Altavilla, lo scempio del castello normanno. Franceschini: “Non sapevo ma...”

Votare serve ancora a qualcosa? Le sorti di un castello appeso all’inerzia delle istituzioni. L'ennesimo scempio sotto gli occhi di tutti in Campania

di Antonio Amorosi
Cronache
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Ci sono luoghi come il castello normanno di Altavilla Silentina dove è passata la storia... ma i politici neanche lo sanno. Il prossimo 3 ottobre si vota il sindaco in molti Comuni italiani. Tutti parlano dei grandi centri, dove si decidono le sorti del Paese come Milano, Roma, Torino, Napoli. Noi vogliamo parlare della provincia. Quando è aria di elezioni i politici dicono che bisogna partire dalle periferie, dalle provincie, pur di rialzare le sorti del proprio partito e del proprio stipendio.   


 

Questa è una storia tipicamente italiana ed è “l’occasione per mettere fine a un disastro davanti all’inerzia delle istituzioni e dello Stato. È una vergogna”, dicono i cittadini del Comune di Altavilla.

La politica ha distrutto il castello, la politica lo salvi. Sarà mai in grado di farlo?

Nel cuore della Piana del Sele, tra i Templi di Paestum e le colline di Salerno si trova un castello normanno fondato dagli Hauteville nel 1080, e che darà poi nome ad Altavilla Silentina, paesino di 7000 anime. Un luogo piccolo ma strategico. Dalla collina si controlla tutto il golfo di Salerno e l’area del Sele, dove nel 71 a.C è morto Spartacus, il gladiatore che guidò 40.000 schiavi contro Roma nella più grande ribellione dell’antichità (i ribelli vennero massacrati a Scanno ad Altavilla). Per questo i normanni nell’XI secolo ci eressero il castello. Dalla congiura per uccidere l’imperatore del Sacro romano impero Federico II, che vinse e rase al suolo tutto ma lasciò intatto il castello, alla cospirazione spagnola del 1553 alla proclamazione della Repubblica partenopea fino allo scontro epico tra Alleati e tedeschi nella Seconda Guerra mondiale sul colle 424 nella battaglia di Avalanche, il castello è sempre stato un luogo nevralgico di assalti e battaglie. Molti americani ancora oggi conoscono questo puntino della Campania perché ci sono morti i loro cari ma non conoscono il Maschio Angioino o le due torri di Bologna e tanti altri monumenti italiani. 


 

Il castello è vincolato dai Beni culturali per le mura antiche, i soffitti in legno decorati con affreschi, una cappella gentilizia, addirittura una specie protetta di tartarughe che vivono nel giardino e una reliquia di san Bonaventura. Il maniero, fino al 1999, era in mano a privati, la famiglia Mottola.

Ora sono passati 20 anni dall’acquisto del castello da parte di un altro privato. Le mura deturpate, con una gru penzolante, si consumano lentamente esposte alle intemperie e all’inerzia delle istituzioni che si rimpallano le responsabilità di anno in anno mentre il paesino scivola nel degrado e nel bisogno di essere rilanciato economicamente.

Nel 1999 il castello viene venduto alla tv Tele A di Alfredo Abbaneo di Ottaviano (Napoli) per 500 milioni di lire, 258.000 euro, che visti i 4.000 metri di superficie è a meno del prezzo di una stalla.

Tra cambi di destinazione d’uso, richieste di fondi pubblici, il tentativo di farci un albergo con piscina, partono lavori che somigliano più a quelli di un casolare di campagna che a un castello medioevale. E tutti gli elementi architettonici e culturali di valore vengono distrutti e altri danneggiati, davanti agli occhi degli uffici del Comune situato di fronte al castello.

La Sovrintendenza interviene nel 2005 e nel 2013 per, come lo definiscono loro, “un inutile oltraggio”, ma non ci sono interventi a fermarlo. Nessun altro interviene, neanche i cittadini. Nel 2014 la Sovrintendenza emette un decreto di ripristino del bene contro cui presenta opposizione la proprietà che va al Tar. Per il proprietario gli abusi erano precedenti al suo intervento.

Poi Tele A fallisce, Alfredo Abbaneo vende il maniero a una società ungherese intestata a un socio unico, Filomena Abbaneo, una parente. Il curatore fallimentare di Tele A Gianfranco Murino scrive ai giudici che la vendita del castello “si inserisce in un ampio disegno preordinato alla dispersione, distruzione, sottrazione e/o occultamento del patrimonio”. Sorgono dubbi sulla legittimità dei diversi passaggi di proprietà del castello con la Sovrintendenza dei Beni Culturali che sarebbe stata scavalcata durante le vendite.

A settembre 2019 scrivo un’inchiesta per il settimanale Panorama che fa conoscere il caso alla cronaca nazionale. Partono le richieste di intervento del ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini, dei parlamentari Gianluca Vinci (ora Fdi), Gianluca Cantalamessa (Lega), Mauro Coltorti (M5S) e 33 senatori (Angrinasi, Marinello, Vanin, Accoto, Corrado, De Lucia, Trentacoste, Donno, Fede, Di Girolamo, Castellone, Santillo, Airola, Granato, Russo, Presutto, Garruti, Pirro, Di Marzio, Giannuzzi, Mininno, Mautone, Romagnoli, Grassi, Leone, Abate, Agostinelli, Mollame, Santangelo, Pesco, Di Nicola, Lannutti, Piarulli). Ma nulla movet. Non è abbastanza per un’intervento repentino. 


Inchiesta di Panorama, settembre 2019

Diventa nuovo capo della Procura di Salerno il magistrato Giuseppe Borrelli. Viene aperta un’inchiesta giudiziaria

Chiamiamo il ministro Franceschini: “Non conoscevo questa vicenda ma interverremo”.

Intanto è nato un comitato di cittadini che presenta istanze al Comune e la richiesta d’intervento delle istituzioni.

Dopo alcune settimane dalla nostra chiamata il ministero dei Beni culturali risponde all’interpellanza degli onorevoli Vinci e Cantalamessa, ricostruendo gli abusi subiti dal castello normanno e rimarcando l’impegno del ministero a trovare sinergie per il ripristino della struttura. Nonostante gli interventi attuali è "un esempio estremamente interessante di palazzo fortificato".

E siamo nel 2021. “Ma a che serve denunciare? Tanto nessuno fa niente. Sembra un rudere, ormai. Chissà dov’è in questi casi il governatore De Luca!?”, si chiede Carmine. I cittadini neanche denunciano più.

I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio di Napoli arrivano ad Altavilla, alcuni interventi dell’Arma avvengono sotto gli occhi della gente, come quello alla sede del Comune e al Castello stesso. Intanto sono passati 5 anni il 2 febbraio del 2021, vista l’inattività processuale al Tar, il ricorso della proprietà contro la Sovrintendenza viene dichiarato “perento”. In sostanza si deve ripristinare il bene come stabilito dalla Sovrintendenza.

Altra pioggia è caduta sul castello e altro tempo lo ha consumato e siamo arrivati ad oggi, alla vigilia delle elezioni e la situazione è cambiata ulteriormente.

Il testo unico in materia edilizia (Dpr 380/2001) permette al Comune di emettere un’ordinanza di demolizione degli abusi e il ripristino dello stato precedente. Se entro 90 giorni non accade, cosa molto probabile viste le condizioni del castello, il Comune può acquisirlo gratuitamente come patrimonio comunale.

Il prossimo 3 ottobre si vota per il sindaco e abbiamo chiesto ai due candidati, delle due liste civiche presenti, la loro posizione, visto che l’amministrazione passata non si era accorta di nulla, secondo quanto affermato dall’ex responsabile dell’ufficio tecnico Alessandro Fusco: “Non ce ne siamo accorti”, riferendosi agli abusi.

Francesco Cembalo, assessore uscente: “E’ nostra intenzione emettere l’ordinanza appena divento sindaco, se queste sono le condizioni”.

E perché non avete agito finora, visti anche i mancati controlli del Comune?

Cembalo: “Non abbiamo ricevuto input tecnici dagli uffici e avevamo timore di immetterci in una contesa giudiziaria. Ma se divento sindaco farà l’ordinanza”.

Enzo Giardullo, candidato sfidante: “Sì, assolutamente, prendo questo impegno se sarò sindaco. Già in passato ho proposto l’acquisto del bene”.

Intanto sullo sfondo del castello che si sgretola ogni giorno di più, pende l'indagine ancora aperta della procura della Repubblica di Salerno.

Dopo 16 anni cosa ha distrutto di più? La mano dell'uomo o l'inerzia delle istituzioni?