L’invasione delle sneakers bianche è lo specchio del nostro conformismo
Chi era tendente al conformismo lo è diventato ancora di più, chi lo rifuggiva è diventato ancora più uno spirito ribelle
Le sneakers bianche e il conformismo
Nanni Moretti nel suo ultimo film ha fatto una crociata contro i sabot, un sandalo orripilante (con qualche ragione) secondo il fulgido regista, sempre pronto a stigmatizzare vezzi e vizi del popolo bue. Credo che avrebbe potuto fare lo stesso contro le sneakers bianche.
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Le ex scarpe da ginnastica, nobilitate dalla traduzione anglofona, riabilitate a capo indispensabile, sono diventate un bollino di integrazione e conformismo. Scarpe indossate da medici e infermieri (seppure senza griffe in evidenza), perché comode e perché coerenti con il resto dell’abbigliamento (bianco) ospedaliero.
Ora guardiamoci intorno, sneakers ovunque. Uomini, donne, giovani, vecchi, sportivi, manager (quelli che le mettono con l’abito andrebbero radiati…), una sneakers bianca non si nega a nessuno. Ma perché la ragione di tale successo? Senza avventurarsi in letture di psicologia sociale, registro solo quanto sia più facile adeguarsi che inventarsi, e i social in questo hanno accentuato le nostre inclinazioni.
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Chi era tendente al conformismo lo è diventato ancora di più, chi lo rifuggiva è diventato ancora più uno spirito ribelle. Ora attenderemo con impazienza una nuova tendenza, magari indosseremo tutti un cappello, una bandana, forse sarebbe più divertente di queste orde di persone che invadono le città con i loro piedini bianchi, rassicuranti e conformisti (un po’ come i politici in queste settimane di campagna elettorale).