AstraZeneca ritirato, "che cosa c'è da sapere per chi ha fatto quel vaccino"

Il professor Giovanni Rezza, professore di Igiene all'università San Raffaele, spiega cosa c'è dietro a questa decisione e le conseguenze

Di Redazione Cronache
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Coronavirus

Vaccino AstraZeneca ritirato, le risposte del professor Rezza sui rischi

AstraZeneca ha deciso di ritirare dal mercato mondiale il suo vaccino anti-Covid, a causa di "un’eccedenza di vaccini aggiornati disponibili". L’Agenzia europea per i medicinali ha emesso un avviso secondo cui il vaccino non è più autorizzato all’uso perché - riporta Il Corriere della Sera - non più aggiornato con le nuove varianti. Sebbene il vaccino sia risultato complessivamente sicuro ed efficace, in casi molto rari (2/3 persone su 100 mila) può provocare un serio effetto collaterale, una trombosi con sindrome trombocitopenica (TTS) caratterizzata da formazione di coaguli di sangue in associazione a un basso numero di piastrine, risultata talvolta fatale.

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Giovanni Rezza, professore di Igiene all’università San Raffaele e capo della Prevenzione al ministero della Salute durante la pandemia, affronta la questione: "Da metà del 2021 in Italia - dice Rezza a Il Corriere - quei vaccini non si usano più. Quindi è un intervento poco significativo dal punto di vista pratico. Nulla cambia sul piano della sicurezza. Chi ha ricevuto una o due dosi di quel vaccino non ha ragione di preoccuparsi. Eventuali reazioni avverse subentrano al massimo entro due, tre settimane dalla somministrazione. Non c’è prova di effetti tardivi. Abbiamo fatto del nostro meglio, attenendoci alle indicazioni degli enti regolatori internazionali e nazionali. Le nostre raccomandazioni non erano svincolate da quanto suggerivano le agenzie sulla base delle nuove evidenze scientifiche. Se è stato un fallimento? "Non del tutto, perché assieme agli altri vaccini ha permesso di rispondere alla pandemia".