Baby gang, la criminologa Flaminia Bolzan: "Responsabilità dei genitori, ecco i campanelli d'allarme da non sottovalutare"
La criminologa: "Modelli sbagliati che deviano i ragazzi, i disagi vanno capiti dagli adulti"
Flaminia Bolzan
Baby gang, dopo i fatti di Castel Volturno la criminologa Flaminia Bolzan analizza con affaritaliani disagi e paure dei giovani
Flaminia Bolzan, psicologa e criminologa, dopo i fatti che hanno visto protagonisti alcuni ragazzini di Castel Volturno, analizza con Affaritaliani cosa c'è dietro la violenza giovanile.
A Castel Volturno, la polizia ha sgominato una baby gang che aveva ridotto in fin di vita un coetaneo. Come si spiega tanta violenza?
"Per dare una risposta a certi gesti è necessario individuare le tante variabili che determinano questi comportamenti che fanno parte del profilo psicologico dei ragazzi che si trovano protagonisti di gesti inauditi come quello di Castel Volturno".
La logica del branco alimenta questa rabbia nei ragazzi?
"Più che altro il branco fa sentire più sicuri i singoli e quasi li deresponsabilizza. Nell'azione collettiva un ragazzo tende ad autoassolversi quindi a condividere questa responsabilità pensando che se lo facciamo tutti insieme non dipende soltanto da me. Poi subentra l'inconsapevolezza di determinate azioni e la mancanza di empatia, quindi l'incapacità di riconoscere noi stessi nell'altro".
Spesso aggressioni messe in atto dalle baby gang avvengono per futili motivi...
"E' vero e su questo dobbiamo ragionare per capire il motivo. Alla base di tutto ci sono dei modelli sbagliati che questi ragazzi assorbono, modelli sbagliati, modelli devianti e disfunzionali".
Come si può capire un disagio in questi ragazzini?
"In questo gli adulti hanno grandi responsabilità. E' necessario osservare i comportamenti rendendoci conto di alcuni campanelli d'allarme come l'isolamento, la tendenza all'emulazione di qualcosa che viene visto ed enfatizzato sui social o in altre rappresentazioni mediatiche. Noi dobbiamo cercare di combattere questo, fornendo dei modelli educativi che siano ugualmente attraenti ma fondati su canoni positivi".
Il ruolo del web alimenta la violenza?
"Può contribuire a far crescere questa spirale di violenza ad esempio la ricerca di ottenere sempre più like a un post dove viene esacerbato un comportamento da bulli".
In questo contesto come si piazza la scuola? Si dovrebbe far di più a partire proprio dall’educazione scolastica?
"La scuola deve lavorare in sinergia con le famiglie e contribuire a fare una buona prevenzione con programmi adatti e, come ripeto sempre, è necessario parlare con i ragazzi e intercettare anche il linguaggio che questi giovani usano per comprendere al meglio il loro slang e cercare di portarli su una dimensione di maggiore consapevolezza. La scuola e noi adulti dovremmo far questo nella quotidianità per ridurre fenomeni che poi sono deleteri in primis per i ragazzi".