Chi è Zemmour: il nuovo leader della destra francese oscura Le Pen (e Macron?)
Figlio di immigrati di origine ebreo-berbera, è famoso per le uscite contro gay, islamici e femministe. Sogna il ritorno al colonialismo... e l'Eliseo!
Chi è Eric Zemmour, il giornalista sovranista che ha scavalcato Marine Le Pen e ora contende la presidenza francese ad Emmanuel Macron
Un po’ Donald Trump, un po’ Enrico Michetti. E un po' anche Beppe Grillo, a dar retta a François Hollande. Tutta la Francia pende dalle labbra di Eric Zemmour, tribuno del popolo in aspettativa dal giornale “Le Figaro” ufficialmente per scrivere il suo nuovo libro, ma quasi certamente pronto a candidarsi per le presidenziali della prossima primavera. Lo si capisce anche dalla pronuncia dell’ente regolatorio dell’informazione francese, che invita a conteggiare le sue presenze in tv come quelle di un politico e non come di un giornalista.
Anche i sondaggi sono molto eloquenti. La conferma della discesa in campo dello scrittore e conduttore di estrema destra metterebbe in seria crisi l’egemonia di Marine Le Pen sull’elettorato sovranista, preparandosi per un ballottaggio con Emmanuel Macron dagli esiti non scontati: al momento si pronostica una vittoria del 55%-45% per il presidente in carica. Un risultato decisamente eclatante per un tipico candidato “della società civile”, che il Rassemblement National ha tentato di cooptare proprio per non fare ombra alla Le Pen, ma sentendosi opporre un secco rifiuto. Zemmour va per la sua strada preparando il battesimo di “Vox Populi”, partito che dovrebbe nascere a fine novembre e che punta a fare scouting sia nel gruppo della Le Pen sia tra i Rèpublicains.
Come si spiega il travolgente successo di Eric Zemmour?
Con un particolare mix tra gli elementi più classici del sovranismo, ma in una veste particolare, dettata dalla sua storia personale. Di origine ebreo-berbera algerina, Zemmour non si è mai risparmiato parole durissime nei confronti degli immigrati e delle minoranze: dagli islamici che “si comportano come colonizzatori” al desiderio di espellere dalle scuole chi difende i diritti LGBT+ (“un’ideologia criminale importata dagli USA”), la nuova icona dell’estrema destra francese invoca un Paese “pulito come un lenzuolo appena uscito dalla lavatrice” con toni ai suoi detrattori rievocano le fasi più agghiaccianti dello scorso secolo.
Anche per questo, i suoi interventi televisivi vengono registrati e controllati accuratamente, allo scopo di evitare problemi legali. Eppure, il suo talk show “Face à l’Info” ha contribuito al suo dirompente successo tanto quanto libri controversi quali “L'uomo maschio” e “Il suicidio francese”. Se nel primo (pubblicato nel 2006) parla apertamente della “castrazione” degli uomini, costretti a “femminilizzarsi” per via della “ideologia gay”, nel secondo (uscito dieci anni dopo) per non sbagliarsi demolisce tutta la generazione sessantottina, i cui eredi avrebbero provocato fenomeni come l’immigrazione di massa e il multiculturalismo, a suo dire responsabili di aver “frantumato l’unità del popolo francese”. Tesi non nuove, appunto, ma curiosamente espresse da chi ha una storia personale che fotografa il tipico melting-pot francese, frutto di quel passato coloniale che dichiara pubblicamente di rimpiangere.
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Chi è Eric Zemmour, il giornalista sovranista che ha scavalcato Marine Le Pen e ora contende la presidenza francese ad Emmanuel Macron
“L’essere umano è molto primitivo. Abbiamo un cervello arcaico, rettile. Dobbiamo tenerne conto. A volerlo negare, creiamo generazioni di impotenti, di omosessuali e di divorziati”. Con esternazioni urticanti come questa, ma anche sposando la causa anti-abortista, Zemmour ha conquistato il favore sia degli elettori sia dell’intellighenzia conservatrice: lo scrittore Michelle Houellebecq lo ha definito “la figura più interessante della contemporaneità tra i cattolici non cristiani”. Condannato più volte per istigazione all’odio razziale, con l’eclatante successo dei suoi programmi viene considerato anche il responsabile culturale di una sorta di imbarbarimento del dibattito pubblico, nel quale i diritti delle donne e delle minoranze sono decisamente fuori moda, anche in una democrazia saldamente fondata sull’illuminismo. Il suo paragone tra il medico nazista Josef Mengele e gli interventi per la transizione sessuale hanno fatto sobbalzare sulla sedia i moderati, creando nel contempo quella confusione ideologica che serve invece a solleticare il pelo agli estremisti di destra, come accade in tutta Europa.
Sarebbe un grave errore prendere sottogamba un candidato che, ancora prima di essere ufficialmente tale, vanta già consensi che spaziano da un minimo del 4% a un possibile 18%. Chissà quanto potranno crescere questi numeri, se davvero a gestire la sua campagna fosse, come si mormora, Patrick Stefanini, storico spin-doctor della destra transalpina. La sua ascesa è stata favorita anche da quello che potrebbe rivelarsi un calcolo sbagliato. Inizialmente, Macron pensava che Zemmour potesse frammentare i rivali alla sua destra, consegnandogli una facile vittoria in nome di quel patto non scritto tra le forze che si riconoscono nei valori democratici e antifascisti.
La sua strada viene da lontano. Nato nel 1958 a Montreuil da genitori immigrati, ha inizialmente tentato di entrare nella scuola dell’élite francese École normale supérieure (Ens) e solo dopo averne trovato le porte chiuse ha scelto la strada del giornalismo. A fine anni ’80 è entrato nella redazione del “Quotidien de Paris” e poi in quella di “Le Figaro”, del quale è tuttora una delle firme più celebri. Ha pubblicato vari libri, tra cui saggi su Jacques Chirac e Edouard Balladur. Sposato da 40 anni con Mylène Chichportich, ha tre figli e un background politica che lo ha portato ad autodefinirsi gollista-bonapartista, ma senza mai recidere il legame con la destra più estrema. Anzi.
È persino arrivato a dire che la Francia di Vichy ha protetto gli ebrei francesi, nonché che alcuni nomi stranieri, come Mohammed, dovrebbero essere vietati. Queste posizioni molto discutibili gli sono valse un sorpasso su Marine Le Pen che è certificato anche dal padre di lei, il famoso Jean-Marie: “Zemmour dice cose che nessun altro ha osato dire, tranne me”, ha detto il leader storico dell’estrema destra francese, in quella che è di fatto un’investitura politica.