Cantone: "Dossier sui fondi della Lega. Striano teneva tutto in un diario"
Il procuratore Cantone all'Antimafia: "33.528 file sono stati scaricati da banche dati DNA e 10.000 gli accessi". Mai escluso che non vi sia dossieraggio
Dopo l’audizione del procuratore della DNA Giovanni Melillo oggi le affermazioni del Pm Raffaele Cantone che risuonano ancora più clamorose
Un quadro raccapricciante quello disegnato dal Procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone in audizione alla commissione parlamentare Antimafia. "Il mercato delle SOS non si è affatto fermato", spiega il magistrato, “avremmo dovuto fare 50.000 capi di imputazione per tutti gli accessi che sono stati fatti”. A un certo punto Cantone parla di 4124 SOS, le cosiddette segnalazioni di operazioni bancarie sospette, 1531 persone spiate e 74 persone giuridiche, cioè società, 1123 persone spiate sulla base del sistema Serpico, il grande fratello dell'Agenzia delle Entrate per il controllo dei movimenti sospetti dei conti correnti. "33.528 file sono stati scaricati da banche dati DNA e 10.000 gli accessi". Dati che non sappiamo che fine abbiano fatto, "numeri mostruosi". Sono atti che potrebbero essere "utili anche a Servizi Stranieri", altro che articoli dei giornalisti.
"Striano ha presentato una sorta di diario di tutte le pratiche che aveva fatto e ne abbiamo acquisito anche altre, tra cui quella sui fondi della Lega. L'attività sui fondi della Lega è uno degli oggetti di futuro approfondimento", ha rivelato Cantone rispondendo a chi gli ha chiesto durante l'audizione di entrare nel merito del dossier sulla Lega.
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"Il mercato delle Segnalazioni di operazioni sospette (SOS)", ha evidenziato Cantone, "non si è affatto fermato. Abbiamo una prova clamorosa: durante la prima fuga di notizie è uscito un riferimento ad una Sos riguardo a un imprenditore che avrebbe avuto a che fare col ministro della Difesa, quella Sos non era stata vista da Striano. C'era qualcuno che continuava a vendere sotto banco le Sos. Questa indagine è stata trasmessa alla procura di Roma".
Poi il passaggio su come l'inchiesta attuale è diventata pubblica. "Questa è la seconda fuga di notizie in questa inchiesta. Però ancora non abbiamo capito chi e come questa notizia l'ha fatta uscire, danneggiando l'indagine", ha proseguito Cantone. Il procuratore ha inoltre spiegato di aver "sentito per due volte il ministro della Difesa, che credo vada ringraziato". "La funzione del pm è individuare l'esistenza dei reati, dei fenomeni non se ne occupano. Esistono fatti di rilevante gravità di cui se ne occupa ognuno per le sue competenze", ha aggiunto.
Il nome al centro è sempre quello del sottotenente Pasquale Striano che era a capo di un pool. Ma spiega il magistrato: "Non è emerso che il tenente Striano facesse la bella vita, che avesse disponibilità economiche di un certo tipo, il suo conto corrente, così come quello dei suoi familiari, è stato vivisezionato: al momento non sono emersi elementi tali da far pensare a finalità economiche della sua attività, che pure potrebbero essere nascoste".
“E chi parla di bolle di sapone ne risponderà nelle sedi giuste”, ha spiegato Cantone, “esiste un limite a tutto, se non si conoscono gli atti non si può esprime giudizio", secondo cui "c'è l'esigenza di una serie di strumenti come delle infrastrutture telematiche giudiziarie e vorrei ricordarlo in un momento nel quale con grandissima fatica ci stiamo avviando al processo telematico".
Il riferimento è alle parole del giornalista Paolo Mieli che ospite a Quarta Repubblica da Nicola Porro, ha parlato così della vicenda lunedì: “La presenza di Cantone mi garantisce al 101 per cento che questa inchiesta farà la fine di quella sulla loggia Ungheria, una bolla di sapone. Cantone è uno che accompagna dolcemente le cose al largo e poi... Anche andare in audizione al Copasir e alla commissione Antimafia, è un viaggio verso il nulla, una perdita di tempo enorme. Un senso l'ha già avuto questo caso, che gli spiati sanno che esistono delle attenzioni su di loro”.
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