Alluvione Emilia Romagna. Ricostruzione che arranca e scontro tra istituzioni

Retroscena: i molti interventi non sembrano neanche sufficienti a ripristinare la situazione pre catastrofe

di Antonio Amorosi
Stefano Bonaccini
Cronache

Ricostruzione Emilia Romagna in stallo. Bonaccini lamenta un mancato arrivo di fondi. Meloni risponde che ha stanziato. Figliuolo convoca tavolo

A che punto è la notte nell’Emilia Romagna post alluvione?

“Ci voleva meno inerzia, siamo in stallo”, ci rispondono quasi all’unisono tecnici e comitati interpellati. In pubblico vanno tutti d’amore e d’accordo, in privato emerge invece la realtà: i molti conflitti tra istituzioni e le criticità sui fondi e il loro utilizzo hanno messo un freno alla soluzione anche dei problemi più gravi che il territorio si trova ad affrontare.

Nei giorni precedenti ferragosto il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini invia una lettera alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, lamentando un mancato arrivo di fondi e chiedendo un incontro urgente. La Meloni reagisce, anche lei con una lettera, sostenendo che in realtà i fondi sono stati stanziati.

Molti interventi sono comunque in essere ma non sembrano per adesso neanche sufficienti a ripristinare la situazione pre catastrofe. La Regione di Bonaccini ha annunciato lavori per 116 milioni di euro: “22 i cantieri in provincia di Ravenna, per un investimento complessivo di circa 41 milioni di euro; 14 nel forlivese-cesenate, per 13 milioni e 600mila euro; 26 nel bolognese per un totale di circa 54 milioni di euro. E ancora: 9 somme urgenze riguardano la provincia di Rimini, per circa 4 milioni; 6 si stanno realizzando nel modenese, con lavori per circa un milione di euro; due nel reggiano, per 3 milioni”. 

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“Ci voleva però meno inerzia”, è il refrain che ripetono tutti dal territorio quando i microfoni sono spenti. Molti Comuni delle vallate romagnole affronteranno l’inverno in situazioni davvero critiche, con frane non risolte, ripristini non effettuati e messe in sicurezza non davvero adottate. “Si naviga al buio”, in un continuo rimpallo tra la Regione che dichiara mancanza di denaro e il generale Figliuolo, commissario ad acta, che visita i siti e supervisiona gli interventi più urgenti. 

Il dramma più evidente è che molti enti, sopratutto i piccoli, non sanno da che parte iniziare gli interventi urgenti, mancando o di fondi e di competenze tecniche interne. Ci sono delle evidenti impreparazione dei Comuni ad affrontare la gestione del territorio, dalla gestione dei fossi a quella dei torrenti, dal ripristino delle frane alle strade da riaprire. 

Il primo problema è che ben che vada, e siamo lontani anni luce da questa situazione, si ripristinirà la condizione territoriale pre alluvione di maggio che resta comunque insufficiente a rispondere ai criteri di sicurezza dovuti. Una situazione paradossale. Mancano cioè la chiarezza e i criteri di prevenzione, quegli interventi per la messa in sicurezza del territorio fatti a prescindere dagli enti locali e che dovrebbero essere realizzati subito dalla Regione Emilia Romagna: parliamo dei lavori stabiliti da tempo dalle autorità di bacino (e per i quali si utilizzano i fondi di prevenzione pianificati che tutte le Regioni devono possedere).

Secondo problema: molti alluvionati non sono neanche rientrati in casa e non hanno ancora mai visto un euro di ristoro eppure dall’1 settembre ripartono i pagamenti di tasse, cartelle, avvisi di accertamento, addebiti per tutti coloro che avevano la residenza o la sede legale o operativa nei Comuni di Emilia Romagna, Marche e Toscana colpiti dall’alluvione di maggio. In pratica termina il periodo di sospensione dagli obblighi fiscali in scadenza nel periodo dal 1 maggio 2023 al 31 agosto 2023 per chi aveva sede operativa nei Comuni colpiti.

Terzo problema. Le casse di espansione, considerare dei veri salva vita, continuano a latitare. In Emilia non ci sono per quante ne servono, sono la metà, in Romagna invece non ci sono proprio. E l’alluvione di maggio non ha fatto scattare il fatidico colpo di reni per la realizzazione. Ad esempio i lavori per le vasche di laminazione del Sillaro e del Santerno non hanno visto significativi passi avanti. Eppure è da più di un decennio che esistono le autorizzazioni e l’individuazione dei siti. Anche il bacino del torrente Senio non se la passa meglio: in questo caso sono anche stati fatti diversi lavori importanti per la realizzazione ma il bacino non risulta collaudato. 

Il commissario Giuseppe Figliuolo ha dichiarato che per la ricostruzione saranno impegnati 1,28 miliardi per il 2023 e altri 1,6 tra il 2024 e il 2025. Intanto convoca con le Autorità e gli Enti regolatori della Regione un tavolo tecnico il prossimo 24 agosto. E’ scritto in una nota che la riunione è “finalizzata a procedere all'elaborazione di un piano degli interventi di ricostruzione, di ripristino e di riparazione che tenga conto delle necessità prospettate dagli amministratori locali e delle priorità dettate dal quadro di situazione generatosi in seguito agli eventi alluvionali dello scorso maggio”. Ma c’è da chiedersi: dopo tre mesi siamo ancora a questo?

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