Il padre: vaccinate mia figlia 13enne. I giudici: nessuno lo può imporre ma...
Covid-19, vaccinare o meno una 13enne quando i genitori la pensano diversamente? La Corte d’Appello decide per...
Covid-19. La Corte rigetta il ricorso di un padre che vuole vaccinare la figlia minorenne. Ma decide per un percorso per arrivare ad una decisione condivisa tra le parti
La madre non vuole vaccinare la figlia tredicenne, il padre invece è convinto del contrario. Il caso, frutto di una contrapposta idea dei genitori, che non vivono insieme, finisce in Tribunale in primo grado a Bologna e anche in Corte d’Appello che l’11 marzo scorso ha emesso una sentenza.
Il padre aveva presentato reclamo contro il Tribunale che in primo grado aveva valutato la minore come "pienamente capace di discernimento e di esprimere desideri confacenti al proprio benessere”. In sostanza la ragazza aveva abbracciato pienamente il convincimento della madre e aveva deciso di non vaccinarsi. L’intenzione del padre era invece di riuscire a farla vaccinare, al fine di poterla proteggere da possibili infezioni, e di farlo anche contro volontà della madre, dichiaratamente contraria e che vive con la figlia.
I giudici della Corte, Paola Montanari, Antonella Allegra e Rosario Lionello Rossino, valutando che “la vaccinazione anti Covid-19 non è prevista come obbligatoria” dalla legge, almeno per chi non esercita un'attività sanitaria, ha deciso per un percorso di riconciliazione tra i genitori, al fine di arrivare ad una decisione non conflittuale e di parte che verrebbe vissuta dalla ragazzina, che non ha rapporti con il padre, come un'imposizione. Così ha rigettato la richiesta del padre.
La Corte poteva affidare la scelta a uno dei genitori. Ma "non vi è dubbio”, scrivono i giudici, “che attribuire la scelta alla madre potrebbe ulteriormente avallare l'attitudine della stessa a non coinvolgere il padre nelle decisioni riguardanti la figlia" e ad evitare "il confronto". Uno scotto negativo accadrebbe allo stesso modo se la Corte affidasse la scelta al padre, con il quale la ragazzina non ha un rapporto "empatico”. La ragazzina vivrebbe la decisione del genitore maschile come un'imposizione ingiusta, aumentando la conflittualità con "un genitore che neppure vuole incontrare”. Per tanto la Corte valuta che se la vaccinazione è una profilassi di protezione dal Covid-19, in questo momento nessuno dei genitori “è idoneo” a decidere ed è meglio intraprendere un percorso volto ad arrivare ad una decisione più ponderata e non conflittuale. I Servizi Sociali dovranno costruire un “percorso riconciliante e formativo” con l’aiuto anche di uno psicologo, al fine di arrivare ad una valutazione dopo che la ragazza verrà meglio informata sulle regioni scientifiche a supporto della vaccinazione.
D’altronde ricordano i giudici "non è consentito a questa Corte come neppure al Tribunale ‘autorizzare’ ossia ordinare la somministrazione di tale vaccino”, alla ragazzina di 13 anni, “e neppure nominare un curatore speciale ordinandogli di prenotare la vaccinazione e di svolgere ogni altro incombente necessario per eseguire tale ordine”. Questo perché l'Articolo 32 della Costituzione italiana dice che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
Intanto la ragazza ha contratto il Covid-19 che la preserva per un lasso di tempo dai sintomi più gravi che potrebbero presentarsi con il Covid. Questo però, dice la Corte non fa sì che “sia venuto meno l'interesse" alla protezione con il vaccino… “in relazione alla riduzione della risposta immunitaria con il decorso del tempo”.
La Corte rigetta il ricorso del padre ma chiede un percorso al fine di maturare una decisione più idonea possibile e condivisa. Sentito da Affaritaliani.it l’avvocato Lorenzo Casanova, che ha assistito il ricorrente, si è comunque dichiarato soddisfatto: “Siamo contenti della decisione della Corte che ha valutato come in questo momento la ragazza sia troppo piccola per valutare da sola e che sia stata poco informata con dati oggettivi al fine di arrivare ad una decisione dfinitvia. Siamo anche soddisfatti che la Corte riconosca la vaccinazione come opportuna e scelga un percorso di conciliazione che speriamo possa portare a questa decisione in futuro”.