Danni dopo i vaccini, il pressing sui pm di Speranza: "Non sequestrate"

Il caso di un militare morto trattato con Astrazeneca. Il dialogo con i giudici dell'ex ministro e di Magrini (Aifa) per non interrompere la somministrazione

Di Redazione Cronache
Coronavirus

Speranza-Magrini, i colloqui con i pm per non fermare i vaccini. L'interrogatorio dell'ex ministro

Continua a tenere banco la vicenda legata al Coronavirus e ai presunti effetti avversi dei vaccini. Ora spuntano le carte dell'inchiesta che ha coinvolto Roberto Speranza presso il tribunale dei ministri di Roma. È noto che il procedimento si sia concluso con l’archiviazione. Per nulla noti sono i dettagli di questa archiviazione. Speranza - riporta La Verità - è stato sentito dai giudici, i quali gli hanno posto alcune domande anche sulla vicenda del sequestro di Astrazeneca. Riporta la Verità che, nonostante la morte di un militare vaccinato con Astrazeneca (ma la cui correlazione non fu mai accertata) il ministro Speranza e il capo dell’Aifa scelsero di tirare dritto con la somministrazione dei vaccini. Un caso bioetico: meglio tenere ancora ferma l’Italia in attesa di ulteriori accertamenti che avrebbero richiesto anni o più saggio andare avanti, assumendosi dei rischi pur di far ripartire il Paese fermo e fiaccato da mesi di lockdown?.

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A un certo punto, il presidente del tribunale domanda a Speranza: "Ha deciso dopo un colloquio con il direttore di Aifa, di chiedere al pubblico ministero di Siracusa, di sospendere la richiesta di sequestro del vaccino Astrazeneca, a seguito della morte del militare Stefano Paternò? E se sì, per quale ragione?". L a risposta di Speranza: "Ricordo - dice Speranza e lo riporta La Verità - che il direttore di Aifa mi parlò di questo fenomeno, che alcuni magistrati di fronte a casi di incertezza, perché per verificare poi il nesso, c’è un algoritmo dell’Oms, serve anche un tempo di verifica, sospendevano lotti enormi, e questo provocava delle conseguenze. Ricordo di aver parlato con il direttore Magrini, e il direttore Magrini era preoccupato che un numero alto di sospensioni potesse, diciamo, compromettere la campagna di vaccinazione in quei giorni. E sulla base di questo valutò se fosse possibile interloquire con l’autorità giudiziaria nel rispetto della piena autonomia. Quindi io fui informato".

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