Covid, Omicron? "Minori effetti gravi. Gli studi fanno ben sperare"
Covid e Omicron, parla il virologo Fabrizio Pregliasco
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Vaccini, "quarta dose ipotizzabile per anziani e categorie fragili"
"E' da valutare nel prossimo futuro, anche e soprattutto in base all'andamento dell'epidemia". Con queste parole il virologo Fabrizio Pregliasco, membro del Cts della Lombardia e direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi di Milano, risponde alla domanda di Affaritaliani.it se ci sarà anche una quarta dose di vaccino anti-Covid. "Il virus si muove con onde che si susseguono come quelle di un sasso nello stagno, ci sono onde importanti e altre che vanno a ridursi. L'onda originale sarebbe meno importante se ci fossero le varianti. Fatta questa premessa, è possibile che l'eventuale quarta dose non sia più universale ma targettizzata, come la vaccinazione anti-influenzale, per le persone più fragili, anziane ed esposte".
"Potrebbe essere gratuita solo per la fasce a rischio. Quanto ai tempi è impossibile dirlo oggi perché non sappiamo l'effetto della terza dose, anche se la sua efficacia dovrebbe garantire una protezione a lungo termine. Le prime due dosi hanno dato un imprinting, la terza, che viene chiamata appunto booster, serve per rafforzare la protezione anche nel tempo".
Quanto alla nuova variante Omicron, Pregliasco afferma: "Abbiamo ancora bisogno di una settimana per ultimare le analisi e gli studi, ma dalle informazioni che abbiamo oggi sembra più contagiosa ma con una casistica clinica meno importante. Ciò vuol dire che il virus si sta adattando meglio all'ospite con minori effetti in termini di possibili gravi conseguenze e di mortalità. Non ci sono conferme sul fatto che la variante Omicron schivi i vaccini e con tre dose l'efficacia dovrebbe essere garantita.
"Finora sono state fatte analisi al computer con valutazioni eseguite confrontando le sequenze. Emerge che la variante Omicron modifica soltanto l'S1 dello spike (una sorta di uncino del virus), quindi cambia la capacità di contagiosità. Ma l'S2, che riguarda la patogenicità quindi la pericolosità, non viene modificato e questo fa ben pensare. In uno studio ancora non validato dei ricercatori hanno evidenziato inserimenti di pezzi di rinovirus determinati da una coinfezione in un soggetto. Queste modifiche inserite nel genoma potrebbero portare a un miglioramento e a una riduzione patogenicità del virus del Covid", conclude.