Anche la sanità pubblica va in ferie: personale al minimo e turni massacranti

La denuncia della federazione medici internisti: “Assistenza a rischio in tutta Italia. è compromessa la qualità delle cure nel 56 per cento dei reparti”

Di Redazione Cronache
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Anche la sanità pubblica va in vacanza: un medico su tre in ferie. A farne le spese la qualità delle cure ...

Con l’arrivo dell’estate si è aggravata la situazione della sanità pubblica, già stremata dalla carenza di personale negli ospedali e dai lunghi tempi di attesa. In questo periodo Milano, Roma e le città di tutta Italia non si differenziano molto: reparti e studi dei medici di famiglia chiudono per ferie lasciando che a sbrigarsela siano i servizi d’emergenza. Senza contare che grazie a Caronte gli accessi in ospedale in questi giorni sono aumentati del 20%.

Come riporta La Stampa, a Milano in chirurgia i letti si dimezzano, nella terapia intensiva si riducono di un quarto. Si salvano i reparti di maternità, attivi all’80 per cento. In Toscana, seguendo una prassi che va avanti da anni, nelle prossime settimane le aziende sanitarie chiuderanno alcuni reparti, concentrando il personale in quelli che rimarranno aperti.

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Fatti locali si potrebbe obiettare. Ma che non sia così lo raccontano i numeri di una indagine condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri in ben 206 delle loro unità operative ospedaliere sparse in tutta Italia. Anche se, come specifica il Presidente Fadoi, Francesco Dentali, “nelle medicine il quadro è ancora più critico per via del fatto che i nostri reparti sono ancora erroneamente classificati come a ‘bassa intensità di cura’, il che non riflette in alcun modo la complessità dei pazienti anziani e con pluri-morbilità che abitualmente trattiamo nelle nostre Unità operative, che da sole assorbono un quinto di tutti i ricoveri ospedalieri”.

Resta il fatto che, nonostante molti medici facciano gli extra per coprire i turni di notte ne il 56,8% salta i riposi settimanali, le attività ambulatoriali diminuiscono nel 52,7% dei casi e chiudono del tutto nel 15,1% degli ospedali, mentre complessivamente la qualità dell’assistenza sanitaria è compromessa nel 56% dei casi in modo sensibile.

Tra giugno e settembre, secondo l’indagine Fadoi, oltre il 91% dei medici usufruiscono dei 15 giorni di vacanze nel periodo estivo, come garantito dal contratto nazionale di lavoro. Questo comporta una riduzione degli organici in reparto che varia tra il 21 e il 30% nel 48% dei casi, tra il 30 e il 50% nel 19,4% dei reparti, mentre la carenza è tra l’11 e il 20% in un altro 21,8% dei casi. Per chi resta il volume di lavoro aumenta nel 42,7% dei casi e ciò incide “abbastanza” sull’assistenza offerta ai cittadini nel 51% dei nosocomi, “molto” in un altro 15,5%, “poco” nel 21,2% dei reparti, “per nulla” soltanto nel 6,3%.

A risentirne nello specifico sono poi le attività ambulatoriali, che diminuiscono le loro attività nel 52,7% dei casi e chiudono del tutto in un altro 15,1% degli ospedali. Il 14,1% garantisce invece l’invarianza nel numero e nei tempi delle attività negli ambulatori, che sono rimodulate nei tempi ma invariate nel numero di prestazioni in un altro 18% di casi. Se pur riducendo le attività d’estate gli ospedali non chiudono per ferie lo si deve ai sacrifici sostenuti dai medici per coprire la carenza di personale già di per se cronica

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