Smart working, il cavillo a cui può attaccarsi il dipendente senza Green Pass
A sette giorni di distanza dall'entrata in vigore dell'obbligo della certificazione nei luoghi di lavoro facciamo il punto
Obbligo Green Pass e smart working, il lavoro agile piaceva alle imprese da prima: "Maggiore autonomia ai collaboratori e riduce lo stress"
"L’applicazione del Green Pass ha sicuramente richiesto alle aziende un effort organizzativo importante, per implementare il sistema di controlli necessario a garantire il rispetto della legge, assicurando al contempo la continuità delle attività lavorative", sottolinea ad Affaritaliani.it la professoressa Silvia Profili, ordinario di Organizzazione aziendale all'Università Europea di Roma. "Controllare gli accessi richiede tempo e risorse aggiuntive, nonché la formazione di personale da impiegare in queste attività. Ci sono poi da gestire gli adempimenti legati al trattamento dei dati personali e al rispetto della privacy. Ma i costi organizzativi sono più che compensati dalla sicurezza che la gran parte delle persone provano sapendo di lavorare in un ambiente protetto".
Passando allo smart working, "la sua applicazione può semplificare la gestione dei controlli perché il numero di accessi alle sedi aziendali diminuisce", spiega Profili. "Ma le aziende lo scelgono per altri motivi che non coinvolgono il Green Pass: per fare efficienza, per aumentare la produttività, per accrescere l'equilibrio vita privata-lavoro concedendo maggiore flessibilità e autonomia ai collaboratori, per ridurre lo stress e aumentare l’engagement. Molte imprese, uscite dallo smart working di emergenza, hanno scelto già da un po' di passare a quello strutturale".
Lo smart working esula (dalla verifica della certificazione) solo il dipendente che lavorava in modalità agile da prima dell'introduzione della norma, sempre che l'attività non includa l'interazione presso l'abitazione - l'unica dove potrà lavorare senza certificazione fino allo scadere dello stato di emergenza - con persone dell'azienda (collaboratori, colleghi, clienti). A ciò si aggiunge però la libertà del datore di lavoro relativamente al potere organizzativo della propria azienda. Il datore, se ritiene, può scegliere di introdurre le modalità di lavoro a distanza (smart working, telelavoro e da remoto) per il dipendente senza Green Pass così come per gli altri in possesso del Pass, per esclusive finalità organizzative o per rischi di contagio.
Dando uno sguardo più ampio, a sette giorni dall'entrata in vigore del provvedimento, "sicuramente l'obbligo alle aziende è valso più fatiche, per organizzarsi, per il coordinamento... ma non so di grosse difficoltà nell’applicazione dell’obbligatorietà", riferisce Silvia Profili. "Certo è che possono esserci dei casi che meritano più attenzione, come ad esempio scuola e sanità, dove assenze superiori alla normalità sono più gravi".
Ma per parlare di sospensione dell'operatività di un'azienda a causa dell'obbligo "al momento non ci sono evidenze", continua Profili. "La mancanza della certificazione si risolve con il tampone, seppure con i costi individuali che il suo utilizzo comporta. Sicuramente la capacità di collaborazione tra azienda, sindacato e collaboratori è un fattore essenziale per scongiurare il rischio che si manifestino criticità".