Infermieri vaccinati contagiati: "Confusione su terza dose e tamponi"
Nursing Up: cresce il numero di operatori sanitari già immunizzati che si contagiano
Dopo il nuovo focolaio tra gli operatori sanitari, stavolta a Palermo in Sicilia, osservata speciale insieme a Lazio e Lombardia, "almeno 12 contagiati nelle ultime 48 ore", Nursing Up fa presente la mancanza di una comunicazione spontanea da parte dell'Azienda ospedaliera, come già successo nella regione Lazio.
"Al 118 ci sono per la maggior parte nostri colleghi - spiega il presidente nazionale Antonio De Palma. - Ci chiediamo, con insistenza, cosa stia succedendo esattamente nella sanità italiana. E pretendiamo di sapere se i vertici del ministero della Salute siano al corrente di questo atteggiamento da parte di talune amministrazioni locali. Con di mezzo l’incolumità dei pazienti e degli operatori sanitari, la mancanza di un'informazione spontanea, tempestiva ed esaustiva da parte di talune aziende sanitarie, è un fatto di estrema gravità".
"I nostri referenti ci riferiscono di aziende sanitarie con un atteggiamento 'di incomprensibile chiusura', e di infermieri che, per l’ennesima volta, hanno paura di parlare e di raccontare quanto accade nelle realtà ospedaliere sotto ai loro occhi", continua De Palma.
Infermieri e medici contagiati nonostante il vaccino
Palermo è un caso emblematico, spiega il sindacato. "Diversi professionisti della sanità avrebbero scoperto di essere infetti dalla sera alla mattina. Parliamo di persone che dovrebbero essere già state vaccinate, sono davvero pochi i nostri dubbi in merito a questo perché è troppo bassa la percentuale di quelli che ancora non hanno ricevuto la doppia somministrazione. Chiediamo ora di conoscere qual è la finestra temporale di efficacia del vaccino al quale volontariamente ci siamo sottoposti".
Dati sulla copertura sanitaria dei vaccini
"Vogliamo sapere se la copertura immunitaria generata dal vaccino decresce o meno a un certo tempo dall'avvenuta somministrazione del prodotto", continua Nursing Up. "Dobbiamo forse pensare 'che per la generalità degli operatori sanitari' una terza dose non sia ritenuta necessaria da parte dell'Aifa perché non serve ai fini del mantenimento di livelli di immunità ottimali? E se così fosse, c'è qualcuno che possa assumersi la responsabilità di rassicurarci sul fatto che l'impennata dei contagi tra gli operatori sanitari, che secondo i dati Iss nei 30 giorni tra luglio ed agosto è passata da circa 250 casi a ben 1951, non sia stata dovuta ad una diminuzione di efficacia del vaccino?". "Ci chiediamo, dal momento che, almeno a quanto si legge, non tutti gli infermieri che si sono sottoposti alle prime due somministrazioni potranno ricevere la terza dose, chi sarà incaricato di decidere, perché anche questa informazione ci manca, sulla possibilità o meno che un infermiere ospedaliero, uno dei circa 267.000 colleghi impiegati nella sanità pubblica, palesemente a rischio più di ogni altra categoria di lavoratori, possa e/o debba effettuare o meno la terza dose? E cosa succederà se nell'attesa questo infermiere o altri come lui dovessero ammalarsi di nuovo?".
Tamponi agli operatori solo su richiesta motivata
"Qualcuno si assuma " la responsabilità di dirci se la terza dose di vaccino serve o non serve, corroborando tale assunto con informazioni precise, esaustive e soprattutto suffragate da evidenze scientifiche", rincara il sindacato. In alcune aziende sanitarie, aggiunge, risulta che gli screening per la misurazione del livello anticorpale non vengano effettuati con regolarità. In Sicilia, in base a quanto riportato dai referenti, in alcuni enti un operatore sanitario per richiedere un tampone pare debba dichiarare motivazioni precise. "Ma come è possibile tutto questo?", denuncia De Palma. "I tamponi non dovrebbero essere effettuati spontaneamente e con cadenza periodica da parte dell'azienda, responsabile per legge dell’incolumità dei propri dipendenti? Quante aziende sanitarie lo fanno? Soprattutto come lo fanno? Riceviamo addirittura informazioni, che ad ogni buon fine stiamo provvedendo ad approfondire, secondo le quali alcuni dei professionisti che si sarebbero infettati a Palermo, evidentemente all'oscuro delle loro condizioni, avrebbero infettato anche altri colleghi, pazienti e forse anche loro familiari", conclude.
L'allarme della Fnopi: mancano oltre 60mila infermieri
Intanto la Federazione nazionale delle professioni infermieristiche (Fnopi) lancia l'allarme sulla carenza di infermieri. Ne mancano oltre 60mila, e se non si sopperirà celermente alla carenza di organico l'assistenza è a rischio. In base alle dimensioni regionali, riporta la Fnopi, mancano "quasi 27mila infermieri a Nord, circa 13mila al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole".
Infermieri e medici no vax non tornano al lavoro. Caso Sardegna
Un'ordinanza del Tar Sardegna ha respinto l'istanza di sospensiva cautelare a Cagliari di 173 operatori sanitari, tra medici, infermieri e Oss, contro l'allontanamento dal lavoro poiché non vaccinati. "Le eccezioni preliminari prospettate dalle amministrazioni resistenti - afferma l'ordinanza riportata da Ansa - appaiono nella valutazione propria della fase cautelare suscettibili di favorevole apprezzamento e che le stesse incidono sull'ammissibilità (anche) delle questioni di costituzionalità prospettate sotto il profilo della carenza di interesse al ricorso". I giudici del Tar hanno ritenuto quindi "insussistenti i presupposti per disporre la sospensione dei provvedimenti impugnati", ossia la sospensione degli operatori sanitari dal servizio. Si dilatano inoltre i tempi per la trattazione nel merito del ricorso per la quale manca ancora una data.