Europa, più donne al potere ma conservatrici: e la sinistra resta a guardare

La sinistra, soprattutto, in Italia sembra progressista solo a parole: poche leader donne, mentre al Quirinale chiede una figura femminile senza però fare nomi

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Roberta Metsola presidente del Parlamento europeo rafforza ancora di più la presenza femminile nelle alte cariche Ue, ma anche quella conservatrice

Più donne nelle alte cariche europee ma anche più conservatrici. Mentre la politica italiana sembra essersi impantanata nel cercare una convergenza su un nome che possa portare una donna al Quirinale, l’Europa procede spedita e nomina la maltese Roberta Metsola presidente del Parlamento europeo, prima esponente della “generazione Erasmus” ad arrivare a una carica così alta, la più alta, rafforzando ulteriormente la presenza femminile ai vertici dell'Unione

Metsola affianca infatti la presidente della Commissione Ue, la tedesca Ursula von der Leyen, e la presidente della Bce, la francese Christine Lagarde, lasciando Charles Michel unico maschio nelle quattro principali posizioni apicali europee (il belga resta per ora presidente del Consiglio). 

La 43enne maltese è inoltre la più giovane tra quanti sono arrivati a guidare la casa della democrazia europea. Tra i 27 leader dei paesi Ue, però, al momento le donne sono solo quattro e tutte del Nord, poiché, dopo l'uscita di scena di Angela Merkel, a sedere intorno al tavolo del Consiglio Europeo sono rimaste le premier di Danimarca, Finlandia, Estonia e Svezia. Le cose non vanno molto meglio nei parlamenti nazionali, dove secondo gli ultimi dati la quota femminile è ferma al 32%.

È sicuramente da segnalare il fatto che alla vicepresidenza del parlamento europeo sia stata eletta anche Pina Picierno: donna, italiana, giovane, meridionale, del Partito Democratico. Caso forse più unico che raro. Se infatti si osservano meglio le alte cariche femminili europee, ci si rende conto che sono tutte di area conservatrice: Metsola, come von der Leyen e Christine Lagarde. Come lo è Angela Merkel, ex cancelliera tedesca. 

Ma non solo: in Francia sono in corsa per la presidenza della repubblica, oltre a Macron, due donne, Valerie Pecresse e Marine Le Pen, entrambe conservatrici. In Italia la leader donna più forte è Giorgia Meloni. Il Regno Unito ha avuto due premier donna, entrabe conservatrici, Margaret Thatcher e Theresa May

L'Italia e la corsa al Quirinale

E la sinistra? Se in Europa tentenna, in Italia sembra proprio immobile. Fatte salve Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, e Viola Carofalo, portavoce di Potere al Popolo, i democratici di centro del Pd faticano a passare dalle parole ai fatti. Enrico Letta, appena arrivato alla testa del partito, ha posto due donne alla guida dei gruppi parlamentari, Simona Malpezzi per il Senato, Debora Serracchiani per la Camera. E poi? E poi nulla, la forza propulsiva femminile sembra essersi fermata lì.

Anche nella corsa al Quirinale si avverte questa difficoltà. Più voci e più volte si sono alzate dal Partito Democratico per chiedere una donna presidente della Repubblica dopo Mattarella, ma su quale donna nello specifico non sembrano esserci idee chiare, come se bastasse l’immagine di “una donna” capo dello Stato per essere progressisti, più che sostenere costantemente l’empowerment femminile con politiche attive sul piano sociale e culturale per far sì che le donne siano considerate valevoli quanto gli uomini.

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