Vaccini Astrazeneca, mancate autopsie e... le gravi responsabilità di Speranza
Il ministro della Sanità Speranza rischia di essere indagato per aver mentito ai Pm ma la procura non vuole approfondire il vero nocciolo della questione
Roberto Speranza ha gravi responsabilità nella cattiva gestione della pandemia, soprattutto la questione AstraZeneca e le mancate autopsie
Come già anticipato in questi giorni dalla stampa, il Ministro della Salute Roberto Speranza rischia di essere indagato a Bergamo per aver mentito ai Pm in merito alla mancata applicazione del piano pandemico del 2006. Siamo ancora nell’alveo delle ipotesi, tanto è vero che la Procura di Bergamo ha sbrigativamente smentito che il Ministro sia sottoposto ad indagine, fatto sta che Speranza ha probabilmente gestito la prima fase della pandemia - quella che vide Bergamo come il Lazzaretto d’Europa - in modo a quanto sembra approssimativo e navigando a vista.
L’indagine della Procura di Bergamo (ma in generale l’operato della magistratura nel suo insieme) non vuole tuttavia approfondire il vero nocciolo della questione, che - a nostro avviso - non è solo la mancata attuazione del piano pandemico. Le responsabilità di Speranza sono altre e ben più gravi.
In primis la questione AstraZeneca (Vaxzevria)
Con comunicato ufficiale del 9 febbraio 2021 n. 29, Roberto Speranza affermava solennemente: “Oggi in tutte le Regioni italiane arrivano le prime dosi del vaccino Astrazeneca. Saranno somministrate alla popolazione tra i 18 e i 55 anni […]”. Dichiarazione confermata dal Ministero della Salute con circolare del 7 aprile 2021, nella quale veniva solo detto che era preferibile usare questo vaccino per le persone superiori ai 60 anni.
Il 10 giugno 2021 moriva a soli 18 anni Camilla Canepa di Sestri Levante, vaccinatasi il 25 maggio su base volontaria con AstraZeneca, visto che il Ministero aveva detto che si poteva fare. Morta Camilla il governo ha dapprima consentito le vaccinazioni con AstraZeneca solo dai 55 anni di età in su, poi lo ha man mano tolto completamente dalla circolazione.
Se dunque quel tipo di vaccino era pericoloso per i giovani, perché è stato inizialmente raccomandato per la fascia di età 18-55? Speranza non ha ascoltato nemmeno le osservazioni di Aifa – Agenzia Italiana del Farmaco – che ancora il 26 maggio 2021 metteva tutti in guardia in ordine al fatto che si sono verificati casi avversi causati dai vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson di “trombosi dei seni venosi cerebrali (TSVC) e/o trombosi delle vene splancniche, spesso associati alla presenza di trombi in sedi multiple e a piastrinopenia, con emorragie gravi e talvolta segni di coagulazione intravascolare disseminata” osservati “quasi esclusivamente entro circa tre settimane dalla vaccinazione in soggetti sani con età inferiore a 60 anni, prevalentemente donne” [documento Aifa su Complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti-COVID-19 del 26/5/2021].
Perché il Ministero della Salute e le Regioni hanno organizzato i cosiddetti OpenDay per consentire ai diciottenni (soprattutto maturandi) di vaccinarsi su base volontaria con AstraZeneca? Perché non si sono ascoltati gli avvertimenti di Aifa? Aver garantito che AstraZeneca era sicuro dai 18 ai 55 anni integra l’ipotesi di reato di omicidio colposo di cui all’art. 589 del Codice penale, sussistendo in capo al Ministro la colpa grave – cioè la evidente negligenza – di aver autorizzato quel tipo di vaccino anche ai diciottenni, salvo poi ritirarlo a seguito della morte di Camilla, una morte - come oggi ammesso- correlata al vaccino.
Le mancate autopsie
Tra la fine di febbraio e la metà di aprile 2020 i morti furono circa ventimila. Che farne? Li hanno bruciati tutti. Perché la cremazione sia lecita, ai sensi della Legge n. 130/2001, occorre la volontà – scritta o orale – espressa dal de cuius, oppure da parte del coniuge o, in difetto, dei parenti più prossimi. È avvenuto tutto regolarmente? Siamo sicuri che queste autorizzazioni siano state date e raccolte nel rispetto della legge? La magistratura finora non ha approfondito questa questione.
Sulla cremazione va segnalata l’ordinanza del Ministero della Salute pubblicata l’8 aprile 2020, dove all’articolo C) num. 1 si legge: “per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”.
A parte l’anomalia giuridica che vede una semplice ordinanza ministeriale superare una legge dello Stato, qui il problema è soprattutto penale. La cremazione impedisce l’autopsia, cioè la legittima ricerca delle ragioni della morte, ledendo il diritto soggettivo dei parenti a conoscere le cause della dipartita. Si potrebbe dunque configurare l’ipotesi di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere ai sensi dell’art. 411 del Codice penale.
Ci sono state queste autorizzazioni alla cremazione da parte dei malati o dei parenti più prossimi? Se sì, sono state raccolte regolarmente quando il malato era ancora cosciente, capace di intendere e di volere? Le eventuali autorizzazioni dei parenti sono state rilasciate in libertà o sotto costrizione, anche solo morale? Nessuno finora si è mai posto queste domande. Nessuno si è neppure chiesto perché il ministro abbia fatto tutto il possibile per evitare le autopsie.
Altro che mancata attuazione del piano pandemico, qui le ipotesi di reato ci sono e sono molto più gravi! Ma nessuno, nemmeno la magistratura, vuole andare veramente a fondo. Speranza è ancora al suo posto senza che nessuno lo abbia ancora messo di fronte ad eventuali sue responsabilità. Non siamo giustizialisti, tutt’altro (abbiamo scritto addirittura un libro sulla necessità di maggiore garantismo processuale), ma quantomeno su queste due questioni la magistratura dovrebbe fare al più presto chiarezza, altrimenti Camilla è morta invano.