L'hospitality nel post Covid, il 38% degli operatori pensa di cambiare lavoro
I risultati di un'indagine di Medallia Zingle sugli operatori di diverse parti del mondo. Per il 61% il proprio lavoro è diventato meno gratificante
Hospitality, dopo la pandemia il 59% delle aziende afferma di lavorare con uno staff ridotto. Il 67% conferma però un aumento del carico di lavoro e di ospiti. Il 48% degli impiegati si dice insoddisfatto
E' quanto emerge da un’indagine di Medallia Zingle, leader globale nella gestione dell'esperienza dei clienti e dei dipendenti, grazie a interviste condotte su operatori da diverse parti del mondo. Il report rivela che il 38% degli operatori del settore alberghiero sta valutando, o ha già in programma di lasciare, il proprio lavoro nei prossimi due mesi.
Nello specifico il dati sono riferiti al “Global Staffing Report: Employee Experience Impacts Hospitality” pubblicato da Zingle, la piattaforma intelligente di messaggistica di Medallia utilizzata da alcuni dei più grandi operatori mondiali del settore hospitality. In totale sono state condotte 1.250 interviste al personale del settore dell’hotellerie di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Spagna e Germania.
Il quadro tracciato da Medallia ha elaborato il sentiment del personale, l’impatto sul lavoro degli operatori e sulla gestione degli ospiti. Emerge rafforzata la crisi della carenza di personale, con la quale il settore si trova a fare i conti da sempre. Non solo due quinti della forza lavoro prevede di dimettersi entro fine anno, ma il 59% delle aziende afferma di lavorare con uno staff ridotto rispetto a quello attivo prima della pandemia. Nonostante il 67% degli intervistati abbia confermato un aumento del carico di lavoro e di ospiti, grazie alla libertà di viaggiare in gran parte del mondo. In conclusione circa la metà degli impiegati (48%) ritiene non pienamente soddisfacente la gestione da parte delle strutture in cui operano.
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Hospitality, le principali problematiche
Dal report è emerso che la propensione a lasciare la propria occupazione da parte degli operatori si connette a tre motivi pricipali: 1) "preoccupazione per la salute e la sicurezza", 2) "incertezza del lavoro" e 3) perché "i lavoratori hanno ottenuto nuovi posti di lavoro durante la chiusura".
Il mondo dell’hospitality ha inoltre il problema di fare fronte a nuove assunzioni: una situazione denunciata da più della metà (52%) dei partecipanti all’indagine e dovuta alla difficoltà di trovare "candidati abbastanza qualificati", alla "mancanza di risorse per offrire retribuzioni e vantaggi competitivi" e "di flessibilità e di opzioni di home/smart working".
Feedback che rappresentano un campanello d’allarme soprattutto in considerazione del momento cruciale per il rilancio di questo settore e dell’imminente avvicinarsi del periodo clou delle vacanze natalizie. Nel contempo delinea un ruolo ancora più strategico del coinvolgimento dei dipendenti.
"Tutti i settori sono stati colpiti dalla crisi scaturita dall’emergenza Covid-19, ma il settore dei viaggi e dell'ospitalità ha avuto un impatto particolarmente significativo", ha affermato Ford Blakely, fondatore, vicepresidente senior e direttore generale di Medallia Zingle. “La volontà o l’intenzione del 38% del personale di cambiare lavoro è un dato allarmante, ma le aziende di questo mercato devono considerare oggi più che mai che, grazie alla tecnologia e a opportune strategie di comunicazione, hanno l’opportunità di ascoltare le proprie persone e creare una forza lavoro più pro-attiva e coinvolta, più entusiasta e maggiormente disposta a impegnarsi di più, senza troppo guardare il ritorno economico".
Sfide che il mercato dell’hotellerie deve affrontare, dal momento che lo studio di Medallia Zingle ha evidenziato che il 61% degli operatori del settore afferma che i propri ruoli sono più difficili e meno gratificanti dall'inizio della pandemia e un quarto (24%) che la propria esperienza di lavoro è peggiorata, oltre a sentirsi meno coinvolto. Aspetto che si riverbera inevitabilmente sulla qualità dei servizi: il 27% afferma che anche l'esperienza fornita agli ospiti è peggiorata dall'inizio della pandemia.