Covid, a Natale lockdown per i No Vax. Laboratori e test: Omicron ignorata

Draghi studia un coprifuoco per i non vaccinati per le feste. Ma intanto l'Italia continua a ignorare la variante Omicron: pochissimi test rispetto agli altri

Coronavirus
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Ilaria Capua tranquillizza: "Il Natale sarà come ce lo meritiamo"

"Natale sarà un buon Natale se noi facciamo quello che sappiamo che dobbiamo fare. Non ci sono novità: il virus continua a circolare, il virus si trasmette sempre nello stesso modo e per fortuna adesso abbiamo l'aiuto importantissimo che ci è dato dal vaccino. Se non si riesce ad aumentare il numero di persone che fanno la terza dose, se non si riesce ad avere un bel muro costruito, alto e forte contro sia la variante Delta sia la variante Omicron che prima o poi prenderà piede, è chiaro che il Natale potrà diventare purtroppo una occasione di contagio. Invece noi dobbiamo fare tesoro di quello che abbiamo imparato in questi due anni". Lo ha detto Ilaria Capua, virologa e direttrice One Health Center of Excellence in Florida, ospite su Radio 105.

Ma il governo Draghi studia un lockdown a Natale per i No Vax

Intanto, però, secondo La Stampa il governo Draghi starebbe studiando la possibilità di un lockdown a Natale solo per i No Vax. In particolare, potrebbe essere imposto "dalle 19 alle 24 la notte della Vigilia, dalle 12 alle 16 il giorno di Natale e durante la notte di capodanno. Per ora autorevoli esponenti del governo ed esperti della Salute non smentiscono, segno che l’idea è qualcosa in più di una semplice suggestione. Fermo restando che sul tavolo ci sono anche l’obbligo del tampone rapido anche per gli immunizzati che vogliano partecipare ad eventi con più di cinquemila persone, come i concertoni di fine anno e l’obbligo di mascherina all’aperto in tutta Italia, richiesto già da tempo dai governatori".

Laboratori inutilizzati e niente test: l'Italia ignora Omicron

Non è tutto. Secondo il Messaggero, "l'Italia ha un grosso problema con il sequenziamento. E non solo perché a un anno dall'annuncio della sua istituzione da parte del ministero della Salute il Consorzio Italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione di Sars-CoV-2 è ancora fermo al palo (non sfruttando quindi la capacità dei laboratori della Penisola) ma anche perché sembriamo rifiutare le soluzioni più semplici già adottate da Paesi che si sono dimostrati molto più abili di noi, come Regno Unito e Danimarca. Ad esempio il ricorso ad un'analisi dei tamponi (uguali a molti di quelli già utilizzati oggi in Italia) che è in grado di individuare senza ulteriori complicazioni la presenza della mutazione".

Continua il Messaggero: "Un dato inattaccabile se non fosse che, appunto, sia la Danimarca che il Regno Unito cercano le mutazioni molto più di noi. Negli ultimi 30 giorni hanno infatti sequenziato e comunicato alla piattaforma per la condivisione dei dati genomici (Gisaid) rispettivamente il 24,7% e il 12,5% dei tamponi totali. L'Italia? Poco più dell'1%. Molto meno del 5% raccomandato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). È improbabile quindi che quello 0,2% di casi Omicron italiani sia una stima reale. Basti pensare che ieri, una città come Madrid, ha fatto sapere di avere già registrato una prevalenza al 60%.