ospedale con il tampone positivo e ciò non ha nessun significato. Noi dovremmo vedere quanta gente va in ospedale con la polmonite. Questa parte purtroppo non è stata ancora cambiata e quindi speriamo per settembre qualcuno la vada a cambiare.

Nel suo ultimo libro “Il mondo è dei microbi. La nostra battaglia contro i nemici invisibili” Lei ha affermato: “in parte il Covid ce lo siamo andati a cercare”. Che cosa vuole dire?

Quando, nel mio libro, dico che il Covid ce lo siamo andati a cercare intendo dire che se i cinesi e molte altre persone del mondo non vivessero nel modo in cui vivono, cioè dove gli animali hanno una commistione con gli uomini – non dimentichiamoci che questa è una zoonosi, che ha fatto il salto di specie – che si sono mangiati un pangolino dopo che hanno frequentato quei mercati dell’umido dove c’è una commistione tra animale e uomo. Probabilmente questo virus all’uomo non sarebbe mai arrivato.

Poi aggiungiamo il fatto che quando è arrivato questo virus che ha dato i primi casi di polmonite, anziché mettere in comunione con il mondo i dati e le esperienze cinesi, questi hanno fatto finta di niente e nascosto i loro dati e quindi evidentemente questo virus è frutto anche dell’egoismo della società moderna, dove ognuno fa quello che vuole e se ne frega della realtà. Bisogna sempre pensare di essere difronte a un mondo che è globale.

Cosa fare per evitare nuove situazioni come questa pandemia?

Io credo che si debba andare nella direzione di avere maggior rispetto del mondo animale, bisogna evitare che ci sia questa commistione animale-uomini, anche un pochino più di educazione civica, un maggior rispetto e una maggiore comunicazione. Credo che questo potrebbe aiutare a evitare che ci possa essere una nuova pandemia.