Covid, Zuckerberg: "Abbiamo censurato notizie vere". Crolla l'impero Meta

Il presidente dell'impero virtuale chiede ammenda per la censura durante l'emergenza sanitaria ammettendo gli errori

di Redazione Mediatech
Mark Zuckerberg
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Meta, crolla il castello di carta della lotta alla disinformazione: "Abbiamo censurato molte cose rivelatesi vere"

Parlare di Facebook come di un castello di carte potrebbe apparire fuorviante, vista la dimensione virtuale della piattaforma. Eppure il paragone è calzante, se si vuole descrivere il crollo che ha avuto l’impero di Mark Zuckerberg sul tema della lotta alla disinformazione. È stato lo stesso ceo ad ammetterlo: Facebook si è sbagliato, la censura operata durante gli anni dell’emergenza sanitaria è stata tutt’altro che corretta.

“Sul Covid-19 penso che l’establishment scientifico si sia confuso su un mucchio di fatti e abbia chiesto di censurare un sacco di cose che, in retrospettiva, sono finite per essere discutibili o vere” ha dichiarato il presidente di Meta. Ed ecco che tutto il castello di carte sulla lotta alla disinformazione crolla in un colpo. Con le sue parole Zuckerberg mette in discussione il comportamento che ha avuto la scienza durante la crisi Covid e con essa il ruolo dei fact-checkers, sinora considerati detentori della verità nel mondo social. Non solo, ammette anche l’ingerenza esterna.

Dopo i Twitter Files le dichiarazioni di Zuckerberg confermano infatti come il governo statunitense – e i suoi “esperti” – abbiano fatto pressioni sui social per manipolare l’opinione pubblica. Qualsiasi dubbio postato sui social veniva prontamente nascosto. E così tuttora accade. A distanza di tre anni, Mark Zuckerberg sembra finalmente voler confessare il vero ruolo avuto dai suoi social.

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È Lex Fridman, fra i massimi esperti di Intelligenza artificiale, ad aver strappato tali ammissioni al fondatore di Facebook. Nella sua intervista non si è limitato a porre le solite domande “comode”, ma ha chiesto anche come distinguere, per esempio, i fatti dalle opinioni? “È complicato – ha risposto Zuckerberg – “Noi siamo pratici: ci limitiamo a domandarci se quell’informazione causa danni alle persone oppure no”. Ma davvero possiamo credere che un algoritmo sia in grado di operare correttamente e decidere se una affermazione causi danni ad altri?

Nel frattempo, però, l’opera di censura attuata dai social ha generato danni gravissimi dividendo la società e soffocando il dibattito pubblico su temi medico – scientifici.

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