Fabio Mancini, top model Armani: "Nella moda si cresce pure senza droga-alcol"
Parla il modello più amato di Armani, uno dei 25 più quotati e sexy del mondo tra passerelle, la sua Puglia e il sociale... intervista esclusiva di Affari
Fabio Mancini, top model Armani: l'infanzia difficile, i lavori da muratore e cameriere, e poi le passerelle. Intervista esclusiva di affaritaliani.it
Quando si parla di moda, spesso la memoria ci riporta all'immagine delle grandi modelle internazionali che hanno segnato la storia degli anni 90. Cyndy Crawford, Naomi Campbell, Claudia Shiffer, Kate Moss, le italiane Carla Bruni e Monica Bellucci, sono solo alcuni dei nomi che hanno sfilato per le più grandi Maison di quel periodo. Ma quanti ricordano i volti maschili dei modelli più famosi al mondo?
Eppure sono proprio loro, in questi ultimi anni i più richiesti. Belli, alti, dai fisici scolpiti, riempiono riviste, cartelloni pubblicitari e spot televisivi. Secondo models.com sono solo 25 i più quotati e più sexy del pianeta, tra questi spicca il nome dell'italiano Fabio Mancini.
A lui fascino e sensualità non sono certo mancati, tanto da farsi notare fin dalla sua prima passerella diventando cosi il simbolo dell'Italia nel mondo. Nato in Germania nel 1987 da papà italiano originario di Castellaneta e da mamma italo-indiana, Fabio si trasferisce a Milano, in tenera età. L'adolescenza segna un passaggio importante nella sua vita, per nulla spensierata e leggera.
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"Avevo appena compiuto 18 anni quando i miei genitori si sono separati lasciando me e mio fratello di 16 anni da soli. Frequentavo l'ultimo anno di superiori e nel frattempo lavoravo part-time come muratore o come cameriere, insomma quello che capitava per continuare a vivere. Entrambi eravamo uno la spalla dell'altro, sia economicamente che moralmente. E' stata davvero molto dura. Non avere la linea guida di un adulto è una delle cose più difficili che possa capitare".
Quella di Fabio è la storia di un ragazzo cresciuto troppo in fretta, diventare uomo quando non è ancora tempo. Ma il destino gli riserva una rivincita personale. Poco dopo nel 2010, a soli 21 anni, incontra per puro caso il grande Giorgio Armani, ed è colpo di fulmine artistico. Il Re della moda lo sceglie come icona della Maison e il ragazzo viene catapultato in un mondo che non avrebbe mai immaginato. Era tutto reale.
"Ricordo quel momento come fosse ieri. Venni fermato per strada da un'agente di moda che aveva stretti rapporti con il suo entourage, mentre andavo al lavoro. Mi invitò a fare un provino diretto per le sfilate della fashion week maschile che sarebbe iniziata da li a poco", racconta sorridendo. Quel casting , sostenuto direttamente con re Giorgio, segnò l'inizio di una nuova vita e di una nuova carriera, quella da modello.
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Alto 1,88, occhi scuri, e dai lineamenti mediterranei, Fabio è stato per ben 12 anni e 25 stagioni consecutive testimonial della Maison Armani, dominando sui grandi manifesti e sulle passerelle di tutto il mondo. Ha lavorato anche per numerosi altri stilisti come Dolce&Gabbana, Vivien Westwood, Yamamay, Massimo Dutti, Ermanno Scervino, Dirk Bikkembergs, solo per citarne alcuni.
Il tuo ingresso nella moda è stato esplosivo. Giorgio Armani ha subito compreso quello che pochi hanno, il "Fattore X". Che persona è e cosa ha rappresentato nella tua vita?
"E' un uomo straordinario. Lavorativamente parlando uno stacanovista, il primo ad entrare in azienda e l'ultimo ad uscire. Una persona che non parla molto, ma una cosa è certa: predilige il concreto alle parole. Molto attento ai gesti e al modo di porsi con la gente. Ha un' educazione fuori dal comune, se vogliamo un po' dei "vecchi tempi". Il Signor Giorgio per me e' stato come un secondo padre. Mi ha insegnato questo lavoro in modo spontaneo consigliandomi in modo esemplare, ma ammetto che mi ha anche sgridato e ripreso su situazioni lavorative sempre in modo costruttivo. A lui devo tutta la mia carriera e la mia vita, non smetterò mai di rigraziarlo. E' stato il mio mentore e, senza nulla togliere agli altri stilisti, per me resta insostituibile".
In un mondo cosi ricco di talenti, ti sei mai sentito solo pur essendo circondato da molte persone e tanta fama?
"Sempre. Arrivi ad un certo punto dove in molti vorrebbero anche essere al tuo posto. Mi sono reso conto che spesso, le persone che si avvicinano a me, lo fanno per guadagnarsi uno scatto fotografico e per avere un ritorno pubblicitario. Questo comportamento mi fa un pò paura e mi fa sentire solo, come del resto anche tutte le volte che sono in viaggio".
Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto il mondo della moda?
"La cosa certa è che mi ha fatto capire la vera intelligenza dell'omossessulità, argomento tabu' nella famiglia tradizionalista in cui sono cresciuto. Inoltre mi ha permesso di conoscere le più importanti capitali della moda. Dall'altra parte mi ha sicuramente tolto il tempo per godermi le persone a me più care e non mi ha dato la possibilità di vivermi l'amore come avrei voluto".
Veniamo ad una nota dolente. Moda: non solo paiette e lustrini, ma anche droga e sesso. Quanta verità in questo?
"Tutto vero. C'è droga, c'è alcool e c'è sesso. Dipende sempre da te fare le giuste scelte. Per il tipo di educazione ricevuta sono lontano da tutto questo, non danno un valore aggiunto alla mia persona. Questo mio essere, in certi contesti, mi ha fatto perdere tanti lavori, ma sono ancora qui".
Anoressia e bulimia incidono nella tua professione?
"Tantissimo. Ho conosciuto amici e ho frequentato ragazze con questo tipo di problemi. Alla base sicuramente c'è poca conoscenza alimentare. Si pensa che non mangiare o seguire certe diete restrittive possa solo portare ad un beneficio. In realtà le conseguenze fisiche iniziano a comparire nel lungo tempo e non sempre è facile tornare indietro. Personalmente, avendo alle spalle anni di sport ho da sempre capito come gestire il mio corpo".
Attivo nel sociale con la Onlus Ansabbio di Bologna che si occupa di bambini con problemi seri, quando parli con Fabio ti rendi conto di quanto siano una costante nella sua vita la gratitudine e l'umiltà, le stesse che gli sono state insegnatate. Sempre vivo il ricordo della sua infanzia in terra pugliese, a Castellaneta, di interi pomeriggi trascorsi con il nonno paterno. E' qui che Fabio scappa quando può, per ritrovare una parte della sua fanciullezza, ed è sempre qui che ha iniziato un progetto personale nelle scuole inferiori e superiori, che sta portando poco per volta in tutta Italia.
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"Tra gli alunni porto la mia esperienza di vita, compresi i miei momenti difficili che si sono trasformati in rivincite e vittorie. Insegno alle future generazioni a non abbattersi mai e di reagire sempre. Per loro potrei essere un punto di riferimento. Parlo dei valori umani fatti di sentimenti veri e reali, non vituali. Tratto il fenomeno del body shaming, dei disturbi alimentari e di omosessulità, argomenti che non devono essere più un tabù".
E nel tuo futuro cosa ci sarà?
"Sicuramente ancora tantissime passerelle e campagne pubblicitarie, l'approdo nel mondo dello spettacolo, ma soprattutto l'idea di crearmi una famiglia, quella che mi è sempre mancata."
Quando guarderete Fabio ritratto su qualche manifesto, guardate i suoi occhi: sapranno raccontarvi un pezzo di vita.