Corruzione, "non rubare": il settimo comandamento fu scritto in italiano

Tangentopoli docet: si fa fatica a scoperchiare questo vaso di Pandora, ma un minimo di attenzione andrebbe prestato

di Ezio Pozzati
Cronache

Politica e corruzione

Baksheesh è un termine che deriva da una parola persiana che significa “presente”. Questa “meravigliosa” parola l'ho sempre ritrovata ricorrente nei miei vari viaggi ed è un modo molto semplice per definire “mancia”, richiesta in tutto il mondo.

Purtroppo da molti secoli baksheesh non è soltanto sinonimo di un presente, ma diventa a tutti i livelli un qualcosa di corruttivo, ecco cosa dice il dictionary.cambridge.org: “(Especially in some Asian countries) a small amount of money or a present that is given to someone as a bride, to persuade them to do something, sometimes something dishonest”. Tradotto: (soprattutto in alcuni paesi asiatici) una piccola quantità di denaro o un regalo che viene dato a qualcuno come una tangente, per convincerli a fare qualcosa, a volte qualcosa di disonesto.

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Mentre leggiamo da Cos'è Baksheesh?: “Baksheesh è anche usato per ottenere favori o come vera e propria tangente. Poiché molte nazioni del Medio e del Vicino Oriente hanno governi gravemente corrotti, i dipendenti pubblici usano questi soldi per sostenere il loro reddito minimo del governo. Questi dipendenti sono spesso abbastanza aperti riguardo alle loro richieste di baksheesh e citeranno ai visitatori un importo diretto che costerà passare attraverso la dogana senza ispezione, attraversare un confine fortemente controllato o ricevere qualche altro servizio. Anche Baksheesh non è rivolto a turisti e visitatori; i cittadini pagano anche per far uscire di prigione i familiari, accelerare un visto, evitare l’arresto o per assicurarsi un nuovo servizio telefonico o elettrico”.

Queste richieste di baksheesh sono oltremodo diffuse in Europa (vedi i vari scandali con “mance” milionarie alla politica e non solo) e, purtroppo in via permanente anche in Italia, Benigni diceva che: “il 7° comandamento -  non rubare - fu scritto in italiano”.

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Le ultime sono di un sottufficiale di marina che “ricalcolava” il TFR ai propri colleghi prossimi alla pensione o di ufficiali che assegnavano gare d'appalto per lo smaltimento anche di bombe al fosforo ad aziende compiacenti, senza dimenticare le varie mance (percepite oltre che in vil denaro, ma anche con prestazioni di eleganti signorine o con “buoni” ristorante e/o vacanze, in favori, e chi più ne ha ne metta).

Neanche le banche sono “pure” dato che a molte sono state comminate svariate multe per riciclaggio e per altri reati, tutto gratis o baksheesh? Questa pratica ampiamente diffusa anche nel mondo illegale fa sì che il vivere quotidiano, economico-finanziario, sia notevolmente distorto. Ne vanno di mezzo aziende e consumatori che si ritrovano: le prime a non gareggiare onestamente e non vincere, le seconde a pagare molto o forse troppo un bene o un servizio e a quanto mi consta non vi è settore che non sia coinvolto.

Tangentopoli docet. Si fa fatica a scoperchiare questo vaso di Pandora, ma un minimo di attenzione andrebbe prestato. Il problema sono i “controllori” che dovrebbero controllare (!?). Chiudo con un pensiero di Decimo Giunio Giovenale: “A Roma tutto si compra”.

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