Alberto Trentini, la storia dell'arresto in Venezuela del cooperante italiano
Dalla notizia del suo arresto, lo scorso 15 novembre, alle ultime novità
Alberto Trentini, la storia del cooperante arrestato in Venezuela
Alberto Trentini ha conquistato le prime pagine dei notiziari e dei giornali dallo scorso 15 novembre, giorno in cui è stato arrestato in Venezuela dalla Polizia. Si trovava nel paese del Sud America come cooperante per la ong Humanity & Inclusion, organizzazione umanitaria che si occupa soprattutto di persone diversamente abili.
Alberto Trentini ha 45 anni, e da tempo è impegnato come cooperante per diverse organizzazioni umanitarie in giro per il mondo, spesso e soprattutto in Sud America come nel 2022 quando era stato coordinatore in Colombia per un’altra ong, questa volta francese, Solidarites International e prima ancora di Premiere Urgence International. La sua formazione arriva dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.
I contorni del suo arresto sono apparsi misteriosi e poco chiari fin dal principio
Stando al racconto del suo legale supportato dalla ricostruzione dei familiari del giovane italiano, Trentini si stava recando in missione da Caracas a Guasdalito quando l’auto si cui viaggiava con l’autista della ong è stata fermata ad un posto di blocco. Da quel momento più nulla.
Sembra che nei giorni successivi sia stato trasferito da un primo carcere ad una struttura di Caracas. Per giorni e giorni non gli è stato notificato alcun tipo di imputazione. Trentini quindi si trovava in carcere senza alcuna ragione chiara e senza notizie. A nulla infatti sono valsi gli sforzi diplomatici della nostra ambasciata e della Farnesina; nessuno infatti è riuscito ad avere notizie della situazione e dello stato di salute di Trentini.
C’è chi ha ipotizzato che dietro l’arresto del cittadino italiano ci sia un disegno voluto dal regime del Presidente venezuelano, Maduro, di prendere come “ostaggio” il cooperante italiano per utilizzarlo come arma politica nei confronti dell’Italia.
Da settimane i genitori di Trentini hanno chiesto un maggiore impegno da parte del Governo; richiesta a cui è seguita ad inizio aprile la telefonata fatta dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla mamma di Andrea in cui ha confermato l’impegno dell’esecutivo e suo personale: “Siamo al lavoro per riportarlo a casa”.