"Col Green Pass i vaccinati positivi eludono i controlli. Abbiamo dati falsi"

L'allarme del Garante della Privacy mette il Governo in un cul de sac: Draghi e Speranza stanno pensando di ridurre la validità del Green Pass

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Coronavirus
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Green Pass obbligatorio al lavoro, per il Garante della Privacy l’assenza di verifiche durante il periodo di validità porta al rischio di non rilevare eventuali positività eludendo le finalità di salute pubblica 

Gli italiani hanno risposto sinora in maniera piuttosto massiccia all’invito del governo a vaccinarsi. Ad oggi la percentuale delle persone over12 che hanno completato il ciclo vaccinale è oltre l’84%, vale a dire quasi 46 milioni di persone. Il governo per raggiungere l’immunità di gregge, in primavera aveva parlato dell’obiettivo di vaccinare almeno il 70% degli over12, poi in estate ha alzato l’asticella all’80% per via delle varianti.

L’obiettivo è stato raggiunto, ma non è servito a niente e ora siamo bombardati tutti i giorni sul fatto che sta arrivando la quarta ondata e che bisogna vaccinare anche i bambini dai 5 ai 12 anni, oltre che far fare la terza dose a tutti quelli che hanno completato il ciclo vaccinale, dopo sei mesi dalla seconda dose. 

A fine luglio Draghi ha introdotto il green pass, esteso a tutti i lavoratori del settore pubblico e privato a partire dal 15 ottobre, con decreto-legge n. 127 del 21 settembre 2021. Oggi la Camera dei deputati convertirà in legge il decreto, dopo che la conversione è già stata votata dal Senato la settimana scorsa. Il tutto a colpi di fiducia, silenziando il dibattito parlamentare. Ormai la democrazia è soltanto di facciata

Il 12 novembre è intervenuto però un fatto nuovo, passato quasi inosservato. Il Garante per la protezione dei dati personali (Gpdp) ha evidenziato che “l’assenza di verifiche durante il periodo di validità della certificazione verde non consentirebbe di rilevare eventuali positività dell’intestatario, eludendo le finalità di salute pubblica e ponendosi in contrasto col principio di esattezza del trattamento dei dati”. Una bella gatta da pelare per il governo. 

Vediamo perché. Con l’ultimo decreto l’esecutivo ha esteso la validità del green pass da 9 a 12 mesi per chi ha completato il ciclo vaccinale e poiché chi ha fatto il vaccino non è tenuto a fare i tamponi, essendo sufficiente l’esibizione del green pass, il vaccinato ha di fatto “libertà di contagiare”, dal momento che ormai è noto che questo vaccino dopo al massino sei mesi perde di efficacia. Il Garante della privacy ha appunto con le sue parole voluto sottolineare questo fatto: dopo sei mesi diventa impossibile “rilevare eventuali positività dell’intestatario” vaccinato, e allora non solo vengono meno “le finalità di salute pubblica”, ma altresì “l’esattezza dei dati”.

Che fare? Draghi e Speranza stanno pensando di ridurre la validità del green pass da un anno a sei mesi (o nove, ancora non si è capito bene cosa stiano uscendo dal cilindro), in questo modo però il governo perderà inevitabilmente credibilità agli occhi dell’opinione pubblica perché sarà costretto a dare ragione a ciò che i “no vax” dicono da mesi, vale a dire che questi vaccini sono “imperfetti”.

Siamo ormai al “tutto il contrario di tutto”. Si è anche iniziato a parlare di ridurre la validità dei tamponi rapidi da 48 a 24 ore o di sostituirli con quelli molecolari, in modo di forzare la resistenza dei riottosi al vaccino. Si sta ipotizzando persino di vaccinare i bambini nella fascia 5-12 anni. Si parla anche di fermare i treni in presenza di un caso sospetto di positività o di vietare l’uso del taxi a più passeggeri. Da queste misure appare chiaro che il governo brancola nel buio. L’unica strada al momento per certo imboccata è quella  imbarazzante della terza dose a chi ha già completato il ciclo vaccinale, subordinando ad essa la validità del green pass. Altri 50 milioni di vaccini da acquistare, un bell’affare per le aziende farmaceutiche. 

Il punto è anzitutto politico. Dire a quasi 46 milioni di persone vaccinate “ci siamo sbagliati, se volete andare a lavorare o entrare in un cinema o in un ristorante dovete necessariamente fare la terza dose dopo sei mesi dalla seconda”, riducendo così la validità temporale del green pass, produrrebbe certamente un effetto “sfiducia”. Ma la terza dose sembra ormai un punto di non ritorno che verrà legata alla valenza annuale del green pass.

Poco importa se ciò comporterà nell’immediato una perdita di consenso per Draghi, che cercherà di scaricare la responsabilità dell’aumento di contagi e di morti sui non vaccinati. Ma non è detto che la cosa funzioni. La gente, anche quella vaccinata, comincia a sentire puzza di bruciato: dopo la terza, ci sarà la quarta, insomma due dosi all’anno per i prossimi anni, dal momento che  proprio grazie alla vaccinazione di massa con vaccini difettosi effettuata dal governo il virus oggi è diventato endemico?  

Il problema è anche giuridico. A fronte di questi errori, l’esecutivo punterà il dito ancora una volta contro quel 16% di persone over12 non vaccinate. Ecco perché crediamo che non sia da escludere alla fine l’obbligo vaccinale, anche se questo creerebbe seri problemi giuridici alla luce della sentenza n. 307 del 1990 della Corte costituzionale, la quale sentenziò che “un trattamento sanitario obbligatorio può essere imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per le sole conseguenze che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiono normali di ogni intervento sanitario, e pertanto tollerabili”.

La Consulta ammetteva (lo farebbe però ancora?) l’obbligo vaccinale solo se dopo l’iniezione si verificano eventi avversi rientranti nella normalità, cioè di scarsa entità e tollerabili, ma l’attuale vaccinazione produce miocarditi, pericarditi, infarti, trombosi e persino decessi. Tenuti ufficialmente nascosti ogni tanto i casi di morti - e si tratta soprattutto di giovani – compaiono quotidianamente nella cronaca locale e ora su un nuovo programma televisivo nazionale, byoblu (canale 262 del digitale terrestre) che sta riscuotendo un grande successo.       

Il governo si trova, insomma, in un cul de sac a causa dei propri errori commessi, ma non intende assumersi le proprie responsabilità, né tantomeno ammettere di aver sbagliato. Dall’obbligo del green pass si passerà allora al lockdown per i soli non vaccinati, per dimostrare che quello che sta succedendo è tutta colpa loro? Anche questo non è da escludere.