Vaccini: microchip, effetto magnete, grafene. Tutte le bufale

Dal microchip nel siero inoculato in favore di Microsoft ora si parla di grafene, o meglio di un suo composto, l'ossido di grafene

di Primo Mastrantoni
(foto Ipa)
Coronavirus
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In principio era il microchip, iniettato con il vaccino anti-covid. Le vaccinazioni avrebbero uno scopo: iniettare un microchip che induca i vaccinati a scegliere i prodotti di Microsoft al posto di quelli della concorrente Apple. La notizia, apparsa su un sito canzonatorio, è del tutto inventata, eppure, è bastato questo annuncio, per scatenare le teorie più strampalate sulle vaccinazioni. Nessuno si è chiesto come un microprocessore possa transitare nell'ago della siringa ma, evidentemente, la fiducia nella tecnologia a sostegno delle proprie convinzioni non ha confini.

Ora, la credulità si è spostata su un componente che non c'è nel vaccino: il grafene. Vediamo.

La grafite (es. la mina delle matite) è formata da atomi di carbonio legati casualmente; se, invece, la struttura  atomica è ordinata si ottiene l'oggetto più ambìto per celebrare un fidanzamento: il diamante. Il grafene è carbonio ordinato, ha lo spessore di un atomo è, cioè, un foglio sottilissimo. Ha la resistenza teorica del diamante, la flessibilità della plastica e un vasto campo di applicazioni: dall'elettronica (circuiti),  all'industria automobilistica (batterie), a quella dello sport (caschi, racchette), alla medicina (retina bionica), all'ambiente (potabilizzazione dell'acqua di mare e purificazione dell'aria) e alle nanotecnologie. E' stato scoperto da due ricercatori inglesi che per questo  hanno ricevuto il premio Nobel per la fisica.

L'Unione europea finanzia il progetto di ricerca e applicazione Graphene Flagship, che coordina il lavoro di 158 enti  in 23 Paesi comunitari. Dunque, che cosa c'entra il grafene, o meglio un suo composto, l'ossido di grafene, con i vaccini? Nulla, perché l'ossido di grafene non è un componente dei vaccini attualmente somministrati.

Il tutto nasce da uno "studio" effettuato dal ricercatore Pablo Campa dell'Università spagnola di Almeria, che avrebbe rilevato la presenza dell'ossido di grafene nel vaccino Pfizer, ma la stessa università di Almeria smentisce e minaccia querele. Si potrebbe rimuginare sul potere accademico che si scaglia contro il povero ricercatore, ma non è così perché la "ricerca": a) è stata effettuata su un solo campione di vaccino di provenienza sconosciuta, per ammissione dello stesso Campa; b) non è stata effettuata la procedura di valutazione; c) non è stata pubblicata su nessuna rivista scientifica, neanche quelle a pagamento.

Ovviamente, la supposta presenza di grafene ha fatto da detonatore alla bufala dei vaccini magnetici: il braccio inoculato attirerebbe metalli ferrosi e, a dimostrarlo, circolano video che mostrano monete attratte dall'arto magnetico. Ovviamente, la spiegazione del fenomeno è semplice: vicino al punto di inoculo rimangono residui di colla del cerotto nonchè sudore e grasso. Premendo in loco, le monete si appiccicano, il che avviene anche con oggetti di plastica che magnetici non sono. Insomma, basterebbe detergere il punto di vaccinazione e la moneta cadrebbe perdendo l'effetto "magnetico" o, meglio, "magico". Con sbigottimento di tanti creduloni.