Avetrana, la censura preventiva della serie tv è pura ignoranza. E, questa sì, fa indignare
Il sindaco di Avetrana ottiene lo stop alla messa in onda della serie su Disney Plus.Una richiesta censoria tardiva e grottesca. Intanto le Iene...
Avetrana, la censura preventiva della serie tv è pura ignoranza. E, questa sì, fa indignare
Avetrana - Qui non è Hollywood è la serie che forse non vedrete mai su Disney Plus. Il titolo, a fronte di un gigantesco lancio pubblicitario che dura da mesi, doveva approdare sulla piattaforma streaming venerdì 25 ottobre. Cosa è andato storto? Il sindaco del paesino pugliese, Antonio Iazzi, si è messo di traverso ricorrendo alle vie legali per, di fatto, censurare la messa in onda della fiction. E il tribunale di Taranto gli ha dato, clamorosamente, ragione.
Mentre attendiamo che tale sentenza venga sovvertita, diamo un occhio alle motivazioni sottese alla richiesta censoria: il primo cittadino Iazzi teme un danno di immagine. Ha paura che la comunità avetranese possa uscire male dalla serie, che venga descritta come omertosa. Con ripercussioni inimmaginabili sul turismo e sul buon nome del paesello. Come mai tutti questi timori? Perché Iazzi la serie ‘Avetrana - Qui non è Hollywood’, per esempio, non l’ha ancora vista. Per quanto, sarebbe bastato forse leggere le sinossi dei quattro episodi per capire chiaramente che la sceneggiatura parla di una storia famigliare, non vuole certo dipingere il modus operandi di un’intera comunità. Andiamo a dragare l’abisso di questa ennesima assurdità.
Il sindaco di Avetrana poteva svegliarsi prima
Accade spesso. Quando si resta accecati dall’eventualità di fare una figuraccia, si finisce per farla doppia. Ed è quanto accaduto anche al sindaco di Avetrana, Antonio Iazzi. Nel tentativo, per carità lecito, di proteggere la propria comunità paesana, ha finito per censurare una serie tv che nemmeno ha visto. Se già la censura non è mai una cosa buona, figuriamoci quella preventiva. Il sindaco Iazzi ignora e, in questa sua specifica ignoranza, strepita, appoggiato dal Tribunale di Taranto, di sospendere la messa in onda di un progetto televisivo. Felici di sapere che in paese non ci siano tematiche più urgenti da affrontare, torniamo al punto: dell’uscita di questa serie si sapeva da mesi. Ne aveva parlato, a mo’ di sfottò, perfino Maccio Capatonda sui propri social quando ne sono comparse le prime, a onor del vero grottesche, immagini di lancio. Ecco, quello, per esempio, sarebbe stato un buon momento per intervenire, per richiedere a Disney di visionare i quattro episodi, presentati di recente anche alla Festa del Cinema di Roma.
Invece no, il sindaco Iazzi mentre tutta Italia parla, indignata, dell’annuncio di questo scabroso titolo, dorme sonni tranquilli. O è troppo impegnato ad ascoltare qualche podcast true crime. Comunque, non fa una piega e lascia correre. Fino alla bella mattina in cui decide di ricorrere immediatamente alle vie legali andando rumorosamente a contestare un progetto che, in poche parole, non sa nemmeno cosa sia. Però, immagina possa essere indecoroso. E lo immagina tanto fortemente da convincersene. La brutta notizia tra le brutte notizie è che gli è andata pure male. Perché ‘Avetrana - Qui non è Hollywood’ è lontana anni luce da ciò che s’è immaginato. L’abbiamo vista in anteprima, lo sappiamo. A differenza sua.
‘Avetrana - Qui non è Hollywood’ censurata (mentre Le Iene vanno a casa di Misseri)
Le quattro puntate di ‘Avetrana - Qui non è Hollywood’ raccontano il famigerato delitto ognuna dal punto di vista dei coinvolti: Sarah Scazzi, Sabrina, Michele e Cosima Misseri. Ogni episodio è un viaggio nella mente, innocente o ferocissima, di queste persone nel tentativo di far luce sull’inspiegabile: come si può compiere uno scempio tanto efferato? Perché? La somiglianza fisica degli attori con i protagonisti della vicenda è sconcertante, quasi respingente, ma anche quella serve a tirarci in faccia lo schiaffone che avremmo tutti meritato già 14 anni fa.
Viene, infatti, da distogliere lo sguardo di fronte a una storia tanto brutale, alla morte violenta di una ragazzina piena di vita per così futili motivi. Uccisa, poi, per mano dei famigliari di cui più si fidava. Uccisa per un’invidia gretta, bestiale, insopportabile anche solo da concepire. E ne abbiamo riso tutti, però, al tempo. Perché “zio” Michele andava in tv dicendo “Ho stato io”. Perché Sabrina Misseri si era presa una cotta per “l’Alain Delon di Avetrana”, tale Ivano, un ragazzo come tanti. Invece, sorpresa, non c’era niente da ridere riguardo a questo fatto di cronaca che avrebbe dovuto shockarci, non intrattenerci. È andata come andata, lo sappiamo bene. E, paradossalmente, una fiction oggi riusciva, nella narrazione, a riportare l’orrenda realtà dei fatti.
Di certo più de ‘Le Iene’ che, per la prima puntata della nuova edizione, hanno mandato subito in onda un servizio girato a casa di “zio” Michele, ora tornato in libertà dopo otto anni di carcere per occultamento di cadavere. L’inviato Sortino chiacchiera amabilmente con lui, ci dorme insieme, lo riporta nel garage dove è stata uccisa la nipotina. Gli dà l’ennesima possibilità di raccontare, come fosse uno scoop, quello che Misseri va ripetendo da sempre: “Ho stato io. E solo io”. Una ‘verità’ a cui tre gradi di giudizio non hanno dato peso stabilendo come il nostro fosse andato semplicemente in protezione di moglie e figlia, nel frattempo condannate all’ergastolo. Ma ‘Le Iene’ vogliono far riaprire il caso, parassitando punti percentuali di share sulle vite distrutte di poveri innocenti morti ammazzati. Come hanno già fatto, invano, per la strage di Erba e per l’omicidio di Yara Gambirasio. Questo, sì, è indecoroso.
Il sindaco Iazzi, però, non ha trovato disturbante tale servizio ‘giornalistico’ che sarà, poco ma sicuro, il primo di una lunga serie nella stagione tv in corso. Il sindaco Iazzi ha trovato disturbante, invece, una serie che non ha mai visto. E, nell’ignoranza, è riuscito perfino a farla censurare. Complimenti.