Afa e tempeste. Il clima oggi è la nuova normalità. La politica batta un colpo

Gli scienziati da anni raccontano gli scenari drammatici di questi giorni, ma la politica gira la testa dall’altra parte

L'opinione di Antonello Pasini*
Cronache

Il clima di oggi è colpa del riscaldamento globale. Nessuno ascolta la scienza, e la politica  gira la faccia dall'altra parte

Avevamo bisogno di un esempio di ciò che accadrà se non invertiamo la rotta, se non fermiamo il riscaldamento globale? Guardiamoci intorno. Eccolo. È questa estate di caldo torrido e di tempeste. Di coltivazioni perdute. Di morti per il clima. Ed è soltanto l’inizio. Perché nessuno ascolta gli scienziati, mi chiedo?

Sta accadendo che a causa del riscaldamento globale è cambiata, anche nel nostro pese, la circolazione dell’aria. Prima c’era l’anticiclone delle Azzorre che ci proteggeva dalle piogge del Nord e dalle correnti bollenti dell’Africa. Oggi invece l’anticiclone delle Azzorre è sostituito dagli anticicloni africani del Sahara, che portano temperature roventi e siccità.

Il motivo per cui passiamo dal caldo insopportabile alle grandinate è che ci sono correnti di aria fredda che si infiltrano e provocano variazioni improvvise e violente. Ma la colpa è nostra però. Gli effetti che viviamo sulla nostra pelle questa estate così drammatica sono frutto del riscaldamento globale di origine antropica. Deforestazioni, consumo del suolo, combustione. Il riscaldamento globale è già aumentato di un grado e mezzo rispetto all’epoca pre-industriale. Per questo dobbiamo fermarci qui. A scenari di caldo, siccità e tempeste dovremo abituarci, indietro non si torna, dovremo imparare a conviverci.

È questo il clima dei prossimi anni. Se però la temperatura dovesse aumentare ancora, addirittura di 4 o 5 gradi, allora sarà davvero una catastrofe. E ciò potrebbe accadere se non ci sarà un cambio radicale del nostro modo di vivere e di produrre. Nel 2050, questa è la previsione, il riscaldamento globale potrebbe essere, appunto, di 4 o 5 gradi in più. Tutto questo mina lo sviluppo di una nazione. Se la siccità o le alluvioni distruggono coltivazioni e raccolti, saltano gli equilibri della produzione alimentare di tutto il paese. Gli scienziati da anni raccontano questi scenari drammatici, ma la politica gira la testa dall’altra parte. Fino a quando? Perché quegli scenari sono oggi la nostra realtà

* meteorologo e ricercatore del clima al CNR di Roma

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