Gimbe: immunità di gregge una chimera. Le ragioni
Per la fondazione Gimbe nessun vaccino conferisce l'immunità totale contro il virus, e non esiste un siero approvato per gli under 12
Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, alla luce dell'ultimo monitoraggio mette in chiaro. "Oggi non esistono i presupposti epidemiologici per conquistare la cosiddetta immunità di gregge, in grado di proteggere i non vaccinati grazie a un’elevata percentuale di persone non più suscettibili al contagio, perché vaccinate o guarite". Finora inoltre non c'è un siero approvato per i soggetti sotto i 12 anni compiuti, che sono oltre 5,8 milioni di persone (il 9,9% della popolazione) tra le quali il virus circola liberamente.
I vaccini anti-covid approvati non sono sterilizzanti - ricorda Gimbe - ovvero non conferiscono un’immunità totale contro il virus e anche chi è vaccinato ha una probabilità, seppure molto più bassa, di infettarsi e trasmettere il virus. Al momento in Italia l’efficacia del vaccino nei confronti dell’infezione si attesta intorno al 78%. L’efficacia dei vaccini nei confronti dell’infezione inizia a ridursi dopo circa 6 mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale, in particolare nelle fasce anagrafiche più giovani. Nei paesi a basso reddito meno del 2% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino: questa disomogeneità nell’accesso ai vaccini contribuisce all’elevata circolazione del virus e all’emergenza di nuove varianti.
A fronte dell’elevato profilo di efficacia e sicurezza dimostrato dalla somministrazione di oltre 5 miliardi e mezzo di dosi di vaccino in tutto il mondo, conclude Cartabellotta, è inutile inseguire la chimera di una percentuale di popolazione vaccinata in grado di “spegnere” l’interruttore della circolazione virale.
L’obiettivo di salute pubblica è quello di vaccinare tutti coloro che non presentano specifiche controindicazioni, al fine sia di una protezione individuale da malattia grave o decesso, in particolare per gli over 50, sia di ridurre al minimo la circolazione virale. Visto che quest’obiettivo è oggi basato su robuste evidenze, spetta alla politica scegliere la strategia con cui raggiungerlo: dal punto di vista scientifico tutte le carte sono in regola per istituire l’obbligo vaccinale".