Bimbo ucciso dalla madre perché "disabile", la politica ha sue responsabilità

La tragedia di Torre del Greco svela l'inconsistenza delle politiche pubbliche per la disabilità

L'opinione di Maria Pia Perrino
Costume
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Tragedia a Torre del Greco, a discriminare la disabilità talvolta è la famiglia stessa del disabile

E ‘di poche ore la notizia di una mamma che avrebbe fatto annegare il figlio di due anni e mezzo con la motivazione: “Pensavo che mio figlio fosse autistico".

Eravamo sino ad ora abituati a conoscere genitori che combattono perché ai loro figli diversamente abili sia riconosciuto il diritto ad una compiuta inclusione sociale. 

E invece assistiamo al gesto efferato di un genitore terrorizzato dall’ipotesi, non ancora accertata al momento dell’omicidio, di una madre che pur di non affrontare una simile verità sopprime suo figlio e a quanto pare tenta di sopprimere sé stessa.

Chi voleva difendere quella madre?

Forse sé stessa dalla prefigurazione di una vita da trascorrere nella cura di suo figlio senza poter contare sull’ausilio di alcuna struttura pubblica?

Forse suo figlio dalla prospettiva di una vita fatta di esclusione, emarginazione, scherno?

Forse entrambe le cose?

La constatazione di fondo è che se la presenza di un disabile in famiglia crea tanto sconcerto si devono considerare talmente inconsistenti le politiche pubbliche di sostegno e di inclusione della disabilità.

Ancora lontana appare l’applicazione della Convenzione Onu sulla disabilità del 2006, ratificata con legge in Italia nel 2010 che all’art. 19 dispone:

“Che le persone con disabilità abbiano accesso ad una varietà di servizi di sostegno domiciliari, residenziali e di altro tipo, compresa l'assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere ed essere incluse nella società e impedire che siano isolate o segregate dalla collettività; i servizi e le strutture destinati alla popolazione generale siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattati ai loro bisogni".

Ma solitudine, impotenza, dolore regnano ancora sovrani in tali realtà, in cui il genitore è chiamato a supplire tutte le inefficienze che si scontano in questo settore.

E ciò è ancora più grave se si pensa che si tratta di disabilità minorile.  

 

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