Inquinamento acustico piaga delle città. La burocrazia? Un carico da novanta

La tecnologia può aiutare ad individuare gli strumenti per difenderci ma serve la volontà politica contro la burocrazia degli interventi

Di Tiziana Rocca
Inquinamento acustico
Rocca sbrocca

Inquinamento acustico piaga delle città. Serve la volontà politica per combattere la burocrazia

Si parla tanto della nocività per la salute delle polveri sottili nell'atmosfera ma poco di quello che, specialmente nelle grandi città, è un problema altrettanto serio e fonte di grande stress e disagio per i cittadini: l'inquinamento acustico. Se per l'ambiente che respiriamo sono state prese decisioni stringenti sia a livello europeo che globale per la riduzioni delle emissioni, fino al punto di eccedere nell'applicazione di scelte poco graduali e senza una visione di sistema rispetto ad un programma di incentivi e di una progettualità che possa favorire certi cambiamenti nella quotidianità dei cittadini, per quanto riguarda l'inquinamento acustico siamo ancora molto indietro sia per l'approccio al problema che per le soluzioni messe in campo.

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Vivo a Roma da molti anni e la città si è trasformata. Il centro oltre ad essere preso d'assalto dal grande flusso dei turisti e un grande caos tra generatori d'energia che di notte recano disturbo al sonno, feste in terrazza e nei condomini come se fossero i locali di una volta ma senza regole che stabiliscono in maniera definita o certa la molestia da inquinamento acustico. Perché tutto diventa relativo. “E' solo a lei che da fastidio”. Cioè il rumore deve essere avvertito da una moltitudine di persone infastidite altrimenti non viene preso in considerazione per intervenire. Dovrebbero piuttosto, mettere multe salatissime per scoraggiare chi intraprende queste iniziative senza permessi. A fronte di un aumento di densità della popolazione e quindi degli schiamazzi, dei rumori molesti, del traffico, dei clacson delle auto, delle autoradio a cannone, fino gli antifurto che rimbombano nella notte, non è stato corrisposto un maggiore controllo e inasprimento delle regole e quindi regna la confusione e il disordine. Il punto è che siamo immersi nei rumori al punto che non ce ne rendiamo conto in quanto assuefatti e rasseganti, fino al momento in cui il fastidio poi non riguarda direttamente la nostra persona.

Ho ricevuto numerose segnalazioni riguardo disagi causati dalle più disparate situazioni di inquinamento acustico che non hanno trovato né una soluzione ma sopratutto un interlocutore a cui fare riferimento per un pronto intervento risolutore. Gente che si ritrova feste improvvisate all'aperto sotto casa (soprattutto ora con la buona stagione) o manifestazioni itineranti nei quartieri, e quindi in centri abitati, con musica altissima provenienti da casse altezza uomo e consolle spaziali neanche stessimo ad un concerto dei Pink Floyd. Che magari hanno permessi concessi per l'esposizione ma che diventa una vera e propria discoteca a cielo aperto con volumi assordanti.

Ma chi controlla il livello dei decibel? Sì perché sopra sopra i 55 decibel “il pericolo per la salute pubblica aumenta e si registrano frequentemente effetti negativi sulla salute tra cui il rischio di un aumento delle malattie cardiovascolari. Secondo uno studio della Harvard Medical School, infatti: “oltre al calo dell’udito, l’esposizione prolungata al rumore può provocare una serie di effetti nocivi per la salute, tra cui irritabilità, disturbi del sonno, effetti a carico del sistema cardiovascolare e metabolico”. Non c'è proprio da sottovalutare l'argomento. Ma se chiami i vigili urbani l'unica cosa che ti dicono è: “dovete scrivere al municipio che ha concesso i permessi che convoca l'Arpa l'agenzia per il controllo e monitoraggio dell'inquinamento acustico”. Il problema quindi, semmai verrà risolto, dopo un iter burocratico poco adeguato ai tempi veloci della società, sarà sempre a posteriori e non sarà mai risolto nel momento del bisogno. Assurdo. E poi, ma chi controlla se i vigili non hanno né gli strumenti né la capacità di valutare ed intervenire? Per il cittadino oltre al danno pure la beffa. Anzi, presa in giro che è pure peggio. Perché come si può pensare di gestire i problemi di inquinamento acustico di una metropoli come Roma in questo modo. Ma ci sono altri rumori molesti che affliggono i cittadini, senza che si riesca a venire a capo. I rumori dei generatori di energia la notte che fanno un un rumore sottile ma affilato che ti entra nel cervello e ti impedisce di dormire. Le campane che suonano alle sette meno un quarto della mattina come se fosse il gallo che dà la sveglia ai contadini in campagna. Insomma, io amo il dolce rintocco delle campane delle chiese ma basterebbe che si usasse un volume più moderato perché non tutti devo alzarsi a quell'ora. La tecnologia potrebbe venirci in aiuto.

Esistono delle app che ognuno può scaricare sul proprio smartphone come il “Fonometro” (per i modelli Andorid) che rileva per l'appunto il valore dei decibel. Perché non autorizzare i vigili ad usare questa app per verificare che non si stia superando il valore massimo consentito di rumore e intervenire immediatamente e in maniera adeguata? Addirittura ho scoperto che Amplifon, azienda leader nella soluzione per la cura dell'udito, ha lanciato un app disponibile sia in Italia ma anche in altri paese europei che si chiama “Listen responsability” dove gli utenti possono rilevare i livelli di rumore nelle varie zone della città e dare vita a una mappa condivisa dell'ecologia acustica. Questa dovrebbe essere la direzione e non l'iter burocratico della rilevazione del rumore a posteriori. A Parigi, per esempio, che è una delle città con più inquinamento acustico in Europa, si sono inventati un autovelox del suono contro i rumori molesti generati dalle auto e dalle moto. Ma il raggio d'azione di questi sensori potrebbe presto allargarsi oltre il settore della mobilità. Progettati con l’idea di regolare il traffico cittadino, gli “autorumox” sono, infatti, in grado di intercettare anche i rumori molesti di un locale notturno, di aereo che vola troppo basso o di un gruppo di operai al lavoro e la sperimentazione è stata, infatti, avviata anche su cantieri, aeroporti e nelle zone della movida.

La lotta contro la burocrazia in Italia dovrebbe perciò coinvolgere anche le dinamiche relative all'inquinamento acustico che noi cittadini subiamo senza strumenti adeguati con cui difenderci. L'attenzione della politica a questo tema diventa centrale anche in ottica di allocazione delle risorse del PNRR come settore della transizione ecologica. Esiste questa occasione, non lasciamocela sfuggire.

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