Alfieri a messa e in sala operatoria. Si indaga sul "medico del Papa"

Imbarazzo nel Vaticano. Lui si difende: " Io lavoro in equipe e opero solo nella parte centrale"

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Cronache

La procura di Roma raccoglie documenti e testimonianze sull’attività operatoria del primario

"Si può risultare presenti in una sala operatoria del Gemelli a Roma e allo stesso tempo essere nel cortile dell’ospedale alla messa del Papa per il sessantesimo anniversario della facoltà di Medicina? E ancora, in altre due occasioni, essere altrove ancora più lontano, una volta a Milano a 570 chilometri di distanza e in un’altra circostanza, a 414 chilometri di distanza all’isola d’Elba?"

Domande che pone la Stampa, secondo cui sta indagando la procura di Roma "per far luce sull’ipotesi che il professor Sergio Alfieri - il chirurgo che per due volte ha operato Papa Francesco all’addome - abbia firmato il registro delle presenze in sala operatoria mentre in realtà non era lì. Per questo sospetto è stato indagato per falso in atto pubblico".

Come riporta la Stampa, "sotto la lente degli inquirenti ci sono gli spostamenti del medico, capo del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche addominali ed endocrino metaboliche del policlinico Gemelli, in giornate in cui avrebbe dovuto operare". Sul quotidiano torinese appare anche la difesa dello stesso Alfieri: "Sono molto sereno e convinto della correttezza con cui agisco. Io lavoro in equipe e opero solo nella parte centrale, mentre non mi fermo a suturare i punti". 

La Stampa propone anche un retroscena in cui si sostiene che "nei corridoi dei Sacri Palazzi la vicenda ha provocato imbarazzo". Viene riportato un virgolettato di un alto prelato: "La prima reazione che ho avuto, e percepito, è stata un misto tra stupore e amarezza. Ma questo non significa trarre conclusioni affrettate: bisogna attendere la fine delle indagini. Anche perché lo stesso papa Francesco è il primo che si dice, e mostra di essere, assolutamente garantista, lottando allo stesso tempo contro qualsiasi tipo di “corruzione”. Per come lo conosciamo, non si permetterebbe di condannare in tempi prematuri, a maggior ragione con un’inchiesta esterna allo Stato Vaticano. Certo, se le accuse si riveleranno fondate, sarà una delusione".