Le Giornate di Chiavari con Dante un Viaggio attraverso la lingua italiana

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La Divina Commedia ha aperto le Giornate di Chiavari in piazza Mazzini, uno dei luoghi caratteristici della città dei portici, gli alunni del Comprensivo Chiavari 2 e dell’istituto Comprensivo G.B. della Torre hanno letto alcuni passi delle tre cantiche insieme a Massimiliano Finazzer Flory, direttore artistico del festival organizzato dall’assessorato al turismo del comune di Chiavari, mentre a palazzo della Cittadella è stata inaugurata la mostra "Viaggio attraverso la lingua italiana", con tre edizioni antiche della Divina Commedia del 1492, del 1502 e del 1479, A Palazzo Rocca, l'artista Alice Padovani ha presentato la mostra "Expiring date. Compendio di animali perduti”, un'installazione di arte contemporanea che riflette sull'impatto dell'uomo sulla natura. Il salone nobiliare si è trasformato in un "cimitero di carta" dove sono riportati i nomi di animali ormai scomparsi, dal 1500 ad oggi, accompagnati dalla data ufficiale della loro estinzione. Si è presentata al pubblico così la prima edizione delle Giornate di Chiavari, la nuova rassegna culturale che ha animato Chiavari dal 30 maggio al 2 giugno. Un ricco programma di eventi, tra cui lezioni magistrali, performance musicali, mostre, cinema e yoga. Un’occasione unica per immergersi nella cultura, nell'arte e nella bellezza della città di Chiavari. Il nuovo festival vuole celebrare, e dare luce, alla cultura,  con appuntamenti capaci di riscoprire legami anche attraverso grandi temi di attualità insieme a diversi ospiti che si sono susseguiti in queste giornate, tra cui Vittorio Storaro, Annalisa Minetti, Massimo Recalcati e Dan Peterson. “C’è chi non fa leggere Dante e chi lo vuole ascoltare con l'eternità nel cuore di bambini - dichiara il direttore artistico del festival, Massimiliano Finazzer Flory - Noi siamo tra quelli che si affidano ai suoi versi come preghiera, magia, visioni, perché nessuno può negare la felicità di avere Dante come Padre Nostro di una lingua che non è linguaggio ma esperienza di bellezza. Perché non possiamo non dirci italiani” 

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