Meritocrazia, portali via. Il paradosso tutto italiano di coloro che sono sempre alla ricerca di una poltrona

Potremmo definire “carrierismo da titolo” quel fenomeno obsoleto, ma ben radicato nel sistema socio-economico del nostro Paese

Di Tiziana Rocca
Rocca sbrocca

Meritocrazia, portali via

In Italia molte persone se non hanno una carica considerano la loro vita professionale inutile o finita e sono alla continua ricerca di un incarico che legittimi la loro esistenza. Questi, poi, quando riescono ad ottenere un qualsiasi riconoscimento, attraverso appoggi e rapporti di relazione, cambiano carattere, cambiano look, cambiano modo di essere e si trasformano in altezzosi personaggi senza scrupoli.

Quindi, se avete a che fare con qualcuno che ha un po’ di potere, in qualsiasi ambito, fateci caso e osservate attentamente come si comporta. Meglio ancora se lo conoscevate prima che conquistasse quel titolo o quell’incarico che gli conferisce tale attribuzione perché scoprirete come possono cambiare le persone.

Se tu le conosci quando stanno tra una carica e l’altra quando sono alla ricerca in modo disperato noterai un atteggiamento molto accondiscendente e poi appena trovata la carica cambiano personalità e diventano arroganti e prepotenti e vogliono dettare le loro regole anche ingiuste o addirittura entrano in mezzo alle cose degli altri perché si è sempre alla ricerca di altri incarichi da accumulare.

Il tono della voce, la disponibilità da prima affabile che diventa sufficienza nello sguardo su di voi, il senso di maestosa superiorità sono gli effetti della trasformazione di persone che si sentono personaggi una volta acquisito quello status sociale tutto italiano dell’incarico professionale con titolo la cosiddetta “poltrona”.

Potremmo definire “carrierismo da titolo” quel fenomeno obsoleto, ma ben radicato nel sistema socio-economico del nostro Paese, che vede la continua ricerca di ottenere riconoscimenti, incarichi, intestazioni di ogni genere, spesso senza che siano necessariamente di reale autorità, anzi, talvolta si tratta di minime mansioni, per sentirsi migliori o superiori degli altri.

Con l’ingiustizia che queste cariche, spesso, vengono affidate a persone che non sono all’altezza del ruolo o non hanno proprio le competenze ma poiché siamo immersi in un’economia di relazione e di raccomandazione, l’amico di turno gli conferirà l’incarico e il soggetto in questione lo interpreterà in maniera esagerata. Questo è poi il paradosso: più vige l’assenza di merito e più l’approccio sarà sproporzionato.

Un mix tra provincialismo e insicurezza personale che definisce quei personaggi alla forsennata continua ricerca di un titolo professionale, che una volta acquisito, il più delle volte senza averne merito, sfocia nell’esaltazione di sé. Persone, probabilmente prive di autostima, che hanno come obiettivo di vita il riconoscimento e che una volta ottenuto si trasformano in piccoli tiranni dalle mille arie che non tengono più conto dei rapporti personali precedenti perché loro ormai si sentono destinati all’olimpo degli dei e quindi si relazionano solo con i pochi eletti e tutto quello che c’era prima non conta più.

Ma come ci si deve comportare quando si ha una posizione di potere? Non esiste un vero e proprio galateo se non il buon senso e la buona educazione anche se bisogna sempre sapersi guardare le spalle e cercare di capire chi si ha di fronte, riuscire a usare il sesto senso. Di sicuro, non dovrebbe mai mancare il rispetto per gli altri, vero segno distintivo e di intelligenza ma la distorsione è che la carica acquisita gli dia il diritto di essere diversi da come sarebbero senza perché chi ha una personalità ben strutturata dovrebbe essere coerente anche nel porsi fedele a sé stesso.

Una distorsione che sul lavoro subiscono tutti coloro che cercano di essere efficienti e che mandano avanti il Paese. Tutte le professionalità vere che ogni giorno affrontano nuove sfide ma dato che non hanno una carica vengono considerati non all’altezza. E’ un approccio deprimente perché molte volte proprio chi ha una carica non è detto che sia meritevole, anzi. Il più delle volte l’ha acquisita per un fatto politico e non di merito mentre chi cerca di guadagnarsi le cose sul campo in qualche modo risulta svantaggiato nei confronti di tali personaggi che si sentono dei prescelti.

Questa secondo me è una cosa vecchia che andrebbe superata soprattutto per i giovani che così facendo non hanno spazio. Ci sono giovani di grande talento che sono costretti ad andare all’estero perché in Italia non c’è spazio perché esiste questo target: se sei giovane non hai diritto ad avere una posizione che ha una persona più grande solo perché è un fatto di età che però non può essere discriminatoria.

La conseguenza è sotto i nostri occhi. Secondo il recente rapporto “I giovani e la scelta di trasferirsi all'estero” realizzato dalla Fondazione Nord Est e presentato al Cnel, dal 2011 al 2023 - sono stati 550mila i giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 34 anni a emigrare all'estero. Il rapporto stima inoltre che al capitale umano uscito corrisponda un valore di 134 miliardi, cifra che "potrebbe triplicarsi se si considera la sottovalutazione dei dati ufficiali". Per ogni giovane che arriva in Italia dai Paesi avanzati, rilevano ancora i dati, ci sono otto italiani che vanno all'estero.

In America, assolutamente non è così. Anche se ci sono le gerarchie nelle aziende e ci sono le cariche a vari livelli vige maggiore considerazione della professionalità delle persone che hanno un ruolo al di là della carica. Non c’è questa rigidezza tanto che anche ad alti livelli gli approcci sono meno conformisti e sono considerati tutti per le loro capacità ma soprattutto è sempre il lavoro di team che viene portato avanti rispetto alle individualità. Bisogna iniziare a cambiare rotta nella valutazione di queste situazioni anche perché viviamo nell’era dei social dove l’apparenza regna e crea parecchi disagi soprattutto alle generazioni più giovani.

E allora, da madre e imprenditrice il mio suggerimento per i giovani è questo: se volete essere convincenti la migliore presentazione rimane sempre l’educazione. Poi, cercate sempre di rimanere voi stessi, di essere autentici. E’ perciò essenziale seguire le proprie passioni e, ognuno nel proprio percorso, accettare senza complessi di inferiorità le sfide della vita con coraggio e facendo del vostro meglio. E allora sì, prima o poi il vostro momento arriverà e quello sarà il riconoscimento più importante.

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