La tecnologia digitale penalizza gli anziani, che restano soli

Un mondo tecnologico alla portata delle sole nuove generazioni

Di Tiziana Rocca
Rocca sbrocca

La tecnologia digitale penalizza gli anziani

Il digitale offre molteplici opportunità per tutti ma può diventare un grande deficit se non lo sai usare.  E' questo il caso  di ciò che accade alla maggior parte delle persone anziane in Italia, che ormai, da tempo, aumentano a livello numerico sulle nuove generazioni. Parliamo della fascia 65-80 persone che si devono districare in un mondo che non considerano più il loro perché la velocità della tecnologia invece di aiutarli  li relega in uno stato di debolezza. Secondo il rapporto Istat 2023, nonostante l’elevato numero di decessi legati al Covid degli ultimi tre anni (pari a 2 milioni e 150 mila persone), gli over 65 rappresentano quasi un quarto della popolazione totale.

Inoltre, oggi,  con la crisi demografica la famiglia tradizionale di una volta si è molto ristretta e  molti anziani si ritrovano senza neanche l'assistenza dei propri familiari più giovani rimanendo ai margini di un mondo che non riconoscono, non avendo gli strumenti per capirlo, e al quale non si sentono più di appartenere. Un progresso tecnologico che negli ultimi venti anni ha fatto passi da gigante ma più di qualcuno è rimasto indietro. I nostri genitori, i nostri nonni. Ma le scelte, a livello di organizzazione della società, vanno nella direzione di una digitalizzazione di massa. Gli stessi obiettivi di sostenibilità digitale del Pnrr prevedono continui aggiornamenti come quello del portafoglio digitale che dovrebbe sostituire lo Spid, ossia il sistema pubblico d'identità digitale, per carità, utile per snellire la burocrazia ma quasi incomprensibile per chi non ha dimestichezza con il digitale.

I nostri anziani, e nessuno lo fa presente a livello politico, subiscono a livello pratico e anche psicologico questa società digitalizzata. Il boom della tecnologia ha annullato la risorsa saggia dei nostri anziani che ora sono percepiti come un peso per la società la quale li priva, non aiutandoli, a colmare il gap tecnologico generazionale e, di fatto, relegandoli ai margini. Molti di loro non hanno dimestichezza con gli strumenti  e non riescono a percepire chiare le informazioni veicolate. Per esempio, non riescono a districarsi dalle pubblicità ingannevoli, non si fidano dei servizi finanziari on line e preferiscono fare le file agli sportelli delle poste o delle banche per pagare un conto corrente, sempre che quelle banche ancora non abbiano soppiantato il servizio diretto con il cliente, come sta succedendo con la chiusura di molti agenzie che preferiscono risparmiare sullo sportello e attivano il solo servizio digitale. Quanto disagio per chi, per sopraggiunta età, non è in grado districarsi con un computer o uno smartphone. Che poi, quasi neanche ti avvertono. Un giorno c'è la tua banca di fiducia, il giorno dopo vai a prelevare e la tua agenzia la trovi smantellata. 

Sarebbe necessario una comunicazione più semplice e accessibile. Anche coloro che cercano di avvicinarsi e capire quando non riescono a trovare risposte adeguate hanno spesso un rifiuto totale alla tecnologia, con la conseguenza di vivere uno stato di rassegnazione rispetto alle novità dei servizi digitali che li porta a pensare di far parte di un altro mondo, quello di una volta che non c'è più.

Dal punto di vista dei rapporti, gli anziani non capiscono, poi, tutto questo esibizionismo proposto dai social, troppo lontano rispetto alle buone maniere di una volta di presentarsi e proporsi in qualsiasi contesto con rispetto e buon gusto.  Questo aspetto ha ulteriormente ampliato il divario esistenziale  dei rapporti umani tra ragazzi e anziani che ormai sono lontani come due mondi diversi anche con chi,adire il vero, poi non è così attempato. La politica si dovrebbe occupare e considerare in maniera adeguata questa situazione che sta diventando allarmante.

Dovrebbe essere predisposto per ogni servizio digitale un tutor formato appositamente per una comunicazione più chiara possibile e con predisposizione alla pazienza necessaria per aiutare chi è in difficoltà in modo da  evitare che  il divario di incomprensione digitale e marginalizzazione sociale  cresca sempre di più. Non possiamo essere indifferenti a questo disagio sociale in nome del capitalismo tecnologico che avanza in maniera esponenziale da tutti i fronti. Bisogna gestire in maniera graduale le innovazioni in modo che lo sviluppo della società sia  coordinato senza lasciare nessuno indietro. E poi dovremmo tutti domandarci: davvero tutta questa digitalizzazione aiuta la comunità o è un modo per relegare ai margini chi non è più considerato necessario da questo modello di società pseudo avveniristica?

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