Portuali Trieste, "Interruzione servizio? Un anno di carcere e licenziamento"

Luciano Racchi, avvocato giuslavorista, spiega i rischi che corrono i portuali del No Green Pass: "E' un reato penale"

Coronavirus
Condividi su:

Portuali, "Interruzione servizio? Un anno di carcere e licenziamento"

Il giorno del Green Pass obbligatorio per tutti i lavoratori del pubblico e del privato è arrivato. Da oggi non si potrà più accedere in azienda senza il documento. Il governo ha deciso di tirare dritto, Draghi non ha arretrato neanche sui tamponi, che resteranno a pagamento. C'è chi però non ha intenzione di rispettare questa legge, tra questi spiccano i portuali di Trieste, che hanno annunciato uno sciopero ad oltranza. Non vogliono il Green Pass per andare a lavorare e sono pronti a bloccare il più grande porto italiano. "Possono rischiare - spiega al Corriere della Sera  Luciano Racchi, avvocato giuslavorista - la sospensione della retribuzione. Ma qualora si venisse a riscontare il reato di interruzione di pubblico servizio ci sarebbero risvolti penali".

"Con questo reato - prosegue Racchi al Corriere - rischiano da sei mesi a un anno di reclusione, oltre a una multa gravosa, una cifra non inferiore ai cinquecento euro. Nel momento in cui la Commissione di garanzia ha dichiarato illegittimo lo sciopero la precettazione scatta in maniera automatica. Secondo il regolamento del diritto di sciopero la precettazione è contingentata, coinvolge il numero minimo indispensabile sufficiente e necessario a garantire il pubblico servizio. Si rischia una sanzione disciplinare che potrebbe portare anche al licenziamento".