Globish, idioma del business mondiale: l'inglese maccheronico ora ha un nome
I ragazzi italiani diplomati, che parlano in modo corretto e fluente l'inglese che viene insegnato a scuola sono solo il 19,7%
Il Globish è l’idioma parlato dagli expat ed il più diffuso al mondo
Nel mondo circa 1.5 miliardi di persone parla inglese. Ma di questi, solo 400 milioni è madrelingua. Ciò significa che il 74% della popolazione mondiale utilizza l’inglese come lingua franca, ovvero come mezzo di comunicazione interculturale e per farlo impiega una variante linguistica di facile comprensione, che evita misunderstanding e espressioni figurate. Questa variante dell’inglese, di cui oggi ancora pochi parlano, ha un nome e si chiama Globish.
Ma che cos’è il Globish?
Letteralmente la parola Globish, significa inglese globale e indica quel particolare idioma di matrice anglosassone che si è diffuso nel mondo e che risente significativamente del fenomeno della globalizzazione. Il termine Globish è stato coniato nel 1998 dal francese Jean-Paul Nerrière, ingegnere informatico francese, vice presidente marketing della IBM. Nerrière notò che nelle conferenze internazionali, gli uomini d'affari orientali riuscivano a parlare con clienti coreani e giapponesi e a farsi capire in inglese in maniera molto più facile rispetto a quando la conversazione avveniva con dirigenti americani o inglesi. Il tipo di lingua diffusosi tra i non madre lingua, fatto di frasi semplici, un vocabolario snello e privo di espressioni idiomatiche standardizzate e complesse, riusciva, in sostanza, ad agevolare il dialogo e la comprensione semplificandolo notevolmente rispetto all’inglese classico.
Oggi più di un miliardo di persone nel mondo parla il Globish, ovvero quella versione semplificata dell'inglese anglo-americano che comprende le 1.500 parole più utilizzate nella lingua e le strutture grammaticali di immediata comprensione. Più che di una lingua si tratta di un vero e proprio strumento di comunicazione. La rivista The Guardian lo ha di recente definito come Il dialetto internazionale del terzo millennio e una ricerca scientifica riportata dalla rivista digitale ThoughtCo, afferma che il Globish è parlato da circa l’80% della popolazione mondiale.
In Italia e fuori dall’Italia, precisamente a Dubai dove opera, si occupa del fenomeno Monica Perna, English Coach brianzola, Ceo di Auge International Counsulting, impresa di Istruzione ed Alta Formazione che alla lingua del futuro e del business su scala globale, già da alcuni anni dedica studi specifici volti ad indagarne i meccanismi e le strutture. “Il Globish è molto più semplice e veloce da imparare rispetto al tradizionale inglese proposto nelle scuole – dichiara la Perna. “È proprio nel contesto di Dubai, dove sono arrivata nel 2019 e nella mia condizione di expat, che ho sperimentato, scoprendone la vera essenza, la lingua di diffusione mondiale fuori dall’Italia chiamata Globish, che individua quella variante dell’inglese, diversa sia dall’inglese britannico che da quello americano, oggi veramente parlata dalla comunità internazionale”.
La rapida diffusione di questo inglese globale, secondo la Perna, è dovuta, da un lato alla maggiore semplicità del linguaggio che la caratterizza, dall’altro, all’esperienzialità dell’apprendimento ossia al fatto che non vi siano regole da imparare né libri da studiare ma un approccio diretto con la lingua che permette rapidamente a chi la usa di comunicare. Non si tratta, infatti, di una lingua formalmente costruita, ma piuttosto di un dialetto organico che si adatta costantemente, emergendo esclusivamente dall'uso pratico.
Gli italiani e il Globish
È noto che gli italiani non siano ai primi posti nell’apprendimento della lingua inglese e che abbiano più difficoltà, rispetto ad altri paesi europei, sia ad apprenderla che a parlarla. Pur essendo nell’ultimo periodo aumentato il numero degli italiani che studiano questa lingua, solo il 19,7% dei diplomati parla in modo corretto e fluente l’inglese che viene insegnato a scuola. Secondo la classifica stilata da Truenumbers sul livello di conoscenza dell’inglese in 35 Paesi europei, l’Italia si trova, infatti, al 26esimo posto. A dominare la classifica sono i Paesi Bassi, Austria, Danimarca e, in maniera importante, anche i Paesi dell’est Europa.
“L’errore è nell’approccio didattico ormai anacronistico con cui ancora si pensa di insegnare la lingua. – afferma Monica Perna, che a seguito di una ricerca condotta per oltre 3 anni e con l’esperienza di circa 13 mila studenti attualmente frequentanti e 800mila persone formate in tutto il mondo, è giunta ad elaborare un metodo, chiamato Metodo AUGE, che permette di approcciarsi allo studio della lingua sfruttando tutti i 5 sensi e creando un coinvolgimento emotivo. – La nuova frontiera dell’apprendimento linguistico consiste nel sostituire gli ormai obsoleti corsi o video corsi di lingue con vere e proprie esperienze virtuali che le avanguardie del Metaverso ci permettono di costruire come protocolli immersivi, interattivi ed esperienziali. Questa nuova dimensione dell’apprendimento rappresenta il superamento della didattica tradizionale e dimostra la superiore potenzialità di un approccio metodologico basato sul principio del Learning by Doing, lo stesso che sta alla base dell’enorme diffusione del Globish”.