AstraZeneca, ok alla seconda dose per chi rifiuta il mix

Ecco perché il Comitato tecnico scientifico (Cts) ha fatto dietrofront

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Coronavirus
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Il via libera al richiamo con vaccino anti-Covid Vaxzevria di AstraZeneca anche negli under 60 che, dopo avere ricevuto la prima dose AZ, rifiutano il mix con un prodotto a mRna, ha ricevuto parere favorevole dal Comitato tecnico scientifico per l'emergenza coronavirus anche perché "vi è da considerare il beneficio derivante dall'annullamento del rischio connesso alla parziale protezione conferita dalla somministrazione di una singola dose di Vaxzevria". Il pericolo, cioè, che il vaccinato in prima dose non si sottoponga alla seconda per evitare lo schema eterologo. E' uno dei punti evidenziati dal Cts, nel parere espresso ieri 18 giugno e allegato alla circolare diffusa sul tema dal ministero della Salute.

Un'altra considerazione del Cts è che "i fenomeni tromboembolici sono meno frequentemente osservati dopo somministrazione della seconda dose" AZ: "Secondo stime provenienti dal Regno Unito - si legge nel parere - sono pari a 1,3 casi per milione, valore che corrisponde a meno di un decimo dei già rari fenomeni osservati dopo la prima dose. Secondo quanto riferito dal direttore generale di Aifa - si ricorda - a oggi, in Italia, non sono stati registrati casi di Vitt dopo la seconda somministrazione di Vaxzevria". 

"Il Cts - recita il parere allegato alla circolare ministeriale - confermando preliminarmente le valutazioni formulate nella seduta dello scorso 11 giugno, fondate sul rapporto benefici/potenziali rischi di trombosi in sedi inusuali associati a trombocitopenia (Vitt), nel contesto di diversi scenari di circolazione virale, condivide all'unanimità" diverse considerazioni. "In ottemperanza a un principio di massima cautela ispirato a prevenire l'insorgenza di fenomeni Vitt in soggetti a rischio basso di sviluppare patologia Covid-19 grave e a un principio di equità che richiede di assicurare a tutti i soggetti pari condizioni nel bilanciamento benefici/rischi", il Cts innanzitutto "conferma la raccomandazione, già espressa in data 11 giugno, all'utilizzo di un vaccino a mRna nei soggetti di età inferiore ai 60 anni".

Tuttavia, al secondo punto del parere, il Comitato tecnico scientifico ricorda appunto che "i fenomeni tromboembolici sono meno frequentemente osservati dopo somministrazione della seconda dose". Terzo, "sulla base delle evidenze disponibili, la protezione conferita da una singola dose (priming) di vaccino Vaxzevria è parziale, venendo assai significativamente incrementata dalla somministrazione di una seconda dose (booster)". E "i rischi connessi alla parziale protezione possono assumere ulteriore pericolosità in contesti epidemiologici caratterizzati da elevata circolazione di varianti quali la variante Delta" o indiana, avverte il Cts.

La quarta considerazione del Cts è che "il vaccino Vaxzevria è approvato dalle agenzie regolatorie europea e italiana (Ema e Aifa) per i soggetti al di sopra dei 18 anni". "Tutto ciò premesso - conclude il Comitato tecnico scientifico nel parere allegato alla circolare del ministero della Salute - qualora un soggetto di età compresa tra i 18 e 59 anni, dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Vaxzevria, pur a fronte di documentata e accurata informazione fornita dal medico vaccinatore o dagli operatori del centro vaccinale sui rischi di Vitt, rifiuti senza possibilità di convincimento il crossing a vaccino a mRna, il Cts ritiene che, nell'ambito delle indicazioni che provengono dalle autorità sanitarie del Paese e dopo acquisizione di adeguato consenso informato, debba essere garantita l'autonomia nelle scelte che riguardano la salute dell'individuo".